giovedì 6 marzo 2014

LA GRANDE BELLEZZA - di Paolo Sorrentino

Vincitore dell'Oscar 2014 come miglior film straniero, resta in realtà uno dei film più controversi nella storia della cinematografia italiana, dividendo in modo trasversale pubblico e critica. Andato in onda in Prima TV assoluta su Canale 5, due sere dopo la premiazione di Hollywood, grazie al fatto di essere stato prodotto da Medusa (gruppo Berlusconi), è diventato il fenomeno mediatico del momento.

Inghiottito dalla moderna sindrome, da me battezzata come "sindrome della Gialappa's", ne è uscito con le ossa rotte in "tempo reale" sui social network, ma ha dovuto essere già elogiato o sbeffeggiato milioni di volte prima sulla stessa rete, da gente che ha applicato la severa legge del "sentito dire". Un noto blog satirico in merito ha scritto: "ha rotto i coglioni prima ancora di essere visto". Il risultato finale delle analisi non ha potuto che uscirne influenzato. Forse persino questa.


Ma prima di iniziare a dire cosa ne penso, volevo fissare due punti fondamentali su cui dovrebbe essere basata una critica:

1. Non si puó giudicare cosa non si capisce, soprattutto se é difficile da capire. Solo dopo aver capito l'intento o il messaggio, la critica diviene giustificata, sia essa positiva o negativa.
2. Se dai in pasto al grande pubblico un film, la sera dopo il Grande Fratello, sullo stesso canale del Grande Fratello, allo stesso pubblico del Grande Fratello... il risultato non puó essere dissimile dal pessimo.

Per criticare dunque bisogna bere il succo fino in fondo. Ho letto di gente che ha cambiato canale dopo dieci minuti perché ha trovato il film "sconnesso". Altri che si sono addormentati. Mi sento di poter escludere questa gente, perché se la stessa sera avessero mandato in onda un qualsiasi film di Fellini, magari senza dirglielo, la loro reazione sarebbe stata identica. Sorrentino non è certo Fellini, per carità, ma come ha esplicitamente dichiarato, è a lui che più si è ispirato in questo film. L'avete mai visto un film di Fellini? A prima vista non penso sia Fast and Furious, necessita di una certa dose di "antibiotico mentale" soprattutto se non si è abituati a certo cinema.

Chi ha dunque ragione tra i denigratori e gli elogiatori? La veritá come al solito sta nel mezzo. Eppure non è che sia poi tanto complicato da capire. Il protagonista è lo scrittore Jep Gambardella (Tony Servillo), membro di spicco della "Roma bene". La pellicola narra dell'inizio della sua decadenza psicofisica e in generale della decadenza dei membri del suo gruppo. La storia è la proiezione su grande schermo di una dura critica trasversale verso un microcosmo, di cui fan parte anche ex vip e alti prelati della Chiesa Romana.

Per farci capire il senso del suo discorso, e della sua critica, il regista ha dovuto farcelo vedere in maniera anche "cruda" e poco esplicativa, calandoci di forza in un mondo a noi (poveri cristi) del tutto sconosciuto, sbattendocelo in faccia con poca o pochissima narrazione. Il mondo è quello delle feste private dei "ricconi altolocati", con tutte le loro stravaganze e le loro azioni, cosí lontane dalla morale comune. La vip che non vuole rassegnarsi alla vecchiaia, i nobili in affitto, il proprietario di strip club che lascia che sua figlia si esibisca nel suo locale, l'infanzia negata ad una piccola artista... tutta gente che vive un'ariditá morale non indifferente. A far da nodo a tutto c'è lui, come un cicerone che ce lo introduce,  lo scrittore Gambardella, che si è fatto strada in tale ambiente piú per la proprietà di eloquio verbale che per le proprie capacitá letterarie, dato che ha scritto solo un libro.

La Grande Bellezza arriva agli Oscar dopo La Vita E' Bella, due titoli che da un lato diametralmente opposto parlano dello stesso soggetto: la vita. Un dono per qualsiasi essere vivente, che in alcuni casi si lotta per difendere e in altri si usa solo per diletto. Sorrentino lo gira come un lungo videoclip musicale e lo fa forse eccedendo nel suo esercizio di stile. Prende le bellezze della città eterna e le fotografa assieme ai parassiti che le popolano. Il luminoso Impero Romano, con le sue statue e i suoi palazzi, come sfondo alla corruzione morale dilagante. Il decadentismo nel decadentismo.

Alcuni si son chiesti come un film del genere abbia fatto a vincere un Oscar. Stiamo comunque parlando di un Oscar per il miglior film straniero e non per il miglior film. Una sorta di serie cadetta degli Accademy. Solo la fotografia, le scenografie e la prova di un grande Tony Servillo (a cui fa da contraltare una prova d'attore sorprendente anche di Carlo Verdone), sarebbero bastati a convincere un pubblico che (non dimentichiamolo) l'ha visto in italiano coi sottotitoli.

Molti esagerando, e dimostrando scarsa dimestichezza col cinema in generale, l'hanno definito una cagata, io vi dico che è un film più che buono che parla di una cagata. Un mondo che non ha mancato di criticare il film anche per questo. Perchè in realtà lo mette alla berlina, magari anche dopo che lo stesso regista è stato introdotto in tale ambiente, per poi disintegrarlo moralmente. Ma costoro davvero pensano che il cinema italiano attualmente offra di meglio? Questo è lo scenario in cui viviamo, superati persino dall'industria d'oriente, che negli anni ha confezionato lavori davvero degni di nota. Il cinema francese ormai non ci vede proprio. Continuiamo a stagnare nelle nostre Fiction, nei nostri reality e ce ne rallegriamo a tal punto che quanto ci offrono un prodotto, non del tutto da buttare, lo cestiniamo totalmente.

Chi ha visto Il Divo ha avuto modo di conoscere lo stile di Sorrentino, ma secondo me This Must Be The Place resta sempre il suo capolavoro ineguagliato. Film che è andato in onda subito dopo e che avrebbe meritato di esser visto da chi non l'ha fatto. Poi diciamoci la verità, Sorrentino lo dedica anche a Maradona, ma difficilmente il Pibe de Oro sarebbe rimasto sveglio nel vederlo. La Grande Bellezza è un film colto, che ha come target un pubblico particolare, con una cultura cinematografica medio alta. Sfiora a tratti la cripticità dei film europei snob, ma lo fa solo per chi non ha le basi per capirlo. Questo se volete è il suo grande limite, il fatto che non scorra fluido accompagnato dal fatto che molti l'hanno visto annacquato e denaturato dalle numerose pubblicità della tv commerciale.

Un film che per vivere è dovuto scendere a compromessi con lo stesso mondo che denigra. Sorrentino stesso, che appare nella stessa pubblicità, guidando una 500, ne è testimonial più esplicativo.

voto 7,5

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