L’ho già detto, tifare Juve dovrebbe essere considerato lavoro usurante. Lavoro per la fatica psico-fisica che si fa a vedere questi secondi tempi, usurante perché ormai la cosa si protrae da anni. Il cortomusismo sfrenato che diventa ormai ragione di vita, anche quando basterebbe poco per chiudere certe partite. La rinuncia al possesso palla che si trasforma in rinuncia al contropiede e il continuare a giocare con la sorte una patologia simile alla ludopadia. Ma benedetta sia ogni vittoria, soprattutto se arriva contro gli scarti/scartati dell’inter. Una vittoria dedicata ai D’Ambrosio ma soprattutto ai Gagliardini, via Rabiot, che sul pareggio esulta e lo deride prima che Gatti la insacchi.
Ripeto, eppure a volte basterebbe poco per cambiare le sorti di certe partite. Basterebbe concretizzare quello che si crea. Vlahovic sbaglia due rigori in uno e non so se sia più scandaloso il gol che si mangia lui sulla ribattuta o quello che si divora Gatti a porta libera, qualche minuto dopo. Logico che poi ci si debba sempre ridurre al cortomusimo e tocca dare ragione agli AllegriOUT. Nel secondo tempo sembra di assistere al remake di Fiorentina-Juve, con la Juve arroccata in difesa e loro che continuano a tener palla senza tirare in porta. Ma la goccia che continua a caderti sulla testa prima o poi te la buca e al primo tiro in porta prendiamo gol, manco a dirlo sul finale, quando pareva non ci fosse più tempo per riprenderla. Con l’incubo bestia nera Monza che si ripresenta ad un passo dall’essere sfatato. Un tiro che non voleva nemmeno essere tiro-in-porta ma cross, Non raccolto da nessuno tranne che dalla rete.
Ma non può andarti sempre così di lusso come a Firenze e a Monza, se rinunci ad ogni singolo contropiede di alleggerimento e ti affidi esclusivamente alla difesa dell’uno a zero. Soprattutto se poi segni come hai fatto sul finale, in contropiede (appunto) dimostrando ancora una volta che non è che non lo sai fare, è che non lo vuoi fare, e questo che mi fa incazzare di più. Poi ci lamentiamo dei gufi e dei tirapiedi, ma quelli li attiri tu alla visione della partita, quando vedono che sul finale il Monza pareggia e sono pronti ad uscire con i loro caroselli. E’ normale che arrivino, non ti puoi lamentare. Il giochino di vedere la faccia che fanno sul finale non la puoi sempre rischiare, per quanto possa fare immensamente piacere.
Immensamente piacere come una vittoria all’ultimo minuto, quando ormai ti eri disilluso. Il piacere che ti dà una vittoria contro una squadra a cui lo scorso anno hai regalato sei punti, perché eri con la testa altrove, lasciandola banchettare anche a Torino, nell’anno del suo esordio in Serie A. Fa piacere perché tre punti non si buttano mai e perché ancora non sai quanto resisterai in questa posizione di classifica, continuando a scherzare col fuoco. Perché resto convinto del fatto che questa classifica sia estremamente generosa con noi, se la si paragona alla qualità del nostro organico e alle “situazioni fortuite” delle nostre partite. In cui bisogna, ad esempio, affidarsi ai gol da calcio d’angolo perché da azione languono ad arrivare, cosa che negli scorsi anni era raro vedere e che infatti ci sta portando molti più punti.
Insomma, va bene il fieno in cascina, benedetta sia ogni vittoria, ma entriamo nell’ordine delle idee che prima o poi la fortuna gira.
Nessun commento:
Posta un commento