Non c’è mai limite a questa Juve, tutto si ripete ciclicamente in un vortice infinito, come in un software pieno di bug che entra in loop. Questa Juve è un evento paradossale, fuori da qualsiasi schema della fisica e della chimica. Nel girone dantesco degli incazzati i tifosi son costretti a rivivere umiliazioni ataviche come la rimonta della squadra che lotta per la salvezza. Chi può a questo punto porre rimedio allo scempio? Servirebbe Duncan Jones su questa panchina, che schieri in campo il capitano Colter Stevens per portarci fuori da questo inferno.
Un frastuono nel deserto, quello di noi tifosi, dove il suono non esiste, se nessuno nella dirigenza è li ad ascoltarlo. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, così ancora una volta si è avuto il fegato di presentarsi ai microfoni per dire delle cose letteralmente vergognose. Se perseverare è diabolico ecco che i carnefici di noi tifosi son proprio loro: allenatore, giocatori e società in quest’ordine. Perdere l’ultimo treno per la Champions facendosi rimontare in casa per l’ennesima volta da una squadra che non aveva fatto neppure un tiro in porta, in un minuto sciagurato, non è vero che non ha prezzo, ma il suo costo è davvero salato soprattutto per questi deficienti che guidano questa carretta arrugginita. Delle due una, ho non vi servono quei soldi, o non vi frega nulla. Se il magazziniere perdesse le chiavi sarebbe licenziato (forse) se voi mandate in malora la storia, il futuro, le finanze e l’orgoglio di una fu squadra gloriosa, non muovete un ciglio.
Se persino il Bari non avrebbe fatto tal fine, cosi tante volte, se persino il Bari ha subito meno gol in casa di noi, volete rendervi conto che questo è un vostro fallimento? fate un piacere a voi stessi e a noi e guardatevi allo specchio. Se ancora conservate un briciolo d’orgoglio dimettetevi in massa. Si lo so’, è da tempo che lo diciamo, l’abbiam detto così tante volte che le parole hanno alle orecchie perduto il significato in ogni lingua esistente. Il tuono in questo deserto è lungi dal solcare le terre morte e giunger alle orecchie del castello, in mezzo due interminabili partite, 180 interminabili minuti di scellerata agonia fantascientifica.
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