mercoledì 27 aprile 2011

Pendragon - PASSION

© 11 aprile 2011
I Pendragon era attesi al varco, sia dai fan del progressive (in questo caso neo-progressive), che dagli addetti ai lavori. Quel Pure, uscito nel 2008, infatti, svecchiava le sonorità del gruppo dopo lavori interessanti ma non perfetti come Believe e Not of this world. In quell'album si sentivano dei Pendragon nuovi, che seppur flirtavano per la prima volta col metal, lo facevano con un approccio alla melodia sempre molto marcato e con i soliti grandi assoli chitarristici di Barrett.

C'era quindi grande attesa per il nuovo album, ma allo stesso tempo si aveva il timore che visto che Pure aveva avvicinato nuovi tipi di ascoltatori al gruppo, quest'ultimo scegliesse di indurire ulteriormente la sua proposta, finendo per snaturarsi e diventare uno dei tanti gruppi prog-metal in circolazione. La Fine che in buona sostanza hanno fatto gli ultimi Porcupine Tree. Vediamo se i sospetti sono fondati.

1) Passion - anche se è il pezzo che dà il titolo all'album non è esattamente quello di punta. L'introduzione elettronica fa un po' storcere il naso ma dopo l'ingresso della chitarra si dimentica presto. Il brano poi scorre via su dei binari prog-metal piuttosto canonici, il che lo rende più che altro un'introduzione. Niente di così eccezionale ma abbastanza interessante. Voto 6+

2) Emphaty - Si comincia sulla stessa falsariga del brano precedente, con richiami piuttosto marcati a brani come Indigo o Ereaserhead, con un impronta ancora una volta prog metal piuttosto interessante ma non fantasmagorica. Dalla metà in poi invece il brano comincia sempre più a salire di qualità, fino ad arrivare ad un assolo davvero azzeccato (e forse un po' breve per gli standard del gruppo, anche se sarà uno dei pochi dell'album). La parte finale vede dapprima una parte quasi rap (che per quanto strana possa apparire è piuttosto azzeccata) e un finale sinfonico. Decisamente un brano riuscito. Voto 8,5

3) Feeding Frenzy - Il brano rincara la dose, ancora prog-metal, forse il brano più aggressivo sotto questo versante dell'intera discografia del gruppo. Piuttosto breve ma con poche e con poche variazioni. Non è un brano esaltante e nemmeno una ciofeca. Certo, dai Pendragon ci si aspetterebbe altro, e l'andazzo metallico (che va bene per gli Iron Maiden, per un gruppo come i Pendragon un po' meno) comincia a stancare. Voto 6

4) This green and pleasand land - Già dall'introduzione si sente che è di tutt'altra pasta rispetto al pezzo precedente. I rimandi a Empathy (l'altro bel brano dell'album) non possono che far piacere e sul versante prog è sicuramente il pezzo più soddisfacente di Passion. Certo, quello jodel finale appare un po' fuori posto, se lo potevano risparmiare, ma il resto va benissimo così. Voto 8

5) It's just a matter of not getting caught - Se l'ispirazione della title track derivava dai primi pezzi di Pure, qui sembra di ascoltare una probabile quarta parte della suite Comatose, sempre contenuta nell'album precedente. In questo caso però le poche variazioni e una cronica assenza di assoli da parte di Barrett (di solito invece sempre molto generoso su questo frangente) si fanno sentire. Brano solido ma non eccezionale. 6,5
6) Skara Brae - Ancora prog metal, ma stavolta di pregevole fattura. Anche se il riff rimanda un po' troppo a In a gadda da vida, il brano è piuttosto vario e funziona alla grande. Belli gli assoli. Sicuramente uno dei pezzi forti del disco. Voto 7,5

7) Your black heart - Di solito il pezzo finale di un album dei Pendragon e un brano prog molto melodico, quasi una lunga ballata per mettere in mostra le qualità del chitarrista leader del gruppo. Questo brano non fa eccezione. Purtroppo (sebbene sia ottima la citazione di Comatose) i primi minuti sono un po' ripetitivi e il brano ci mette un po' ad ingranare. Ottimo il ritornello e l'assolo finale, purtroppo troppo breve. Voto 7
Il gruppo inoltre ha fatto uscire il disco anche con una versione doppia, contenente un dvd pieno di aneddoti sulle registrazioni dell'album, e di risposte a curiosità varie. Si fanno anche degli accenni ai gruppi che hanno ispirato Barrett per il disco e per la loro carriera in generale (inutile dire che i Genesis spuntano fuori piuttosto spesso).

Insomma non tutte le aspettative sono state ripagate e non tutti i timori si sono rivelati fondati. Passion è senza dubbio inferiore a Pure, meno compatto e con più punti deboli (pochi assoli e un certo andamento metaleggiante a loro poco consono) ma resta un disco più che discreto con almeno due brani riuscitissimi e altri due pieni di ottime idee e che crescono tantissimo dopo ripetuti ascolti. Purtroppo temo che il prossimo album sarà quello della svolta definitiva verso un prog metal alla Porcupine tree. Se ne parlerà comunque in seguito, nel frattempo godiamoci quanto di buono contiene questo Passion, che oltre al bellissimo artwork (molto bello il libretto contenuto nel cd) vi potete portare a casa con tanto di dvd per meno di 15 euro.

Voto globale 7

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