Rompo subito la promessa che mi ero fatto sul prendermi una pausa dal commentare la Juve, solo perché sia messo agli atti che il Toro non è stato capace di batterci neppure stavolta. Fossi un loro tifoso mi vergognerei ad aver perso questo derby, più di Agnelli dopo Haifa. Mai come questa volta, infatti, ci avevano creduto davvero. I presupposti per vivere un derby da protagonisti erano tutti lì per loro: una Juve a pezzi, piena di ammutinati e ammaccati. Un allenatore meno popolare di un gatto in un canile. In casa e con la tifoseria avversaria che contestava la propria squadra e la propria dirigenza. Insomma, una situazione da cogliere al volo come le chiavi della macchina che ti gettano dal balcone di casa. Ma sapete come si dice? Anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno e voi ci avete beccato giusto nell’ora sbagliata dell’anno.
Ora sarete lì a chiedervi come avete fatto a perdere la partita più importante della stagione, forse l’unica partita della stagione che per voi conta (come da vostro motto parafrasato dal nostro), contro chi finora ha perso con cani e porci. Ma, ehi, in fondo voi non siete né cani né porci ma tori. Perciò fate stalla a parte. Come il tappo di quella vecchia birra insegna: ritenta, sarai più fortunato.
In fondo le due squadre condividevano più o meno la stessa classifica, quindi questo oltre ad essere un derby era diventato un clamoroso scontro diretto. L’equivalenza tecnica in campo si è anche vista a tratti, ma almeno noi abbiamo avuto il merito di tirare finalmente in porta e di essere più pericolosi. Dopo qualche miracolo di Milinkovic-Savic siamo riusciti a sbilanciare un risultato che pareva trascinarsi sullo 0-0 fino alla fine.
Caro Kean non basta ci provi, perché da noi conta solo riuscirci, soprattutto in momenti bui come questi. Prendi ad esempio Vlahovic male che dopo essersi anche lui mangiato un’occasione clamorosa, si fa trovare al posto giusto e al momento giusto (per evitare il fuorigioco) come la lancetta dell’orologio rotto appunto. Finché l’arbitro non ha fischiato la palla al centro non avrei mai creduto che finalmente potesse trovarsi in gioco. Invece incredibilmente è successo. Normalmente quest’anno, il nostro giocatore si sarebbe trovato in fuorigioco in un gol decisivo come questo.
Ora…
Abbiamo vinto il derby, il che di solito significa alzare il morale di una squadra. Ma solo se la squadra ha, o torna ad avere, un morale e una morale. Il mago Juric si è fatto fregare il cappello dall’allenatore meno amato d’Europa e per un weekend ci è stata risparmiata la solita dose di veleno. Ma credere in qualcosa che ancora non c’è, però, è l’esercizio di fede di una religione talmente potente che non è stata ancora inventata. Perciò ogni altra parola che non sia solo di godimento per un derby vinto e che si voglia spingere soltanto a dopodomani è una parola vuota. Una menzogna che rischiamo di lasciare ai posteri. Perciò meno chiacchiere e più fatti.
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