venerdì 20 novembre 2015

PREMONITIONS (Solace) - Alfonso Poyart

Il thriller che non "trilla". Nel senso principale che non ti acchiappa. O forse lo fa, ma poi ti lascia. 

Per farla breve (la trama) l'FBI è sulle tracce di questo assassino seriale che la manda ai matti. Non riuscendo a cavarne un ragno dal buco, l'agente speciale Merriwether pensa bene di ricorrere a "risorse alternative". Così chiede aiuto allo psicologo-sensitivo John (Hopkins) Clancy, ritiratosi a vita privata, e misantropa, dopo la morte della figlia... ma anche in età per godersi la pensione. Dopo la riluttanza iniziale - collaudato stereotipo dei film del genere - Clancy accetta di dare una mano. Ben presto si accorgerà che dall'altra parte c'è un "suo simile". Un senso-precognitivo che conosce già tutte le mosse degli investigatori e che, anzi, gioca con loro a farsi inseguire.

"Ti acchiappa e poi ti lascia" nel senso che possiamo benissimamente dividere questo film in due parti. Una prima più compassata e cauta, in cui il thriller psicologico sembra prenderti per mano e portarti attraverso una sua logica. Poi, con l'uscita allo scoperto dell'antagonista Farrell, accelera al punto da divenire addirittura altro. Da quel thriller psicologico che aveva come protagonista un sensitivo, ci ritroviamo in una sorta di film di fantascienza popolato da due precognitivi in stile Next con Nicolas Cage. Per carità ogni scelta è lecita, persino quella di virare il genere nel corso d'opera. Solo che se prima la storia iniziavava a fare grip nello spettatore, cercando di incanalarsi un senso più mentale e ragionato, dopo inizia con i suoi leziosi palleggi con la fantascienza, finchè i due protagonisti non arrivano a sembrare due semi-dei che lottano tra loro.

Ho letto che questo è un progetto a due mani. Quasi come se i due sceneggiatori avessero recitato la scena...  "cacchio ho una storia che è una bomba, ma non so come continuarla. Tu che hai una gran fantasia, vorresti aggiungerci un bel finale". E l'altro: "Mo' dammi qua che te la risolvo io la questione!. Mi piace immaginarla così. Un po' come acadde all'agente Merriwether nel film.

Ora, fosse solo per questo, potremmo anche adattarci alle forzature imposte da una sceneggiatura che calca troppo la mano. Quel che più stona, però, sono le ovvietà di sceneggiatura. I colpi di scena che non fanno colpo, o quelli telefonati. Insomma Anthony Hopkins pare un pesce fuor d'acqua, che imita un sensitivo piuttosto che recitarlo. Chiudi gli occhi e di Ohmmmmmm... Lo sterile gioco a confondere il bene e il male, la logica con l'istinto. Il castello di carta non regge. L'ingranaggio gira a fatica e solo per inerzia. Il finale è poi banalotto. Per non parlare della frase finale, da cartone animato manga, che strizza l'occhio al cliffangher... o Dio solo sa a quali progetti.

Altri elementi non li cito perchè sarebbe spoiler, ma qualcos'altro c'è. Insomma si poteva decisamente far meglio con le risorse presenti nel cast. Tuttalpiù possiamo relegarlo tra i Blockbuster senza pretese. Uno di quei film usa e getta da vedere per passare un po' di tempo, fingendo di porsi interrogativi etici ma senza scavare troppo a fondo nelle nostre coscienze, che sennò ci facciamo male. Ora siccome so che questi due sceneggiatiori, per non parlare degli attori, hanno fatti sicuramente meglio nella loro carriera, non posso che giudicare questo film nel modo in cui l'ho presentato.

Voto 6 (politico)


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