venerdì 10 ottobre 2025

Alice in Borderland - stagione 3 - serie TV (2025)


Tratto dal manga omonimo di Haro Aso, Alice in Borderland può essere definito il fratello giapponese di Squid Game. Fratello maggiore per la precisione, ma superato in successo dal secondo, tanto che probabilmente volendolo recuperare solo adesso potrà sembrare a qualcuno quasi come una mezza copia. La struttura in fondo è un po' quella: tanti concorrenti partecipano a giochi mortali che, mettendoli costantemente di fronte alla morte, ne mostrano la vera natura. Semplice e già visto no? Non proprio.
Se la serie coreana, scremata dai consueti meccanismi da reality, era concentrata sullo sviluppo degli aspetti socio-culturali delle vicende (il classismo, l'avidità umana, l'egoismo) qui è invece molto più spiccata la componente filosofico-spirituale. Il luogo dove si partecipa ai game non è una scelta libera e consapevole (non nelle prime due stagioni almeno) ma una sorta di inferno dantesco imperscrutabile, inconoscibile, perchè appartenente ad un altra dimensione/realtá, con regole tutte sue. Le Borderlands sono insomma un posto da incubo, che mette a dura prova i concorrenti non solo dal punto di vista fisico e morale ma li destabilizza e mette in discussione anche le convinzioni più profonde su ciò che è reale o meno.

Qui non c'è da capire semplicemente come vincere e al limite sconfiggere chi comanda, qui innanzitutto c'è da comprendere cosa si intende per vincere (cosa succede se si arriva in fondo ai giochi? Il "premio" in cosa consiste?).
Il "burattinaio" poi è una figura indistinta, al di sopra di tutto e tutti, probabilmente non è nemmeno una persona, quanto più un giudice soprannaturale. Non sorprende quindi che, rispetto a Squid Game, qui quasi sempre l'altruismo sia molto più presente tra i concorrenti, spesso è incentivato dai giochi stessi: lo scopo non è "trionfare" ma "sopravvivere e comprendere il senso di tutto". Per sopravvivere spesso c'è bisogno dell'aiuto degli altri ed è collaborando che spesso si viene a capo delle prove più complesse (in Squid Game il gioco al massacro tra i partecipanti era incentivato dal "montepremi" e dalla facilità delle regole dei giochi, qui i giochi quasi sempre non sono alla portata di tutti e serve cooperare).


"In cosa consisterebbe il game? Resistere ai cattivi odori delle metropolitane giapponesi? Beh, se non altro ci regalano un canarino"



Il fascino delle prime due stagioni di Alice in Borderland era dato proprio da questa sua componente metafisica, che donava alla serie una spiccata componente horror. Il fulcro non erano solo i giochi ma il luogo stesso dove questi venivano organizzati e il mistero legato all'ambientazione andava di pari passo con le dinamiche da "giochi mortali". Se simile a Squid Game era insomma la colonna vertebrale, l'anima ricordava serie come Lost o From.
Un fascino che purtroppo per certi versi viene meno con questa terza e conclusiva (?) stagione.

Se giá il finale della stagione precedente in qualche modo risolveva sommariamente alcuni misteri, il primo di questi 6 episodi parte direttamente da lì e comincia a rispondere a buona parte delle domande più importanti. Viene meno quindi fin da subito tutta l'ambiguità ed il fascino dato dal non sapere cosa sia "il mondo dei giochi". L'approccio è molto più meccanico: il fine non è sfuggire ad un orrore incomprensibile in un posto da incubo ma trovare il modo di tornare lì per scoprire come tutto funziona. Il partecipare ai giochi stavolta è insomma un atto volontario (nascosto dalla classica dinamica della "perdita della memoria", che non vale però per lo spettatore, che invece sa già come funziona tutto).
In questo la terza stagione di Alice in Borderland torna ancora una volta ad attingere da Squid Game (che pure aveva in un vero senso ispirato): pure qui abbiamo infatti il vincitore dei giochi precedenti che, per qualche motivo, vuole tornare volontariamente sul "luogo del misfatti". Se lì si trattava di "sconfiggere il burattinaio" qui gli intenti sono molto più "personali". Impossibile infatti non vedere nel viaggio di Arisu per salvare Usagi una sorta di rivisitazione moderna del mito di Orfeo e Euridice. Una scelta interessante ed affascinante ma che purtroppo sembra partire da uno spunto non così solido (Usagi ormai moglie e quasi madre sente il bisogno di rivedere il padre morto, quindi sceglie di tornare nell'incubo).

Ci si muove purtroppo a volte più per spinte pretestuose che per reale necessità di trama. I momenti emozionanti non mancano e risultano riusciti ma a volte si avverte la sensazione che questi arrivino dopo uno sviluppo delle vicende non fluido o naturale. Prendete ad esempio la scelta di mostrare il vissuto dei personaggi solo nella puntata finale e nel momento clou. Prima erano come delle figure di cartone inserite solo per essere funzionali allo svolgersi delle vicende di Arisu e Usagi, ma poi improvvisamente diventano persone importanti e "vere" quando il tutto volge alla conclusione e molti di loro stanno per abbandonarci. Il cuore insomma c'è ma sembra un cuore meccanico, come se ci fosse qualcosa di troppo costruito. E questo è un vero peccato perchè alcuni momenti sono davvero emozionanti e alcune sequenze ben ideate.

"Briscola? Ma per chi li hai presi? Non siamo mica in Squid Game. Per capire le regole di questo gioco serviranno almeno 2 puntate"



Una maggiore costruzione (a scapito del mistero e della plausibilità) che purtroppo qui impatta anche su come ci vengono proposti i giochi stessi. Da sempre questi ultimi hanno presentato una maggiore complessità rispetto a quelli (volutamente infantili e banali) di Squid Game. Qui il ragionamento dovrebbe essere alla base della risoluzione e spesso è la collaborazione tra i partecipanti e la capacità di interpretazione e calcolo che permette di risolvere un gioco. Tuttavia in questa terza stagione, nonostante Arisu spesso trovi soluzioni brillanti, la riuscita finale è soggetta a complicazioni posticce, a variabili imprevedibili, al caso. A volte addirittura compaiono dei Deus ex machina o cambiamenti di regole all'ultimo secondo. Avete presente i cartoni animati di Holly e Benji dove il campo sembra infinito o 10 secondi durano sui 20 minuti? Ecco, applicatelo ad un meccanismo alla Squid Game. Ok la natura fantascientifica e da Inception, ma qui a volte il tempo sembra dilatarsi e restringersi "a comando", a seconda delle necessità del momento. La stessa cosa accade per le regole che spesso sembrano possedere troppe eccezioni. Una cosa che non ti aspetteresti da una serie che si prefigge di costruire con cura certosina (e a volte lo fa) la struttura dei game. Un vero peccato, perchè ipoteticamente qui le prove sono tutte molto intriganti e molto più affascinanti rispetto a quelle della serie coreana (che spesso le riciclava pure).

"Questo gioco lo conosco, ho visto The Cube. Statemi dietro"



La cosa peggiore di questa stagione però è il finale. Spiace ripetersi, ma qui anziché trovare ancora una volta un modo per distinguersi è come se la serie avesse scopiazzato (male) dall'ultima stagione di Squid Game. Prendete il finale di quella serie e moltiplicatelo per 3. Superfluo, non necessario, ammiccante ad una presunta occidentalizzazione del brand che non si sa dove voglia e debba portare. Se lo porterà. Una roba insomma insulsa che non va bene neanche come finale per uno di quei vecchi film horror col finale a sorpresa che non significa nulla. Qui il fine ultimo non era costruire un giocattolone da vendere anche in occidente ma gli intenti dovevano (in teoria) essere molto più nobili. Anche stavolta gira e rigira e si va a parare lì, tanto che (pur con gli indubbi pregi che comunque possiede questa stagione) viene perfino da chiedersi: ma era così necessario continuare dopo la seconda stagione? Probabilmente sarebbe stato meglio chiudere lì.

PRO

- Alcuni giochi sono ancora intriganti
- Il viaggio di Arisu nell'oltretomba che richiama il mito di Orfeo e Euridice
- Alcune sequenze sanno emozionare

CONTRO

- Alcune scene sono troppo "costruite" e poco naturali e il tempo sembra scorrere più lentamente o velocemente a comando e senza una vera logica
- I personaggi secondari vengono approfonditi tutti assieme e solo nella puntata finale,  quando molti di loro stanno per morire
- Scena finale irritante e deleteria oltre che superflua

Voto alla stagione: 7-
Voto alla serie: 7,5

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