sabato 30 gennaio 2016

SICARIO - Denis Villeneuve [recuperafilm]

2015
Il film che recuperiamo oggi pare la trasposizione cinematografica del telefilm The Bridge, o quanto meno lo ricorda molto, per location, situazioni e caratteristiche degli attori. Candidato a 3 Oscar 2016, nelle cosiddette categorie tecniche di colonna sonora, fotografia e montaggio sonoro, Sicario è viaggio crudo e, più che altro, visivo nel confine tra Usa e Messico.

Ambientato a Ciudad Juarez (Messico), La città più criminosa del mondo. Roba che il territorio de La Terra dei fuochi, lo ZEN di Palermo, Bari-Vecchia e il Cep di Foggia, messi insieme, a confronto sono il Tibet. Una citta che solo nel 2009 fece registrare la "bellezza" di 2500 omicidi. Parliamo del centro nevralgico del cartello dei Narcos. Un luogo in cui il far-west non è mai finito. Dove la mafia è molto più potente dello stato e cercare un poliziotto non colluso è come cercare un leghista accogliente coi rifugiati.



A dividere Juarez da El Paso, che, a dispetto del nome e di quello che in molti pensano la prima volta che lo sentono nominare, si trova negli USA, solo un ponte che attraversa il Rio Grande. Con il traffico che blocca  perennemente una sola carreggiata, tipo esodo estivo diretto solo e sempre verso nord. Per non parlare di quelli che passano il confine da clandestini, magari grazie a tunnel sotterranei. Lì E' sempre esodo, direbbe Jovanotti. Secondo voi quindi come faranno gli Stati Uniti a tenere sotto controllo un confine così esplosivo? Cerca di spiegarcelo questo film, come aveva tentato di spiegarcelo The Bridge. Qui, tra traffico di uomini e di droga, il bene e il male si mischiano a tal punto che che l'obiettivo principale non è più tanto mantenere la giustizia quanto mantenere l'ordine. 

tutto questo per non pagarmi la trasferta?

Un'operazione della CIA, con lo scopo ufficiale di trovare i responsabili e i mandanti di un massacro scoperto sul suolo americano, si rivelerà in realtà altro. Vittima della situazione Emily Kate Blunt, una degli agenti dell'FBI che trovò i corpi nell'imboscata e che per l'occasione, come da prassi nei film americani, non la smise di vomitare. Certo in questo caso è più che giustificato ma, sarà per le porcherie che mangiano negli USA o solo per clichè filmico, questi hanno il vomito facile. Anche in situazioni meno orripilanti un bel vomito fa sempre film di spessore. Così, come lei, anche noi che vediamo il film ad un certo punto ci chiederemo: che cosa l'hanno chiamata a fare? Anche se tecnicamente si è offerta volontaria. Ma capiremo dopo perchè. Lei completamete fuori luogo, con le sue idee "ideali" sulla giustizia. Spaesata come quando in Edge of Tomorrow il viaggiatore del tempo Tom Cruise le diceva prima quello che stava per accadere mentre lei non ci capiva un cavolo. Qui gli fanno credere di andare a El Paso, ma poi la portano a Juarez, dove non avrebbero giurisdizione.

E tipo Como-Chiasso. Andiamo e torniamo.
Ad accompagnarla Josh "piede scalzo" Brolin, personaggio ambiguo che sorriderebbe pure ai funerali. Quello che, già da primo sguardo che le dà, pare avere qualsiasi tipo di secondo fine nei suoi confronti. 
Ma soprattutto Benicio Alejandro Del Toro. Il duro pacato. Quello che, se Di Caprio deve spaccare tutto e urlare per farsi rispettare in un film, a lui basta uno sguardo e una minaccia sussurrata. Suo (e loro) obiettivo un certo Guillermo (non l'omonimo Del Toro) legato al cartello della droga.

"cartello" di rimozione forzata
Le tre nomination all'Oscar nelle categorie elencate dicono tutto. Sicario è più che altro da impatto visivo e sonoro che da trama articolata tipo film di spionaggio. Con quelle riprese di Google Earth e quella musica incalzante che mantiene l'attenzione bella tesa. Uno sguardo sul quel mondo, crudo e quasi da documentario. Un film tutto sommato godibile.

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