venerdì 29 dicembre 2017

Manhunt:Unabomber - prima stagione [Serie Tv 2017]

"Dopo Manhunter e Mindhunt ecco a voi Manhunt". Come presentazione non è proprio il massimo. Diciamo che quando si tratta di serial killer o affini non è che come titoli ci sia il massimo dell'originalità (in questo caso però il titolo di produzione era un più efficace "Manifesto"). In questo caso più che di serial killer si potrebbe parlare però di terrorista (un bombarolo) ma le affinità con la serie di David Fincher, uscita qualche mese fa, ci sono sicuramente. A cominciare da un protagonista ossessionato dal voler acchiappare un assassino con metodi non convenzionali, tanto dal volersi inventare un vero e proprio nuovo metodo di indagine. Qui però ci spostiamo dagli anni 70' agli anni 90', anche se sembra che la mentalità chiusa e poco incline a nuovi sistemi di investigazione sia la stessa. Ma chi è questo bombarolo? Come da titolo si tratta del famigerato Unabomber, quello americano (non quello ribattezzato allo stesso modo in Italia, anche se non c'entrava una mazza a cominciare dal significato del nome utilizzato originalmente), colpevole di aver ucciso 3 persone e averne ferite altre 23 con pacchi bomba, nel corso di 18 anni.

"Idioletto, si nel senso che solo un idiota leggendolo darebbe credito a quello che hai scritto"

Jim Fitzgerald (un'enfatizzazione del reale Jim Fitzgerald) è un agente dell'FBI che cerca, come tanti, di fare carriera. L'occasione si prospetta quando riesce ad inviduare indizi decisivi per la cattura del famoso terrorista Unabomber. I Capoccioni al comando però hanno già da anni un profilo (un ignorantone secondo loro), un volto dato in pasto alle masse (ovviamente l'identikit è sbagliato), un metodo di indagine (senza capo ne coda). Nonostante l'ostilità dei colleghi però Fitzgerald riuscirà a ribaltare le convinzioni radicate negli anni attraverso l'analisi della calligrafia e dell'ortografia del killer. Si, l'ortografia. Le sue lettere e un Manifesto che ha ha fatto circolare (contenente le sue idee sulla società e sul mondo) contengono infatti al suo interno indizi inequivocabili sulla persona che è: il modo in cui scrive (non è un semianalfabeta, anzi è un vero genio matematico), le cose di cui parla (non parla mai di famiglia, di mogli, si rivolge alle persone di colore in modo dispregiativo), i termini dialettali o semi-dialettali che utilizza...Tutto quello che scrive può essere considerato un vero e proprio indizio e Fitzgerald lo sa. Sarà disposto a lasciarsi da parte (anche perchè fondamentalmente affascinato dalla figura di Unabomber) perfino la famiglia e gli affetti pur di continuare la sua indagine.

Manhunt come detto ha molti punti di contatto con Mindhunter, a ben vedere però questa serie si concentra molto di più sulla trama e sulla caccia al serial killer. Si potrebbe parlare di una serie meno "didattica" e più classica, quindi di fatto più lineare e meno originale. Ci si attiene insomma molto di più allo spartito di una storia veramente accaduta, con solo qualche concessione a virtuosismi o a invenzioni, a parte forse nella sesta puntata (la migliore sicuramente, interamente raccontata dal punto di vista del killer, tanto che a tratti ci fa quasi empatizzare con lui, per quanto agghiacciante possa sembrare). A parte le ovvie enfatizzazioni insomma Manhunt racconta di fatto una storia, ci mostra la mente di un serial killer da vicino ma non lo fa attraverso un approccio inedito o singolare, ma attraverso i canoni del poliziesco classico. Nulla di esaltante insomma ma un buon prodotto di genere che nelle sue sole 8 puntate ci racconta uno spaccato di storia americana interessante e avvincente.

Una lettera dall'Italia. Ci chiedono se conosciamo un certo Zornitta
Nota di demerito per l'adattamento italiano: se infatti il doppiaggio si mantiene sugli stessi standard (elevati) delle recenti serie prodotte da Netflix, lo stesso non si può dire dell'utilizzo, abbastanza discutibile, dei termini usati nella traduzione. In generale si ha la sensazione di un approccio un po' svogliato sotto questo versante. Si passa da frasi o parole lasciate in originale e non tradotte (personaggi in una tv che cominciano a parlare in italiano e poi continuano in inglese o imprecazioni lasciate in lingua originale), termini dialettali usati in maniera discutibile ("Fra"? Ma anche "acquetta", quando si poteva usare un più semplice "Agua" o comunque qualcosa di più simile ed attinente per riprodurre una pronuncia un po' diversa di Water). Difficilmente insomma in passato mi ha dato fastidio guardare una serie nella nostra lingua, sono uno di bocca buona, che riesce ad apprezzare l'ottimo lavoro di doppiaggio e adattamento italiano, stavolta però ho storto il naso più volte. Ma questo non è un difetto della serie originale in se ovviamente.

Manhunt: Unabomber è insomma una serie godibile per quanto non originale. Racconta una storia a molti nota (più in America che da noi) e lo fa con i classici stilemi del poliziesco. Riesce però ad essere avvincente, anche grazie ad un ottimo Paul Bettany nella parte del killer, e a non annoiare mai.

PRO

- Paul Bettany bravissimo e molto credibile nell'interpretare Unabomber
- Interessante tutta la parte di indagine incentrata sullo studio dell'ortografia
- Sesta puntata di gran livello

CONTRO

- Protagonista non caratterizzato alla perfezione (la sua famiglia resta troppo sullo sfondo)
- Ricostruzione degli anni 90' discreta ma poco dettagliata
- Adattamento discutibile

Voto 7

Nessun commento: