Fantascienza e western. Due generi che raramente (e la cosa non stupisce) sono andati a braccetto. Troppo diversi concettualmente e ideologicamente. Space Cowboys esaltava l'anima più action di entrambi, mescolando trovate trash all'amore per la componente "di genere" dei due. Westworld, al contrario, utilizzava la fantascienza per indagare sull'animo umano e gli infiniti modi delle persone di autodistruggersi, mettendo in discussione un passato violento, riproponendocelo in un contesto moderno.
Outer Range, invece, nella sua prima stagione sceglieva un approccio molto più "essenziale". Western moderno (approccio classico, ambientazione attuale), con tutte le sue caratteristiche distintive, con la fantascienza che si insinuava sottilmente, senza fare rumore. Il fulcro erano questioni molto più "terrene": una guerra tra famiglie rivali che si contendevano degli appezzamenti di terra. Ma cosa conteneva questa terra? Era da lì che partivano una miriade di domande e misteri destinati a trasformare la serie in un qualcosa di molto più filosofico.
Questa seconda stagione cavalca sullo stesso sentiero, ma a briglie sciolte, abbracciando definitivamente la sua componente sci-fi, rinunciando necessariamente ad una sua particolare originalità per riuscire a dipanare (?) i suoi misteri.
Questioni di famiglia e paradossi temporali. Per forza di cose viene immediatamente alla mente Dark. E Outer Range in questa sua seconda stagione effettivamente sta da quelle parti. Se "il buco" in precedenza era un segreto ben custodito da Royal, in questa seconda stagione molti altri cominceranno ad utilizzarlo, con conseguenze difficilmente prevedibili. Se Dark però era un meccanismo ad orologeria, fatto di paradossi e colpi di scena a getto continuo, un caleidoscopio che ben presto ci faceva uscire fuori di testa per cercare di ricordare e ricollegare tutti gli eventi, Outer Range è un prodotto profondamente americano. Quindi figlio di Lost. Quindi più criptico e molto più basato su suggestioni, metafore, momenti in cui il cuore viene sollecitato più del cervello. Tutto è quindi più sfumato, evanescente, apparentemente senza sbocchi immediati e va visto con la consapevolezza che tutto ciò che accade non ha necessariamente un senso e forse mai ce lo avrá. Il comportamento dei personaggi (Autumn ad esempio) appare incoerente, incomprensibile, figlio, appunto, di quell'approccio lostiano sull"avere fede" che si scontra con la freddezza materialista della serie tedesca.
Anche in questo caso le linee temporali sono ben delineate e sono sostanzialmente 3: il vecchio west (dove Royal è un bambino e gli antenati dello sceriffo Joy subiscono quotidianamente i soprusi e le angherie dell'uomo bianco), gli anni '80 (dove troviamo un giovane Royal, non ancora sposato con Cecilia e non ancora padre, ma giá pieno di segreti) e il presente. Tuttavia in questo caso i personaggi finiranno per imbattersi nelle linee temporali in maniera apparentemente confusa, a volte più per ripicca che per reale volontà, senza cambiamenti effettivi ed immediati, con ripercussioni difficilmente intelligibili. Nessuno dei personaggi infatti sembra avere idea di cosa stia accadendo e di cosa fare concretamente per risolvere la situazione (risolvere il fenomeno dei buchi). Perfino il personaggio apparentemente più "consapevole", Autumn, si destreggia tra le due fazioni (Abbott e Tillerson) senza mostrare un piano generale ben definito. Lo spunto per ogni azione è infatti spesso dato da "visioni", collegate al minerale che proviene dal buco. Visioni che non lasciano mai grosse spiegazioni, se non mostrare un futuro fumoso nel quale vediamo questo o quel personaggio assieme a quell'altro.
A differenza di Dark poi Outer Range presenta un approccio meno serioso, con una marcata componente di grottesco e un amore per il nonsense che (lievemente) rimanda a certe sequenze dei film di David Lynch. Forse in questa seconda stagione questi momenti sono presenti in misura minore ma comunque aiutano molto spesso a spostare i toni verso un approccio meno pesante. Queste sequenze sono riservate quasi sempre ai componenti della famiglia dei Tillerson, esaltandone la natura folle e sopra le righe.
In questa seconda stagione Outer Range approfondisce poi il passato e la psicologia dei personaggi, aiutandoci a comprendere il loro vissuto e perchè o diventati ciò che sono. Joy ad esempio è molto più in primo piano e pure Royal ci viene mostrato in una veste molto più fragile e umana. Peccato che altri personaggi finiscano per scivolare sulle retrovie. Rhett, ad esempio, è quasi un personaggio di passaggio che si limita a camminare ed andare di qua e di lá per un paio di puntate.
Come giá scritto nella recensione di From, ci troviamo di fronte ad un'altra serie "famo a fidasse", di quelle che non sai mai se ci sono o ci fanno, e che si adagiano troppo sulla falsariga di Lost (anziché riprendere da Dark anche l'approccio concettuale anziché i meri spunti di trama). I misteri sono interessanti e i possibili sviluppi fanno venire l'acquolina. Ma il rischio "sòla" è sempre dietro l'angolo, soprattutto se scegli di privilegiare le dinamiche più emozionali (non necessariamente più emozionanti) delle vicende, sacrificando tutto il resto. Dopo questa seconda stagione infatti non abbiamo ancora idea di dove la serie voglia andare a parare, o meglio non sappiamo i personaggi dove vogliano arrivare, confusi quanto e più dello spettatore. Atmosfera, fotografia, musiche aiutano ad immergerci in un contesto originale e affascinante, ma ne varrà la pena fino in fondo? Tutto sta nel futuro.
PRO
- Solita atmosfera sospesa tra antico e moderno, che affascina.
- Josh Brolin in un ruolo carismatico
- I misteri e i paradossi temporali risultano sempre affascinanti
CONTRO
- Personaggi e sviluppi piuttosto ambigui e poco intellegibili
- I paradossi non vengono sfruttati a dovere, a volte sembra che i personaggi manco ci pensino.
- La trama sembra a volte girare su se stessa, non mostrando un percorso lineare o coerente.
Voto 7,5
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