28 maggio 2012 |
Quando si ascolta un disco di questo tipo, il rischio maggiore è quello aspettarsi troppo per poi rimanere delusi. Basta leggere qualche recensione in giro per il web per accorgersi che per molti è andata proprio così.
Hackett+Squire=Genesis+Yes. Wow. Sbagliato.
Squackett piuttosto è assimilabile per certi versi al progetto GTR (Hackett e Howe), anche se lì c'era molto rock e AOR, qui c'è molto pop e qualche venatura progressive.
La title track sembra quasi sviare l'ascoltatore: sonorità epiche, molto hackettiana (a tratti sembra uscita dall'ultimo album del chitarrista), con una prima parte alla Zeppelin e una seconda più progressiva (la cosa migliore del pezzo e una delle migliori del disco). Un inizio riuscito. (voto 7,5)
Tall ships mescola subito le carte in tavola: piccola intro acustica alla hackett ma prosecuzione totalmente diversa. il pezzo si basa quasi tutto su un riff di basso insistito sul quale Hackett ricama sonorità eteree all'elettrica. Riuscito il ritornello. Molto gradevole. (Voto 7,5)
Purtroppo già con Divided self il livello si abbassa di molto. Non è un brutto brano, ma è troppo scanzonato, molto anni '80, privo di spunti di interesse (se non un bel assolo di Hackett). (voto 6)
Fortunatamente la successiva Aliens are only us from the future risolleva il disco, con i suoi cori eterei e il cantato di Squire molto gradevole. Forse un po' ripetitiva, ma le ottime incursioni della chitarra di Steve in definitiva la rendono una delle migliori canzoni dell'album. Non un capolavoro ma un pezzo dalla bella atmosfera. (voto 8-)
Con Sea of smiles si torna a sonorità più semplici e immediate, nulla di eccezionale, abbastanza piacevole. A tratti sembra uscita da uno dei dischi di Hackett degli anni '80 (voto 7-)
Anche The summer backwards rimanda a sonorità abituali del chitarrista, qui accompagnato quasi solo dalla chitarra acustica. Pezzo breve e non straordinario. Abbastanza piacevole, ma non all'altezza di alcuni pezzi simili sui dischi solisti di Hackett. (Voto 6,5)
Stormchaser è il pezzo forse più duro del disco. Squire torna a farsi sentire prepotentemente su questo brano insistito su un riff potente. Ancora una volta i cori rimandano agli Yes mentre la costruzione è simile ad alcuni pezzi degli ultimi album di Steve. Molto bravo come al solito Hackett negli assoli e il pezzo scorre abbastanza bene, senza però sorprendere. (Voto 6,5)
Can't stop the rain è un pezzo molto diverso dagli altri dell'album: una ballad che si avvale ancora una volta del cantato di Squire, qui però troppo filtrato e poco naturale. Il ritornello è appiccicoso e la costuzione convincente con una bella parte finale che conduce alla canzone di chiusura del disco. Accattivante (voto 8-)
Perfect love song si avvale di un ottimo lavoro alla chitarra di Steve, che in pratica domina tutto il pezzo. Nulla di particolarmente sensazionale o memorabile, ma come al solito gradevole. (voto 6,5)
In conclusione forse era lecito aspettarsi qualcosina di più, capisco i delusi, allo stesso tempo però essendo questo un disco di un progetto parallelo va preso per quello che è: una digressione, dove i due musicisti esplorano ambiti musicali più leggeri e legati alla forma canzone. Di spunti buoni ce ne sono, e non c'è nessuna vera caduta di stile così come nessun vero picco. Inutile paragonare questo disco agli ultimi di Steve, meglio lasciarsi trasportare dalla gradevolezza di questo lavoro che è ottimo per essere ascoltato d'estate senza troppo impegno.
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