Netflix crede fortemente nelle produzioni coreane, questo non è un mistero, tanto che nel corso degli ultimi anni da quelle zone sono arrivati cult come Squid Game oltre che film dall'inaspettato successo. Era solo questione di tempo prima che cominciassero spuntare pure i primi remake in salsa "k" (ed è in fondo anche una piccola rivincita dopo i saccheggi massicci ad opera di statunitensi ed europei delle opere orientali più famose): pensiamo ad esempio a serie come La Casa di Carta - Corea". E poi arriva questo Narcosantos. Giá dal nome potete immaginare da dove derivi l'ispirazione (anche se poi la serie in originale si chiama semplicemente Suriname, luogo dove sono ambientate la vicende, ma poco cambia). Ma qui oltre alla parola Narcos abbiamo quel "Santos" che ci suggerisce qualcos'altro, qualcosa di molto meno materiale. D'altronde, citando una celebre frase di Karl Marx, la religione non è forse l'oppio dei popoli? Perchè quindi non unire le due cose?
Narcosantos è una serie che parla di una storia vera e la rende molto più romanzata, come da consuetudine, per venire incontro ai gusti del pubblico. Quale pubblico? Beh, a guardare le 6 puntate di questa miniserie verrebbe da dire che più che a strizzatine d'occhio al pubblico occidentale ci troviamo di fronte ad un prodotto che dalle produzioni occidentali riprende quasi in toto i clichè e le caratteristiche distintive, con poche interessanti varianti. Un prodotto orientale ma che di fatto, oltre agli attori protagonisti, non ha molto altro in comune con le serie provenienti da quelle zone.
La storia è quella di Kang, un imprenditore sempre a caccia di nuove fonti di guadagno, che viene convinto da un amico a fare tappa nel Suriname. Qui però Kang finirá per imbattersi in un luogo molto poco ospitale e a rimanere incastrato nei giochi di potere dei cartelli della droga. Verrá così aiutato da uno strano pastore, che sembra molto più di un semplice uomo di fede: si tratta infatti di uno dei più pericolosi narcotrafficanti della zona riciclatosi come maestro di culto. L'unico modo per uscirne è incastrare il prete infiltrandosi nei suoi traffici. Non sará naturalmente affatto facile.
Ecco quindi da dove nasce quel "Santos".
"Mi è stato appena riferito che il divino scambio è andato male: i demoni hanno portato le armi invece che il sacro denaro destinatoci dal Signore" |
A ben vedere in realtá i risvolti religiosi, pur presenti, restano quasi sempre sullo sfondo. È vero che Padre Jeon mantiene unito il suo impero grazie alla parlantina, alla capitá di mescolare sacro e profano (droga i suoi fedeli rendendoli di fatto schiavi) e ai suoi continui riferimenti all'ispirazione divina delle sue azioni. Ma oltre questo non c'è poi molto altro e per per certi versi è un peccato, perchè si tratta di una delle caratteristiche che rendono la serie originale rispetto agli spunti di partenza. Per il resto infatti ci troviamo di fronte ad un buon prodotto di genere con tutti i clichè del caso, ma davvero ben recitato e con poche sbavature. Non a caso ritroviamo qui alcuni dei volti noti delle produzioni coreane di successo degli ultimi anni.
Tra sparatorie, tradimenti, momenti di tensione, colpi di scena, ogni puntata scorre via senza grandi momenti di stanca pur con l'inusuale durata di un ora. Ad affascinare è soprattutto lo strano ibrido tra stile occidentale, protagonisti orientali e ambientazioni sudamericane: tra una capatina nei quartieri delle Chinatown del Suriname, un incontro con i presidenti locali, una trattativa con le autorità statunitensi, il miscuglio funziona sorprendentemente bene e si regge in piedi meglio del previsto.
Narcosantos insomma è un prodotto piuttosto classico e derivativo, che però si svincola dalla sua fonte d'ispirazione grazie ad un paio di varianti piuttosto interessanti (l'importanza della religione nelle vicende, il continuo destreggiarsi tra culture e usi diversi), anche se non troppo approfondite. Si lascia guardare con piacere senza regalare grossi sussulti. Discreto.
Pro
- L'inserimento del fattore religioso all'interno delle vicende
- Lo strano ibrido Occidental-Sudamerican-Orientale
- Buono il cast
Contro
- Il lato spirituale delle vicende è poco approfondito
- Tanti clichè
- A tratti piuttosto freddo e meno emozionante di quanto vorrebbe essere
Voto 7+
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