Più che una rimonta si può parlare di rilancio. La Juve, infatti, ieri si è aggiudicata una sorta di "derby tra poveri". Un match ininfluente sia per la calssifica attuale (le due sono separate da un solo punto) che per la classifica finale (visto che cade solo alla 13ª) ma di sicuro importante, per decidere chi tra le due potesse dire all'altra: "aspetta qui, io vado in avanscoperta". Tra Juve e Milan vince chi ha giocato meno peggio e chi ha fatto più tiri nello specchio. Vince chi tra le due è riuscita, con un lampo, a spostare l'ago della bilancia di una partita predestinata al pareggio.
Rilancio dunque, non rimonta. Perché per ambire ad alte quote serve continuità. Intanto abbiamo inanellato la terza vittoria consecutiva in campionato, cosa che di questi tempi è più che positiva. Non si vedeva dallo scorso anno. Per quando riguarda il gioco, siamo ancora lontani da una squadra "seria". Ma forse in questa lotta nel fango, di un campionato orfano di una dominatrice come lo potrebbe essere un paese instabilizzato dalla caduta di una dittatura, abbiamo capito per andare bene bisogna giocar male. Chiamatela sindrome da inter di Mancini. Il gioco non è affatto migliorato, anzi, però è migliorata la classifica. Ad inizio campionato perdevamo (o pareggiavamo) partite con avversari scandalosi ma giocando decisamente meglio di adesso.
Nella quasi totalità del match, Juve e Milan sono state due squadre che si sono per lo più equivalse nella loro mediocrità, rispecchiando la vicinanza delle rispettive classifiche. Il Milan sta sicuramente peggio di noi e lo si è visto ieri. La loro unica, clamorosa, occasione è stata quella di Cerci sul finale. Quando le coronarie di qualcuno già stavano saltando. E vi voglio anche contare quella del primo tempo, quando a tu per tu con Buffon, lo stesso centometrista, fa un assist di testa al suo amico immaginario. Dopo di che è stata una serata che ha impegnato più Donnarumma (pur nelle nostre poche occasioni) che Buffon. In questo senso è servito più al giovane erede per mettersi in mostra, che al maestro per dare inutili dimostrazioni.
Quel che ha squarciarto il predestinato equilibrio è stato il lampo che ha portato al gol. D'improvviso una delle due sposta l'ago della bilancia verso la grande squadra che è. Minuto 21. Pogba fa la giocata di tacco che in altri tempi era di routine. Alex Sandro si invola e crossa per il numero 21. Dybala la insacca dove non può Donnarumma. La Juve sale a quota 21, sorpassando il Milan. Bello il simbolismo romantico del 21 e poco importa se, ispirato dalla moda della bufala elettronica, nascondo una bugia in mezzo a due verità, rosicchiando un minutino a quel ventesimo, vero minuto della marcatura.
Rimane però bella la romantica favola di Dybala, uno che sta crescendo e che speriamo continui a farlo. Perchè in questi tempi un po' appannati è bello aggrapparsi alla fiducia sul futuro. Così come è bello battere il Milan per la sesta volta consecutiva. Una diretta pretendente per il rilancio, oltre che storica rivale. Bello continuare a giocarcela e sperare di avere un senso in questo campionato. Perciò non guardiamo la zona Champions. In un campionato pieno di incertezze, chi vivrà vedrà.
Quel che ha squarciarto il predestinato equilibrio è stato il lampo che ha portato al gol. D'improvviso una delle due sposta l'ago della bilancia verso la grande squadra che è. Minuto 21. Pogba fa la giocata di tacco che in altri tempi era di routine. Alex Sandro si invola e crossa per il numero 21. Dybala la insacca dove non può Donnarumma. La Juve sale a quota 21, sorpassando il Milan. Bello il simbolismo romantico del 21 e poco importa se, ispirato dalla moda della bufala elettronica, nascondo una bugia in mezzo a due verità, rosicchiando un minutino a quel ventesimo, vero minuto della marcatura.
Rimane però bella la romantica favola di Dybala, uno che sta crescendo e che speriamo continui a farlo. Perchè in questi tempi un po' appannati è bello aggrapparsi alla fiducia sul futuro. Così come è bello battere il Milan per la sesta volta consecutiva. Una diretta pretendente per il rilancio, oltre che storica rivale. Bello continuare a giocarcela e sperare di avere un senso in questo campionato. Perciò non guardiamo la zona Champions. In un campionato pieno di incertezze, chi vivrà vedrà.
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