Dopo l'exploit di Drive, Nicolas Winding Refn e Ryan Gosling tornano a lavorare assieme e le premesse per il capolavoro ci sono tutte: regista dotato e protagonista carismatico, atmosfere oscure, violenza (a tratti splatter), ambientazioni curate e particolari, musiche perfette. Invece non tutto purtroppo fila per il verso giusto. Pur dimenticandosi di Drive ed evitando qualsiasi paragone, Solo Dio perdona è sostanzialmente come una bella confezione vuota.
Se le musiche e l'atmosfera generale sono perfette, lo stesso non si può dire del resto.
La trama è appena abbozzata, il che non sarebbe del tutto un male se i personaggi avessero una caratterizzazione eccellente o se i dialoghi avessero qualcosa di memorabile (azzeccata l'idea di ridurli al minimo, ma quando sono presenti sono piuttosto banali e poco memorabili), purtroppo non è così.
I personaggi appaiono senza profondità (appena appena più profondo il personaggio di Julian), si limitano a vendicarsi e morire, senza spingerci ad empatizzare con loro, a trovarli simpatici, perfino ad odiarli o trovarli detestabili: sostanzialmente trasmettono poco.
La trama è appena abbozzata, il che non sarebbe del tutto un male se i personaggi avessero una caratterizzazione eccellente o se i dialoghi avessero qualcosa di memorabile (azzeccata l'idea di ridurli al minimo, ma quando sono presenti sono piuttosto banali e poco memorabili), purtroppo non è così.
I personaggi appaiono senza profondità (appena appena più profondo il personaggio di Julian), si limitano a vendicarsi e morire, senza spingerci ad empatizzare con loro, a trovarli simpatici, perfino ad odiarli o trovarli detestabili: sostanzialmente trasmettono poco.
L'ispirazione è il cinema orientale, e sotto questo profilo a tratti il film riesce nell'intento di omaggiare quel mondo, ma allo stesso tempo non ha la forza e l'impatto di alcune celebri pellicole (Old boy ad esempio funziona non solo perché mostra una violenza e una perizia cinematografica di primordine, ma anche e soprattutto per lo struggimento del protagonista, per il pugno allo stomaco finale, per l'impatto emozionale).
Un film come Killer Joe ad esempio (che condivide con questo un trama scarna, un ritmo lento che prelude a scene di violenza inusitata, il tema della vendetta e dello "stuzzicare il cane che dorme"), che certo un capolavoro non era, aveva dalla sua dei dialoghi particolari (teatrali), un protagonista carismatico (a tratti simpatico a tratti detestabile) e scene che riuscivano nell'intento di "disturbare".
Peccato perché il film a tratti riesce a catturare con le sue inquadrature, con la fotografia, con le ambientazioni e la sua violenza eccessiva, ma non riesce a centrare il bersaglio, manca in definitiva la sostanza.
Una sufficienza ampia comunque per i fattori sopra citati la merita.
Voto 6,5
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