mercoledì 6 novembre 2024

Lilla 1-1 Juventus – 4ª UCL 24/25 – La dieta Motta


Prima o poi qualcuno dovrà pur togliersi le fette di panettone (Motta) davanti agli occhi e dare a Thiago quel che è di Thiago. Non posso sempre essere solo io quello che passa per l’antimottiano della situazione. Se fino all’altro ieri potevamo dare la colpa a Vlahovic che mangiava, a Danilo che si faceva bere, agli infortuni che ci mettevano a dieta, oggi l’ennesimo pareggio stagionale ha un solo chef e si chiama Thiago Motta. I suoi cambi, in questa gara, sono stati inqualificabili. Non è detto che l’avremmo vinta anche senza quelli, sia chiaro, ma di sicuro avremmo continuato a provarci. Invece ci siamo fermati mentre ci provavamo, come quel pazzo della barzelletta che supera 99 dei suoi 100 cancelli e poi torna indietro perché stanco. 


Togliere l’intero attacco perché non riesci a segnare e come mettersi i mocassini stretti perché ti fanno male i piedi. Roba da scellerati. Prima che il nostro allenatore decidesse di giocare alla Playstation, iniziando a fare cambi giusto perché ci sono e quindi perché non farli, stavamo avendo noi la supremazia territoriale, anche se non eravamo ancora riusciti a concretizzare. Tutto quello che ci mancava era un passo. Un piccolo passo per noi, ma un grande passo per la juventinità: il gol. Eravamo passati in svantaggio al primo tiro in porta subito, per la solita dormita da polli su contropiede avversario. Per qualche secondo, per due volte, avevamo anche avuto l’illusione di averla ripresa, solo un attimo prima di renderci conto che c’era un fuorigioco. Aperta parentesi, Koop pare il nuovo Kean (stessa iniziale) o si mangia i gol o quando segna è fuorigioco. Tutti noi li becchiamo. 

Eravamo riusciti a raddrizzarla su rigore, finalmente uno per noi e non per gli avversari. Tutto avrebbe portato quanto meno a dare la colpa alla cattiva sorte, in caso fosse finita con lo stesso epilogo. Ma abbiamo preferito essere noi gli artefici del nostro pareggio. 


Unica nota stonata della serata era stata Cabal, in versione Danilo. Disastroso sulla sua fascia di competenza, si era fatto saltare come un bambino dell’asilo, per tutta la gara, dal suo diretto avversario, finché non ha deciso che poteva fermarlo solo trattenendolo platealmente e prendendo un'ammonizione. L’unico cambio che davvero andava fatto era lui. L’unico. Ma Motta che fa? Decide di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Toglie Cabal insieme a Vlahovic. Toglie Thuram, in buono spolvero, e siccome c’era ancora troppo attacco lì davanti, di lì a poco toglie pure Yildiz. Genio, non c'è che dire! Vi rendete conto? Gli attacchi di Real e Atletico non erano riusciti a batterli ma Motta voleva farlo con Mbangulà. Roba da mettersi le mani nei capelli, per chi ce l’ha. Difatti dopo i cambi la Juve ha smesso di giocare a calcio. Ha smesso di mettere paura alla difesa avversaria e ha addirittura rischiato di prendere gol.


Se scelte del genere le avesse fatte Allegri, oggi gli sarebbe servita la scorta. A volte sembra che questo allenatore sia venuto alla Juve per fare il dottor Frankenstein Junior della situazione. Gli manca solo un camice bianco, i capelli arruffati e presentarsi alle interviste scandendo il congeniale “si-può-fa-re”. Nell'assordante silenzio interrotto di tanto in tanto da qualche mugugno isolato gli stiamo permettendo di usarci da cavia. Il problema non è chiederne la testa come di solito si fa con gli allenatori ma fargli capire che Pirlo l'abbiamo già provato su questa panchina e lui a volte non solo lo ricorda ma lo supera in pazzia. Pazzia spesso deleteria. E noi sul pullman che guardiamo l'autista ubriaco sperando ci porti a destinazione sani e salvi.


Per quanto riguarda i fatti, fuori dallo show, dietro le quinte la classifica langue. I tre punti che erano benissimamente alla nostra portata si sono trasformati nel solito punticino risicato. La dieta Motta. Ora però si fa dura e come previsto dovremo andare a contare le calorie con City e Aston Villa. Due clienti non tanto dolci di sale. 

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