venerdì 6 settembre 2013

RIDDICK – di David Twohy

Che fine ha fatto Riddick? Il duro per eccellenza, l’uomo che non deve chiedere mai, l’antieroe del cinema moderno? L’avevamo lasciato che si era sistemato, aveva messo la testa a posto e si godeva un posto di privilegio come capo dei Necromonger. Ma questa sorta di vita matrimoniale proprio non fa per lui, anche se può avere nel letto tutte le mogli che vuole, lui deve sentirsi vivo e selvaggio. Così un giorno “esce a comprare le sigarette”. Ecco allora l’occasione che hanno i suoi oppositori di farlo fuori. Con la promessa di lasciarlo andare gli danno un passaggio su un pianeta e provano a farlo fuori… Provano, appunto! Perché un tipo cazzuto così non è Bruce Willis ma è duro a morire.

Attraverso il suo personaggio, il regista David Twohy è voluto tornare sui suoi passi rinnegando di fatto il secondo capitolo, dove si prendeva troppo sul serio. Un Riddick rammollito non avrebbe giovato a nessuno, così nella prima parte del film il nostro eroe si prende il tempo per ritrovare la forma. Nel suo corso di aggiornamento sulla vita selvaggia incontra un nemico ostico, una sorta di Alien velenoso (simile a quello del primo capitolo) che già capiamo dovrà essere qualcuno che rincontrerà in seguito (non è spoiler, è solo un elementare fucile di Cechov) proprio come nel primo capitolo.

In sostanza, infatti, questo Riddick è una sorta di sequel-remake in stile “Fuga da Los Angeles”, in cui il regista ha voluto riproporre la “genuinità del suo personaggio”, spogliandolo dai pesanti panni dell’eroe e rivestendolo di quelli dell’anti-eroe, colui cioè che sta per  fatti suoi e se ne frega del mondo. Secondo voi, in un film, uno così, lo lasciano stare? Macchè! La sceneggiatura di un film è scritta per stuzzicare il can che dorme
.
Scevro dalla trama, il film è vedibile ma non del tutto riuscito. In fondo manca qualcosa, pare quasi un reboot per una nuova serie, che dice e non dice. I dialoghi d'altra parte non lo sostengono, in tal senso, e appaiono a volte posticci e stereotipati (qualcuno col senso dell’umorismo li definirebbe riddickoli). A fronte dunque di una prima parte buona, che ci mostra Riddick in azione con la natura arida, selvaggia e cattiva (quasi un approfondimento) fa poi capolino la solita trama, peraltro meglio sviluppata nel primo capitolo (sicuramente più completo e cult di questo).

Dobbiamo dunque mandare giù il rospo per vedere dove vuole arrivare? Per me si. Andare a vederlo… metti caso che poi il quarto capitolo è bello? non ci perdiamo il terzo! Solo consiglio mi sento di darvi per farvi guadagnar tempo, ai titoli di coda alzatevi. Non ci sono scene ulteriori.

Voto 6,5

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