First, perché la Juve arriva sempre prima, anche su Netflix.
Leader in Italia nel suo settore, non solo come fatturato ma anche come marketing e programmazione del futuro, la Juve (già prima squadra europea a conquistare tutti i trofei internazionali ufficiali e a costruirsi uno stadio di proprietà) quest'anno si presenta con un marchio rivoluzionario, un concreto investimento nel calcio femminile (che ha già avvicinato l'interesse di televisioni e haters) ed ora anche come prima squadra italiana a sbarcare sulla famosa rete streaming.
Un occhio super partes (molto raro in patria quando si parla di Juve) non può disconoscere la netta differenza di lungimiranza tra i Bianconeri e il resto delle squadre di Serie A. Ecco che in tal senso la collaborazione tra Juve e Netflix sembra quasi un matrimonio di interesse già scritto. La rete streaming che ha rivoluzionato il modo in cui il mondo guarda film e series, è proprio quell'occhio esterno (ed estero) di cui parlavo. L'internazionalizzazione del brand bianconero che parte dal logo, che diventa un marchio distinguibile e semplice, e che era già passato dalla proiezione della pellicola dei fratelli La Villa.
First Team Juventus, uscito lo scorso 16 Febbraio e sì un documentario, ma anche la prima Serie TV in divenire. Basata infatti sull'andata di questo campionato, la prima stagione anticipa la seconda, già prevista in giugno, con un copione ancora da scrivere e che la stessa protagonista "deciderà". Se sarà epica o drammatica dipenderà solo da lei, ma quel che sarà resterà comunque nella storia delle series. Gli episodi sono tre, che si mandano giù in binge watching. L'originalità, a differenza dei tanti prodotti di genere, non sta nella nuda cronaca di una stagione, ma nello svelare il dietro alle quinte che l'hanno accompagnata.
Come è naturale che sia, quando si parla della squadra più "attenzionata" d'Italia, notiamo che uno sguardo ce l'han buttato anche coloro che la odiano, anche se non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura. In particolare, a poche ore dalla sua uscita, già un paio di spezzoni cult ne preannunciano la sua fama, divenendo spoiler virali. In una si parla del discorso di Agnelli a Villarperosa, dove gli sprovveduti si accorgono che per il Presidente la priorità resta lo scudetto, perché pensare di sacrificare tutto all'altare della Champions è pura follia. L'altra è l'equivoco in cui anche molti juventini sono cascati: Allegri che in allenamento pre-Napoli-Juventus chiede alla sua squadra di fare il Napoli. Apologia del sarrismo? No, semplicemente simulazione di modulo. Nella versione integrale del video, quelli che gli haters hanno solo sbirciato, ascoltando sempre e solo quello che volevano, il Mister chiede ad alcuni suoi giocatori di disporsi in campo come l'avversario, per poterne evidenziare i punti deboli.
Il resto è una piccola EdTV bianconera, che segue alcuni calciatori negli impegni della vita quotidiana, calcistica ed extracalcistica. Sicuramente una serie da non perdere assolutamente, da parte dei tifosi, che volente o nolente non passerà inosservata anche nel giro degli anti-juventini. Poiché in questo mondo non importa parlarne bene o parlarne male, quello che ne determina il successo è il parlarne. Tanto, come accade per lo stadio, come accadrà per i film e per il logo, prima o poi anche altre si caleranno nella parte, arrivando come minino seconde. Facile immaginare dunque un Second Team: inter, tanto per rovistare nel mucchio.
E, già, ha ragione Sarri, giochiamo sempre prima, anche su questo campo. Un universo istrionico sempre più trasversale ormai nel mondo delle arti. Il prossimo obbiettivo? un album musicale?
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