venerdì 12 giugno 2009

TERMINATION SALVATION McG

Il pubblico cinematografico stenta a capire che a volte è meglio lasciare insoluti gli interrogativi che un film lascia, perchè la storia di un film è quella che è nel momento in cui la vedi… indipendente dal suo prima e dal suo poi. Ma soprattutto non è detto che debba avere un lieto fine più di quanto non debba avere una fine. Invece ormai siamo sempre più abituati ad assistere a sequel, prequel o spin-off, che nei continui cambi alla regia annacquano gli intenti originari. Passi per una trilogia concordata, il resto è solo un “recitarsi addosso”.

Ad ogni modo… entrando nella sala cinematografica, ieri sera, sapevo già a quale prodotto mi sarei trovato di fronte, uno di quei film che vai a vedere perchè… “si va al cinema a vedere un film” e perchè… “abbiamo visto gli altri tre e si va a vedere come prosegue la storia”. Di quel thriller fantascientifico, mix accattivante del primo episodio della saga, non è rimasto granché, tranne il cameo di uno Schwarzenegger computerizzato nel finale, tanto che, per ricordare al pubblico in sala che film era, Christian Bale continuava a ripetere ossessivamente: “io sono John Connor”. 

Niente più viaggi nel tempo dunque, e niente più inseguimenti notturni tra le strade di Los Angeles, siamo nel futuro (2018). Un futuro chiassoso e metallico in cui John Connor è un capitano della resistenza venerato come un profeta e in cui gli uomini sono scacciati da questo mondo in stile Matrix. In verità questo film, oltre Matrix, saccheggia copioni di film come Demolition Man, o il recente Transformers. Un Cyborg col corpo di un condannato a morte del 2003 (Sam Worthington), aiuterà Connor a liberare suo padre Kyle Reese, che in questo film è ancora un ragazzino che gioca a fare la guerra (unico paradosso temporale), dalla fortezza nemica Skynet. Vincerà così la diffidenza di un Connor che in lui vedeva “il nemico” e dimostrerà di essere un brav“uomo” donandogli letteralmente il cuore (già c’è anche Sette Anime).

In conclusione: un film di cui ci dimenticheremo presto, una volta visto, e che dovremmo iniziare a chiamare interminator, visto che John alla fine ci avverte: “io ora me ne vado, ma poi torno!”

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