mercoledì 13 luglio 2016

Vinyl - prima stagione [Serie Tv 2016]

Cosa hanno in comune Martin Scorsese e Mick Jagger? Poco? Beh, se uno è stato bravissimo a raccontare per anni certi spaccati culturali, certi eccessi, l'ascesa e caduta di uomini disposti a tutti per il successo, l'altro semplicemente tutte queste cose le ha vissute. L'idea quindi di mettere assieme questi due mostri sacri (con al fianco anche Terence Winter: I Soprano, Boardwalk Empire) era a suo modo geniale e interessante era l'idea di una serie tv sul mondo della musica (e in particolare sulle case discografiche). Un modo per raccontare "dal vivo" quelle classiche storielle di un mondo fatto di illusioni e di personaggi stravaganti. Una specie di Almost Famous misto a The wolf of Wall street: l'amore per la musica e le citazioni del primo assieme agli eccessi e ai fuochi pirotecnici del secondo. 

La prima puntata già mette in mostra il gran dispiego di mezzi: durata chilometrica (quasi due ore, un'infinità per una serie tv di questo tipo), costumi e atmosfere (con Scorsese al timone non avevamo dubbi) ricreate alla perfezione, recitazione eccellente, ma sopra tutto e sopra tutti una colonna sonora capace di ingoiare per l'intera durata tutta la puntata. Come un lungo flusso sonoro sul quale si muovono i personaggi, come pedine, sempre al servizio della musica. Abbiamo però anche una trama solo abbozzata e che fa da contorno, un intreccio non così avvincente, situazioni abbastanza scontate. A ben vedere questa è un po' la cifra stilistica di tutta la serie: mostrare e raccontare per immagini uno spaccato storico e sociale, con un racconto di fondo molto sottile.

Il problema però di una serie tv è far quadrare il cerchio, raccontare di fatto una storia, sia pure a suo modo esile, il gioco delle citazioni e la slendida colonna sonora servono a non far annoiare mai, ma per ambire a qualcosa di veramente "potente" e duraturo ci vuole una storia valida, anche semplice, ma che non abbia particolari buchi o problemi ad andare avanti. L'idea insomma è geniale ma costuire un'intera serie su una semplcie idea è molto molto difficile.
E' qui che Vinyl da un certo punto di vista fallisce. Rispetto ad Almost Famous, che sceglieva la via sicura e sempre affascinante del racconto di formazione, Vinyl abbraccia in toto lo schema già adottato in The wolf of Wall street. Se però anche in quel caso in fondo Di Caprio attraversava la solita parabola di ascesa e caduta, sostanzialmente Richie Finestra attraversa semplicemente una fase della sua vita, nella quale avvengono dei cambiamenti ma non così epocali (è il direttore di un'etichetta discografica, già dalla prima puntata, per tutte e 10 le puntate si dovrà barcamenare tra diversi problemi che metteranno a repentaglio la sua vita privata e la sua stessa sopravvivenza). Proprio per questo suo taglio "documentaristico", dove nulla sembra mai evolvere, la serie fatica a creare un discorso coerente. Affascina per le situazioni, per gli aneddoti classici da rockstar ("lo sai che una volta il cantante dei Nasty Bits era così fatto che non riusciva manco a stare in piedi, così per farlo riprendere e suonare gli hanno dato della cocaina?"), per i dialoghi tra i personaggi (bravissimi Bobby Cannavale e Ray Romano) ma non per le sottotrame.

L'idea di introdurre anche dei risvolti criminosi (il delitto compiuto da Finestra) e da malavita dell'epoca (Corrado Galasso) non funzionano al meglio, non si ha mai la sensazione che il protagonista sia braccato, non si sente il pathos e la tensione per questo tipo di vicende, non si ha l'impressione che Finestra possa da un momento all'altro fare una brutta fine. La serie giustamente sceglie di mettere in secondo piano questi risvolti più "drammatici" (in fondo è una serie "leggera") però comque li inserisce con "distrazione", quasi come a dire "vabbè, mettiamoci pure un omicidio, così, per dare un po' di varietà al tutto".

Il tutto per la maggior parte delle puntate si riduce a "Finestra ha dei problemi economici e personali, cerca di risolverli ma fa più danno che altro". Uno schema che in un film "alla Scorsese" funzionerebbe alla perfezione e senza bisogno di molto altro, in una serie tv ci vuole qualcosa di più: per 7-8 delle 10 puntate a disposizione abbiamo un Richie che si muove strafatto per gli uffici della casa discografica urlando:"Ho un'idea favolosa, dobbiamo rivoluzionare il nostro sound e la gestione degli artisti, basta con questi cantantucoli" e continua a fare le stesse cose. "Ora sono cambiato, non ripeterò gli stessi errori" e poi dopo 2 secondi lo rifà. Uno schema che in una pellicola cinematografica ci starebbe alla perfezione (2/3 volte e si capisce di che pasta è fatto), in una seie tv di quasi un'ora a puntata diventa a volte stucchevole.
La stessa cosa si potrebbe dire delle altre sottotrame: Jamie è un'assistente ambiziosa che cerca di farsi un nome ma anche lei finisce per fare sempre le stesse cose e a non evolvere mai, Clark è un po' la sua controparte maschile, che però vivrà un destino opposto (considerato inutile avrà la sua rivalsa), Kip (interpretato dal figlio di Jagger) è un musicista ribelle e anticonformista che vuole diventare famoso, ci riuscirà. Gran parte degli altri personaggi nemmeno ce l'hanno una vera e propria finalità, fanno da collante al tutto.

Un serie di situazioni insomma ripetute fino allo sfinimento che finiscono per non affascinare, per fortuna il contorno impedisce di annoiarsi.

Purtroppo non aiuta nemmeno un'ultima puntata fortemente sbilanciata e che non chiude nemmeno quelle piccole sottotrame lasciate aperte (Devon? Manco un minuto, un peronaggio a suo modo importante che non viene nemmeno accennato nella puntata decisiva?), che si prende la briga soltanto di sistemare le cose impellenti ma dimentica tutto il resto. Per questo c'è la seconda stagione, certo...no. La serie è stata cancellata. Questi sono gli inconvenienti di chiudere una stagione in modo così aperto e con un sacco di buchi da coprire: dall'oggi al domani non viene rinnovata e, se hai lasciato un finale molto aperto, svanisce pure quello che di buono era stato fatto in precedenza. Non ci troviamo dalle parti di un "The whispers" (come detto la serie punta molto di più sull'atmosfera e sulla musica che sulla trama) ma allo stesso modo si finisce per parlare di una serie "monca", che non ha tutti i tasselli al suo posto.

In definitiva Vinyl è stato un bell'esperimento, purtroppo finito male, una serie a due facce, che se sviluppata meglio e per più stagioni avrebbe potuto ambire a diventare di culto. Resterà invece un pugno di canzoni e situazioni grottesche messe insieme da un contorno stiloso e colorato. Per molti può bastare, per altri no.

PRO

- Colonna sonora strepitosa
- Atmosfere ricreate alla perfezione e citazioni a pioggia
- Bobby Carnevale e Ray Romano interpretano due amici/nemici ben sviluppati

CONTRO

- La serie evolve davvero in modo lentissimo fino ad un finale non soddisfacente
- Situazioni ripetute ancora ed ancora senza grossi cambiamenti
- Non tutti i personaggi costituiscono un reale motivo di interesse.

Voto: 9 al contorno (musiche, costumi, atmosfere, dialoghi...)
Voto: 4 all'intreccio e alla conclusione delle vicende
Voto globale: 6,5

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