mercoledì 18 novembre 2009

Steve Hackett - OUT OF THE TUNNEL'S MOUTH

© 30 ottobre 2009
E' un parto travagliato quello l'ultimo Album di Steve Hackett (ex chitarrista storico dei Genesis). Dopo la separazione dalla moglie Kim, infatti, l'album rischiava di non vedere la luce a causa dei problemi di copyright legati alla casa discografica Camino Records, detenuta in comproprietà con l'ex consorte. Così dopo varie beghe legali Hackett riesce a spuntarla e fa uscire l'album con una nuova etichetta, la Wolfwork Record (dal titolo di una canzone del precedente Wild Orchids). La particolarità di questo nuovo album è che viene venduto esclusivamente sul suo sito ufficiale e ai suoi concerti e lo stesso Steve ha voluto omaggiare i suoi primi 500 fan con una copia speciale personalmente autografata.

Un album certosino e artigianale, quindi, questo nuovo "Out of the Tunnel's Mouth" direttamente dal produttore al consumatore. Genuino e delizioso come quei prodotti dal gusto antico. OOTTM si avvale inoltre di una collaborazione eccellente, quella di Anthony Phillips, chitarrista dei Genesis sin dai tempi della Charterhouse che abbandonò il gruppo nel 1970 e fu sosistituito dallo stesso Hackett. La chicca che i fan dei Genesis potranno apprezzare sta nel fatto che, nonostante la loro storia in comune, i due non avevano mai suonato insieme prima d'ora. Già con queste premesse ci si rende conto che può essere davvero un pezzo da collezione.

Naturalmente noi due (suoi grandi appassionati) non potevamo non averlo. Così effettuiamo l'ordine dul suo sito, tramite Paypal, è ce lo vediamo recapitare nella buca delle lettere, in una busta marchiata Royal mail (poste britanniche), dopo un paio di settimane, e comunque il giorno dopo la mail di conferma della spedizione. Lo apriamo e constatiamo che siamo tra i primi 500 dall'autografo sulla copertina... grande! Per il Booklet niente più disegni di Kim, quindi, ma comunque una bella foto di copertina di lui con una valigia nel fumo di un treno (in arrivo o in partenza) atta a testimoniare il cambiamento nella vita dell'artista, che, per non smentirsi, è stata scattata dall'attuale compagna. Ogni nuovo lavoro di Steve per noi è sempre un'evento, celebrato quasi eucaristicamente sin dall'atto dello scartare la plastica che li imballa fino al conclusivo ascolto nel silenzio della nostra stanza.

Ma entriamo nel merito dei pezzi:

1)Fire in the moon - Mi è piaciuta fin da subito, fin dal primo ascolto, sicuramente una delle cose migliori dell'album. Ha un non so che di Marillion/Pendragon musicalmente parlando: un brano quasi new-prog dove sicuramente la strofa è migliore rispetto al coro che costituisce il ritornello.
L'assolo è meraviglioso. (Voto 9,5)

2)Nomads - Buon pezzo, che unisce l'acustico all'elettrico in maniera riuscita. Non un capolavoro assoluto ma risulta piacevole per tutta la sua durata: dall'inizio spagnoleggiante fino alla chiusura più grintosa.
(voto 7,5)

3)Emerald and Ash - Pezzo dall'inizio meraviglioso: atmosfere magiche e sognanti, in puro stile Hackett. Anche la voce orami si adatta perfettamente ai pezzi, ed il nostro sa come sfruttarla al meglio (riascoltando Cured si può notare l'enorme differenza riposta nella cura delle armonie vocali rispetto al passato).
Seconda parte più oscura e "disturbante": amando io anche l'Hackett più dark non posso che sorridere di fronte a tale svolta del pezzo, che muta completamente registro (in pieno stile prog), anche se capisco che a molti possa non convincere del tutto.
La prima parte comunque è sicuramente più accattivante della seconda. Altro brano da goduria pura insomma
(Voto 9,5)

4)Tubehead - Un pezzo che per ora non mi convince: un inizio simile a Los Endos, con un seguito piuttosto simile a Mechanical bride, ma senza lo stesso retrogusto jazzato. E' comunque un pezzo breve e non è del tutto malaccio, magari poteva essere sviluppato meglio.
(Voto 5,5)

5)Sleepers - Capolavoro assoluto dell'album: inizio sognante da pelle d'oca, con una melodia commovente e riuscitissima. Ricorda (forse anche perche è presente) certi lavori di Anthony Phillips tipo Slow dance.
Seconda parte molto più rabbiosa, con un buon lavoro alla chitarra e cori riuscitissimi. Livello qualitativo elevatissimo per tutta la sua durata, mentre forse Emerald and Ash perde qualcosa nella seconda parte. Insomma per me per ora è "il brano" di Out of the tunnel's mouth. Voto 10

6)Ghost in the Glass - Mi ricorda Blue child (contenuta nell'album precedente), e unisce bene l'acustico della prima parte alla seconda parte "elettrica". Bello il lavoro alla chitarra, anche se per il momento mi piace di più Blue Child. (Voto 6,5)

7)Still Waters - Il solito pezzo blues, che però stavolta appare decisamente più riuscito rispetto a quelli contenuti negli album precedenti. L'Hackett blues non mi fa impazzire (Blues with a feeling è l'album che amo meno della sua discografia), e non è quindi tra le mie cose preferite dell'album, però... (Voto 6,5)

8)Last Train to Intanbul: pezzo molto piacevole, simile a Waters Of The Wild del precedente album, con delle ottime atmosfere. Molto piacevole, con degli ottimi inserti di sax. (Voto 7,5)

Media 8-

Un album insomma molto più compatto e omogeneo dei due che lo precedono, anche se purtroppo molto più breve. L'Hackett eclettico e magari strabordante di To watch the storm e di Wild orchids è qui tenuto a bada, anche se io preferisco che abbondi, anche quando magari inserisce nei suoi lavori delle stranezze (tipo Marijuana, Assassin Of Youth). Non sono mai sazio della sua musica, e i poco più di 40 minuti dell'album in questione non mi sembrano abbastanza.

Insomma il giudizio è più che positivo (i voti ovviamente non sono definitivi, ma soggetti a modifiche dettate dal tempo): visti i tempi, visto che ormai nel campo musicale dire qualcosa di nuovo è praticamente impossibile, e le condizioni nelle quali Steve ha sfornato questo nuovo lavoro, sarebbe assurdo chiedere di più.


1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu