Il grottesco ritratto, dello stato delle cose in casa Juventus, è stata dipinto ieri sera allo Stadium, appena dopo il fischio finale. La squadra va sotto la curva a scusarsi con i tifosi per l'ennesimo pareggio, i tifosi contestano e individuano il capro espiatorio in Vlahovic e lo insultano. Vlahovic reagisce e la curva rincara la dose con i solito "zingaro di merda". Una rissa in stile Sons Of Anarchy sulla festosa colonna sonora: "storia di un grande amore, bianco che abbraccia il nero". Un quadro visivo stridente che a ben vedere dice moltissimo sulla situazione, ma soprattutto delinea il distacco di questa società da questi tifosi e viceversa. E badate bene, quando parlo di distacco tra i due mondi parlo proprio di due universi paralleli che non si toccano e che sembrano non avere coscienza della reciproca esistenza. Voi scannatevi, che intanto io canto e noi contiamo i soldi dell'incasso. Delle vostre beghe non ne sappiamo nulla e non ne vogliamo sapere nulla. Siamo già al ristorante a bere Champagne e mangiare Ostriche.
In fondo è quello che molti curvaioli hanno sempre sognato. Fateci entrare con tamburi e bandiere e non mettete becco nelle cose di curva. Questo è il nostro mondo e le regole le facciamo noi, non voi. Fuori i presidenti vincenti ma invadenti, dentro i burocrati purché sia autogestione.
A questo punto, dato che ogni figura di merda che continueremo a fare in campo sarà accompagnato dal tifo prima e dall'inutile contestazione poi, dopo il ventesimo, venticinquesimo, trentesimo pareggio, provocatoriamente spero arrivi la chiusura dello Stadium per razzismo. Dove sono gli ispettori federali ora che servono? Voglio vederlo finalmente vuoto e silenzioso. Un assordante silenzio, contro il mare di chiacchiere che non stanno risolvendo una mazza.
Continua l’imbattibilità più farlocca della storia della Serie A. Roba che un paio di belle sconfitte secche e senza appello sarebbero state paradossalmente più dignitose di questa lunga sfilza di schifosi pareggi, che di pareggio hanno solo il punto che lasciano in classifica. Una classifica che scivola via, come un pallone che in una giornata di vento sia allontana in alto mare, mentre tu impotente lo lasci andar via, scegliendo la vita.
Ma analizziamo i fatti. Questa Juve ha un solo punto in più del Napoli dello scorso anno e della prima Juve dell'Allegri bis (a conti fatti quello acciuffato per i capelli ieri). Due punti in meno della Juve di Del Neri e di Ferrara (che alla 16ª avevano già 30 punti). Era dal 1999 (l'anno in cui finimmo in intertoto) che non collezionavamo la bruttezza di 6 vittorie in 16 gare. Un'orgia di dati negativi, ma molti intendono continuare ad ignorarli. C'è ancora chi predica tempo. Sono anni che si predica tempo, senza ottenere né nei numeri né nel tanto decantato gioco. Un gioco che non è mai arrivato neppure con Motta, anzi si è involuto. Non regge più nemmeno la scusa degli infortuni se pareggi contro il Lecce e soprattutto contro l'ultima in classifica Venezia. Tuttosport ci fa sapere che nemmeno Motta si sa dare una spiegazione. Peggio di andar di notte! Se non capisci dov'è il problema, non solo non puoi trovare una soluzione ma diventi tu stesso il problema. Eppure secondo me in molti lo vedono ma si girano bellamente dall'altra parte.
A parte che qui il pesce puzza dalla testa, ma analizzando solo quello che vediamo in campo... sapete perché contro Como e Verona abbiamo vinto? Perché hanno avuto la sfortuna di incontrarci quando non ci conosceva ancora nessuno. Se persino Di Francesco, fondamentalista Zemaniano, compie la bestemmia di venire a fare difesa e contropiede, significa che ormai ci conoscono anche i sassi. Siamo una squadra con l'ossessiva e compulsiva ricerca del possesso palla, con l'irrazionale paura di perderla, foss'anche a causa di un lancio filtrante. Nessuno attacca l'area, sono sempre tutti li a pestarsi i piedi e preferiscono arretrare dall'area avversaria alla nostra, pur di non perdere il possesso della palla. Basta chiudersi un po' per farci girare come i moscerini attorno al neon. Qualsiasi avversario arriva in area con due tre passaggi, noi ne dobbiamo fare ventimila e nemmeno ci entriamo in area. Spesso per frustrazione tiriamo da fuori. Eppure le occasioni di contropiede me abbiamo in ogni partita, solo che anche quando dobbiamo giocare di palla lunga e pedalare, rallentiamo il gioco e facciamo schierare la difesa avversaria. Eppure non serve essere un grande esperto di calcio per capirle certe cose.
Siamo come un bancomat che regala punti e su cui si è fatta la coda. Immagino le prossime avversarie come quelli in attesa di entrare in un bagno occupato, mentre se la stanno facendo sotto. Anzi se ne vanno via da Torino, persino deluse di non essere venute a vincere. Ormai non ce la faccio più ad ascoltare la finta ignoranza di un telecronista che tratta qualunque avversaria della Juve come una squadra di fenomeni, come se i meriti fossero davvero di Lecce, Venezia, Foggia, Pro Sestri Levante. Ma le telecronache sono registrate come alla Playstation o cosa?
E intanto ci avvieremo ad un altro anno senza coppe, stavolta per colpa nostra. Ma l'importante non è vincere, è aspettare. Anzi l'importante è continuare ad aspettare, senza mai costruire nulla di visibile. Come chi attende le autorizzazioni dal comune per tirare su un palazzo. Ma, oh! stanno lavorando per noi. Le fotocopie non si fanno da sole in ufficio.
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