Un giorno qualche chiesa laica riconoscerà al tifoso juventino lo status di martire laico. Una tifoseria ormai condannata a soffrire ad ogni partita e con ogni risultato finale. Nemmeno contro l’ultima in classifica siamo stati capaci di evitare attacchi di cuore. Una squadra che ormai fa della sofferenza la gestione di ogni partita, tanto che la nostra non può essere più chiamata gestione ma resistenza. La ricerca del raddoppio diventa così una montagna da scalare, ogni volta più alta, e più che a calcio sembra si giochi alla roulette russa con gli avversari. Ieri ad esempio ci sono andate bene cose che in altre partite di sono andate storte. Ogni volta infatti dobbiamo affidarci alla capacità del VAR di non sbagliare.
Il confine tra Salernitana e Verona è più sottile di quello che si può pensare. Stiamo parlando di un gol convalidato anche dopo un tocco di mano e un gol annullato per posizione regolare (Salernitana) contro due rigori che stavolta il VAR toglie giustamente (Verona). Aspettiamoci piogge tra oggi e domani, per questa anomalia che porta un po’ di giustizia nei nostri confronti. Intanto si sono viste piogge di lacrime, di quelli che fino a ieri han goduto di immagini sparite e di paradossi del VAR. Qualcuno inizia ad aver paura di quest’armata brancaleone bianconera, forse perchè si rende conto anche dei propri limiti e inizia a tirare su, in fretta e furia, il solito circo mediatico, spesso frettoloso e improvvisato.
Di episodi come il mani in area di Danilo ne abbiamo subiti qualcuno contro quest’anno, ma all’epoca gli stessi si sono subito affrettati a definirlo come non rigore. Come con la Roma, un fallo di mano battezzato col fantomatico nome di “pallone inatteso”. Incredibile è la fantasia che hanno questi signori quando questi episodi “sfavoriscono” i sottoscritti. Ieri invece i soliti noti si sono subito affrettati ad abbaiare sapendo di essere nel torto ma cercando di nasconderlo anche a se stessi. Danilo tocca sì con il braccio, ma solo dopo che (da tiro ravvicinato e potente dell’avversario) il pallone è carambolato prima sul corpo del brasiliano. Boom. La legge del contrappasso colpisce anche voi una volta tanto, miei cari Varriale United. Mentre per i moviolisti seri, o quantomeno poco faziosi, il caso è chiuso. Chiuso come l’evidente calcio preso da Bonucci in area che si era naturalmente trasformato in un rigore per il Verona. Miracolosamente anche stavolta il VAR funziona e le immagini ci sono.
Insomma, qui noi oggi non dovremmo neppure parlare di restituzione. Possiamo parlare di compensazione della sorte, ma da una parte rimangono evidenti errori del VAR, paradossi e casi limite contro di noi e dall’altra restano perfette interpretazioni a norma di regolamento. Quello che resta in tutto questo è la paura che questa Juvettina sta mettendo loro addosso. Non gli sembra vero che debbano aver paura di noi anche quest’anno e vedono fantasmi lì dove non ci sono. Cos’altro è se non paura ancestrale la loro? Quella Lovecraftiana e antica.
A noi, che invece dobbiamo combattere costantemente contro i nostri limiti, i soliti personaggetti non possono altro che farci ridere o quantomeno sorridere. Li leggi e ti scende la lacrimuccia nostalgica, in memoria dei tempi in cui eravamo più forti di qualsiasi VAR. Coscienti che lo strumento era stato inventato per fermarci. Come per la paventata introduzione dei play off, storia di cui oggi non si deve nemmeno più lontanamente fare menzione. Metti che una Juve del genere arrivi ai play off, i fantasmi non li farebbero dormire la notte.
Io invece ho molta più paura dei vivi che dei fantasmi. I veri nemici di noi stessi restiamo noi e il cambio di rotta non ci sarà mai di questo passo. Continuiamo a vivere di false speranze che il primo alito di vento può portare via. Senza cambio tecnico, gennaio sarà come ottobre e come novembre. Un’eterna roulette Russa.
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