venerdì 13 settembre 2013

ELYSIUM – di Neill Blomkamp

Terra, anno 2154. Il mondo era era divenuto un posto sempre più ostile, in cui abbondavano inquinamento e criminalità. I più facoltosi avevano dunque deciso di utilizzare il proprio gruzzolo per costruirsi una base orbitante su cui vivere, appena fuori dal nostro pianeta. Elysium, un vero e proprio paradiso trans-terrestre, con un clima da favola e una tecnologia in grado di curare qualsiasi malattia. Sulla terra era invece rimasta la feccia della società, i delinquenti e quei poveri cristi che non si erano potuti permettere il lusso di partire. In un mondo sovrappopolato e malsano, i nuovi terresti sono costretti a guadagnarsi da vivere sgobbando per gli stessi ricconi, letteralmente altolocati, che ora li tengono a bada con robot armati e lontani con uno scudo di missili. Così quando Max Da Costa (Matt Damon), in un incidente sul lavoro, si prende una massiccia dose di radiazioni letali, l’unico modo che ha per sopravvivere è quello di raggiungere Elysium a qualsiasi costo…

Dopo Distict 9, un altro film di "fantascienza sociale" (mi verrebbe da definirla così) per Neill Blomkamp, In cui il tema torna ad essere quello dell’immigrazione clandestina e delle disparità sociali. Un film che gli è già valso l'appellativo di "regista comunista" da parte di certa critica con la puzza sotto il naso. Si perchè, mentre con Discrict 9 il regista si vedeva costretto a fare i conti con un low budget, badante per necessita spicciola più al tema di base che allo sviluppo, con Elysium, Blomkamp, ha potuto produrre un lavoro più hollywoodiano. Utilizzando la plusvalenza ottenuta con D9 ha dunque potuto attorniare la tematica principale del racconto con una confezione action classica, lasciando inalterato il senso del suo pensiero.

Stavolta il target è il grande pubblico, fatto anche da quelli che storcono il naso, così volendo fare un parallelismo col suo personaggio, il buon vecchio Neill ha deciso di vestirsi di questa corazza commerciale per poter conquistare l’Elysium del pubblico mondiale, portandosi però dietro i pezzenti che l’avevano già apprezzato nel suo primo lavoro da poveraccio. Spendere poi l’Asso “Jason Bourne” in tal senso risulta sempre una scelta vincente, assieme ad un’assoluta finezza stilistico-linguistica. Nel film i poveri parlano spagnolo e i ricchi francese, in modo che la differenza di ceto sociale suoni anche bene nelle orecchie della gente. Il tutto condito con un pizzico di scene splatter (ma giusto un po’) messe li come dispetto per i bigottini, e che ci faranno godere nel vederli leggermente schifati.

Si forse ci si può affezionare di più al primo lavoro e non considerarlo alla stessa altezza, lo capisco e in fondo è così, ma questo film fa centro. Ben fatto e Godibile.

Voto 7,5

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