mercoledì 23 ottobre 2019

#UCL_19-20 D3> #JUVENTUSlokomotiv 2-1 - Rincorrendo la Locomotiva

Juve e Dueauno hanno iniziato una relazione stabile. 5 gare ufficiali su 11 sono finite con questo risultato. Quasi una firma, o più un rischioso vezzo, il più delle volte un magro bottino considerata la mole di gioco prodotta. Una reputazione non eccelsa che va indubbiamente migliorata. Soffrire il 50% delle volte (escludendo il 4-3 col Napoli dove c'è andata bene e il 2-2 con l'Atletico dove l'abbiamo pagata) male si sposa con i domini territoriali che stiamo inanellando (Ieri il 77.8% di possesso palla). E va bene che Allegri ci aveva abituati a state "dall'altra parte". 

Mentre indugiavamo sul solito possesso palla lento, prevedibile e fine a se stesso, la Locomotiva sfruttava l'ennesima zuppa difensiva e partita in vantaggio. Come chi guarda sorpreso, restando a terra, il proprio treno partire e allontanarsi dalla banchina della stazione, la Juve stava perdendo un buon treno diretto per gli ottavi di Champions. Lanciatasi quasi istintivamente alla sua rincorsa, la Juve sembrava quasi avere l'aria di chi pensava di farcela a raggiungerlo, ma più il tempo passava più la sensazione che la difesa dei russi potesse reggere a quegli sterili assalti cresceva. Non solo Guilherme rimaneva pressoché tranquillo tra i propri pali, ma spesso si dilettava nel ruolo di chi, col vantaggio in mano, provoca (inutilmente) un giallo per perdita di tempo all'arbitro.

Peggio del risultato e dell'andazzo della gara c'era solo il tifo sugli spalti, come sempre ammutinato. Se poco poco i nostri in campo avessero avuto bisogno di una scossa non sembrava sarebbe potuta arrivare dai tifosi. Sovrastati dal settore ospiti non sapevano far altro che fischiarli senza accennare ad alcun contrattacco territoriale. Ma la storia della curva la conosciamo bene. Altro che caro biglietti, io metterei abbonamenti e tagliandi di curva a 1000 euro l'uno, almeno a guadagnare sul bagarinaggio sarebbe la società e non i muti in curva. 

Una quantità industriale di passaggi, 75% di possesso ma mai una vera occasione. Come Sarri stesso ha detto "una partita iniziata a dieci all'ora e finita a dieci all'ora". La lenta Locomotiva sembrava viaggiare incontrastata come la Tartaruga di Zenone al cospetto del ritardatario Achille. Gli interisti si godevano il proprio ex Joao Mario, gli juventini aspettavano Ronaldo come come Godot. Al che, preso dalla frenesia e dalle sabbie del tempo che scarseggiavano, Sarri si decide a dare ascolto al "bar" e togliendo Bentancur mette in campo il tridente, inserendo Higuain. Se scossa c'è stata è partita proprio da questo. Il Pipita il primo a provare il tiro verso lo specchio, laddove gli altri sembravano volessero entrare direttamente in porta con la palla. Le sue due fiammate sono la miccia che accendono Dybala, improvviso e bello come un fuoco d'artificio. Con due gol repentini e improvvisi Paulo (e la Juve) saltano finalmente su quel treno e lo riportano in stazione, quando forse ormai anche il pareggio sarebbe parsa una conquista.

A conti fatti una vittoria meritata. I russi non sono andati oltre la loro strenua e caparbia difesa del risultato, dimostrando di non essere stati capaci di sfruttare i contropiede che naturalmente, una Juve all'arrembaggio, per forza di cose doveva lasciagli, relegando l'occasione del vantaggio a caso isolato. Ma con tutta la sua supremazia la Juve rischiava invece di rimanere a mani vuote. Ci sono voluti il genio e la repentinità di un singolo a capovolgere la situazione, laddove il collettivo, la squadra e il gioco avevano fallito.

Ora la Juve è prima nel girone e sappiamo quando poi nei sorteggi la cosa conti relativamente, ma il compito immediato resta sfruttare di più e meglio la propria superiorità. Dimostrazione, ancora una volta, che questa non basta a darti la fiducia che magari nello scorso anno si aveva (paradossalmente) incassando e assestando la zampata. A chi è grande e sa di esserlo dovrebbe bastare poco per dimostrarlo, meno con le intenzioni (passaggetti sterili) e più coi fatti (tiri in porta e azioni veloci in verticale) e speriamo che Sarri un po' si pieghi e rinunci al suo fondamentalismo da non-verticalizzate, Est modus in rebus trovando la misura nella cose.

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