Durante le feste di Natale, si sa, si mangia tanto, si dorme poco e ci si sveglia tardi. Praticamente ci si comporta come la Juve ieri sera. Una squadra parsa appesantita dal panettone (o dal pandoro visto la trasferta), sonnolenta e troppo lenta in campo... non solo per il freddo che ieri c'era a Verona. Già sazia del vantaggio si appisola alla guida del match. Per svegliarsi e rimettersi in carreggiata deve aspettare la sveglia suonata dall’ex Caceres.
La Juve storicamente dopo le feste fa spesso flop, figurarsi scendere in campo tra Natale e Capodanno. Peggio se si tratta della seconda contro la penultima (la classica classifica al contrario versione alternativa) si può avere l'impressione che ci si possa rilassare di più. Un vantaggio trovato quasi subito e il fastidio di attendere il triplice fischio per correre di nuovo a tavola coi parenti. "C’è ancora un capodanno da organizzare": questa è la lampante sensazione che questa partita ha dato. Undici giocatori fermi in campo col solo pensiero di fare quel minimo necessario per vincere contro un avversario che in scarsezza è secondo soltanto al Benevento… che ieri ha vinto la sua prima storica partita in A, tra l’altro.
Un Verona infarcito di ex e quasi... ex, tema ricorrente negli ultimi tempi, e si sa quanto nel calcio questo rappresenti una spada di Damocle che pende. Il vantaggio di Matuidi, propiziato dall'assist del palo preso dal Pipita, arriva circa dieci secondi dopo che Di Gennaro (Premium) elogia la prestazione attenta del Verona con un anti-profetico: "è così che il Verona deve giocare".
Mentre tutti aspettano e (forse) temono Kean, arriva inclemente il pareggio di Caceres, che come fa Benatia con la Roma non si fa scrupolo di esultare. Ancora una volta un errore grave sulla trequarti difensiva, un pallone perso con Caceres che gira il remake di Schick vs Szczesny stavolta col finale diverso. Arriva il gol dell'ex. Non è sempre Natale (è proprio il caso di dire) e prima o poi arriva… capodanno. Gli juventini si deprimono, gli altri tornano ad esaltare il Verona. I tifosi si scaldano cantando cori sugli spalti. Ma con il gol subito la Juve si sveglia. Nell'episodio negativo trova una benedizione e una opportunità. Capisce che sarebbe pesante uscire da Verona con un solo punto, staccandosi troppo dal Napoli già campione d'inverno, quindi inizia a carburare e undici minuti dopo ritrova il vantaggio. Non lo lascerà più. Dybala (in tema di risvegli) mette le cose a posto con una doppietta. Il gioiellino argentino, visto il periodo di appannamento, cambia piede e ne fa due di destro. Poi va vicino alla tripletta con una bella punizione dalla distanza, parata da portiere veronese.
Gli entusiasmi avversari si spengono in campo e sugli spalti... e anche fuori. I telecronisti riprendono a tessere le lodi, come di consueto. E mentre la gente vive di momenti (esalta Dybala in egual modo in cui lo denigra per il brutto periodo) la Juve vince e rimane viva, chiudendo il girone d'andata con 47 punti, tutto sommato un ottimo bottino, con la coscienza di poter dare di più delle avversarie: che obbiettivamente stan spendendo più di quel che hanno in questo momento. Un campionato che andrà sempre più delineandosi e scremandosi, e già lo sta facendo.
Con questa sonnacchiosa vittoria la Juve esce dal giro di boa e attende il nuovo anno per coglierne i verdetti del campo. Sempre e solo il campo.
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