lunedì 24 ottobre 2016

IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI - Dan O'Bannon (Speciale Halloween - puntata 3)

Se nelle prime due puntate del nostro "speciale Halloween" abbiamo recensito due esponenti "moderni" dell'horror, in questa terza recensione parliamo invece di un cult (più di America che in Italia) degli anni '80, un classico dell'horror zombesco: Il ritorno dei morti viventi
Se infatti Pontypool cercava, dopo anni e anni di film sulla stessa tematica, di offrire qualcosa di diverso e originale (riuscendo praticamente solo in quello), con "Il ritorno dei morti viventi" siamo agli albori del filone, o per meglio dire siamo nell'epoca d'oro, film sugli zombie ce ne erano già stati (su tutti quelli di Romero), ma eravamo ancora in un momento nel quale si esplorava, senza paura di scadere nel trash, all'interno di un mercato non ancora saturo (i "vaganti" erano stati ormai in un certo senso sdoganati ma, tolti gli eponenti maggiori, per il resto si parlava sempre di film destinati ad un pubblico particolare e non ancora alla grande massa).


« Ricordi quel film che si chiamava La notte dei morti viventi?
Certo, sì. È quello dove i cadaveri si mangiano la gente! Certo!..ma che cosa c'entra?
Lo sapevi tu che la storia di quel film è una storia vera? »


Siamo ancora nelle prime fasi del film e booooom, così, ci viene spiattellata una citazione dal cultissimo di Romero (il quale avrebbe dovuto addirittura produrre il film ma non se ne fece nulla), a mettere in chiaro le cose: ci troviamo di fronte ad un film che non si prende troppo sul serio, ma non si sa ancora fino a che punto la comicità sia volontaria o meno. Erano infatti ancora di là da venire "L'alba dei morti dementi" e simili, dove tutto è già insito nell'idea del film, qui in pieni anni '80 si ragionava più o meno così:
"adesso che ci mettiamo? qualcosa che attiri l'attenzione"
"mettiamoci una donna che balla nuda in un cimitero"
"e come facciamo a simulare il movimento di arti umani chiusi un una busta?"
"con le scimmiette meccaniche che suonano i piatti"
"come mostrare i segni dell'epidemia?
"coloriamogli la lingua di giallo no?"

...


Si cercava insomma di fare il meglio con quello che si aveva: se la scena era particolarmente riuscita ci si marciava tanto che alla fine diventava quasi comica da se, questo anche grazie ad attori non certo di grandissimo calibro e dialoghi studiati sul momento. Eppure "La notte dei morti viventi" non è semplicemente un film horror trash che ha alcune parti da commedia, anzi, tutt'altro: pur con tutti i limiti dell'epoca riesce a risultare interessante e godibile, a non scivolare mai nell'eccessivamente ridicolo tanto da diventare un buon ibrido, quasi uno spin-off un po' più ironico dei film di Romero.
Se infatti l'introduzione e lo sviluppo sono quanto di più classico ci si possa aspettare da un film di questo tipo (a causa di un errore viene liberato un gas altamente nocivo che trasforma le persone in zombie), all'interno del film si possono trovare tante piccole chicche che lo rendono sicuramente molto più riuscito ed originale di tanti trashazzi dell'epoca. Prendiamo ad esempio l'idea degli zombie "corridori", non più semplici esseri che emettono versi e che si muovono senza consapevolezza (essendo, appunto, senza cervello), no, questi non sono abomini, sono proprio persone morte che si risvegliano: pensano, si comportano come si comportavano da vivi, adottano strategie (lo zombie "intelligente" che chiama "rinforzi" dicendo "abbiamo bisogno di altri infermieri" è geniale), continuano ad amare il partner, solo che invece di volere il loro cuore vogliono il loro cervello (dettagli).


Quando si parla di zombie si parla di cervelli, qui se ne dà addirittura una spiegazione e ci si costruisce un po' tutto il significato del film (i morti sanno che hanno abbandonato la vita, l'unico modo per cercare di rimanerci aggrappati e per non sentire il dolore per l'essere morti è cercare i vivi e prendere il loro cervello), mostrando anche (accade raramente in questo tipo di film) tutta l'evoluzione/involuzione che subisce una persona viva fino a diventare zombie (con tanto di scena ironica che mostra persone inconsapevoli di essere già "tecnicamente morte").

Il ritorno dei morti viventi è insomma un cult una pellicola importante perchè ha contribuito a dipingere un po' gli stilemi tipici dei film a tematica zombesca: non è stato il primo, non ha raffinatezza o il sottotesto politico dei film di Romero, è piuttosto grezzo e ha personaggi "tagliati con l'accetta" (o con la sega in questo caso) e in alcuni momenti scivola nel trash, ma nel corso dei suoi 90 minuti regala più di un momento memorabile e diverse idee poi riprese da film successivi. La sua aura di cult insomma si è costruita più nel tempo che al momento dell'uscita (per quanto anche all'epoca in America ottenne un certo successo), non è il capolavoro dei capolavori ma fa la sua porca figura insomma , anche a distanza di 30 anni.
Sicuramente da recuperare.

Dolcetto o scherzetto? Dolcetto dal sapore vintage

Voto 7+

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