lunedì 14 dicembre 2020

#SerieA 20/21_11> #genoaJUVENTUS 1-3 – Chi ha paura del grifone?


Temevo il Genoa più del Barcellona, ma mi spiego meglio. Martedì è stata un’impresa, ma alla vigilia pochissimi tra noi l’avrebbero creduta possibile, quindi mi son goduto quella partita come poche e ho iniziato davvero a provare tensione solo dopo il 3-0 per noi, perché trovavo sarebbe stato un vero peccato gettar via la rimonta una volta raggiunta.
Della vigilia di Genova temevo invece le scorie negative che una simile vittoria avrebbe potuto causarci. Si sa che dopo certe partite il campionato è un po’ un “fastidio necessario”, anche se quest’anno siamo comunque all’inseguimento e questo dovrebbe tenerci sulla corda. Il rischio di rilassatezza o, al contrario, la pressione che si vive tornando in provincia con l’obbligo di vincere non sono cose facilmente superabili neppure dalle grandi squadre.

L’abbiamo visto spesso in questi anni e anche se il Genoa aveva una maglia solo vagamente simile a quella del Barcellona, e Marassi non era il Camp Nou, già solo l’idea dell’ennesimo pareggio con una piccola mi spaventava, o quanto meno mi infastidiva, forse più di una sconfitta, che poteva starci, col Barcellona. L’ho temuto dopo quel pareggio di Sturaro, il classico gol dell’ex, arrivato dopo il primo tiro in porta subito e dopo una gara tenuta in pugno ma senza pungere con convinzione. Col Genoa naturalmente tutto arroccato in difesa, che fino al vantaggio bianconero non ha avuto né la forza né la voglia di fare neppure contropiede. Era evidente il suo tentativo di strapparci almeno un pareggio ed ergerlo a sua, di impresa.

Un pareggio subìto troppo sùbito, dopo il vantaggio di Dybala, che finalmente si era sbloccato, nella sua settimana più chiacchierata su contratto e scambi, ed era corso ad abbracciare Pirlo come nelle migliori favole a lieto fine. La paura di non vincere una gara farcita della solita dose di gol annullati, tre, il primo dei quali giustamente tolto a Rabiot perché segna di mano pochissimo dopo il calcio d’inizio, ma al quale vien comunque dato un giallo eccessivo, il secondo di nuovo per millimetri e il terzo che devono ancora spiegarcelo, persino dopo aver rivisto più volte l’immagine di quella “sottile linea rossa” che non tocca affatto la gamba di Paulo.

Ma dove la Juve non ha potuto ha provveduto il Karma, o comunque più profanamente il Genoa. Rischia grosso su Cuadrado in area con una lieve trattenuta che non impietosisce Di Bello, ma che è solo la prova generale per il secondo fallo, stavolta più evidente, da stessa posizione e sullo stesso protagonista. Rovella si arrovella ma l’arbitro stavolta non può non fischiarlo. CR7 spara centrale e confeziona il nuovo vantaggio. Poi, sul finale di gara, Pellegrini confeziona “l’assist del 3-1 per Ronaldo”. Suo infatti lo sciagurato retropassaggio a Perin su cui si avventa Morata, rapace dell’area di rigore, che viene atterrato dall’ex mai conosciuto. Inutile il suo tentativo di innervosire un robot da dischetto come Ronaldo, chiedendogli se lo tirerà di nuovo centrale. Serve solo a fargli aumentare la violenza del tiro.

Ecco cosa pensi quando vedi Ronaldo arrivare sul dischetto, che negli anni passati almeno questo ti faceva più paura, un rigore aveva una percentuale più alta di rischio. Oggi, con Ronaldo in squadra, l’errore è un evento straordinario che quasi accetti come destino trascendentale. Quasi.
Ecco perché rido quando magari chi ha otto rigori in undici gare sbatte i piedi perché ieri ci han dato due rigori netti. Perché in questi anni di primato non siamo comunque riusciti ad avere più rigori di loro, ma abbiamo anzi vinto un campionato (lo scorso) con il record dei rigori subiti da una squadra campione d’Italia. Il pregiudizio è sempre duro a morire se si parla di Juve.

Una vittoria era davvero quello che ci serviva, perché non eravamo andati ancora oltre le due vittorie consecutive, perché tutte le altre (anche loro) avevano vinto (o comunque non perso) dopo essersi spaventate parecchio. Tutto questo dopo un Genoa-Juve, una gara che col senno di poi non sarà certo ricordata per thrilling come quella del derby. Quindi... Adesso che ci tocca l’Atalanta tra tre giorni... mi preparo una camomilla.

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