13 Maggio 2012 - 19 Maggio 2018, da Del Piero a Buffon. Sette anni, sette scudetti, quattro Coppe Italia, ma oggi è sembrato come vedere riavvolgersi un nastro. Ad una ad una le bandiere lasciano e ti accorgi che una volta anche tu eri bambino, poi sei stato adolescente, sei diventato un uomo, ma non sono i primi peli bianchi a darti la dimensione del tempo che passa quanto partite come queste in giornate come queste. Solo domani, quando nella prima partita ufficiale, non leggendolo nella formazione, inizieremo a capire quanto grande sarà la sua assenza.
La nostra storia come lacrime nella pioggia scivola e passa, ma nella memoria resta ciò che è stato. Di un ragazzo arrivato come promessa e consacrato a bandiera l'anno in cui ha scelto di scendere in B, senza abbandonare la nave. Questo un vero tifoso bianconero non può dimenticarlo e non l'hanno dimenticato neppure i nemici. Quello scomodo, quello che non le manda a dire, odiato dai nemici anche per questo ma nemmeno mai sceso troppo a compromessi con i suoi stessi tifosi. Una personalità ingombrante che si differenzia dai discorsi prestampati del giocatore medio ma anche della bandiera in genere. E proprio per questo che abbiamo imparato ad amarlo. Perché veder rosicare chi ti odia si chiama goduria.
Ma quello che non si può discutere, se non con un elevato tasso di malafede, è la storia sportiva di Gianluigi Buffon. Potere fingere quanto vi pare di odiarlo per chissà quale motivo (tipo le dichiarazioni del dopo gol di Muntari) nascondendo in vero motivo per il quale rodete quando appare in TV, cioè quello che ti fa vedere Buffon e ti fa vedere la Juve: Vincente ma anche costante. Nell'arco degli anni in molti han provato a strappargli lo scettro di numero uno, ma ogni anno aveva una faccia diversa. Ogni anno lui è parso sul punto di abdicare ma ogni anno ha azzittito tutti.
Campione d'Italia e del Mondo, col perenne cruccio di non esserlo stato d'Europa. Ma non tutto si può avere nella vita. Ci fosse Confucio ci prenderebbe a schiaffi prima di farci notare tutto il resto che ha vinto, persino una Coppa Uefa con la maglia del Parma. Ragazzi chiedete alla stessa Europa chi è Gianluigi Buffon. E se un domani dovesse decidere di vestire la maglia del PSG (come da un corteggiamento malcelato) all'improvviso tutti quelli che l'han considerato finito quest'anno, spererebbero potesse vincere la Champions in barba ad ogni dissonanza cognitiva, pur di portare avanti la propria filosofia perversa.
Persino il cielo piange il suo addio alla Juve. In una partita che se non fosse per (lo sfortunato) Lichtsteiner, sarebbe finita proprio come quello Juventus-Atalanta del 13 Maggio 2012. In vantaggio di due gol, col gol di Cerci che arriva con Pinsoglio in porta e con il pubblico che ormai non guardava più la partita, lo svizzero sbaglia il rigore del 3-1 non ripetendo quello che aveva fatto Barzagli quel giorno. Sfortunato a lasciare la Juve nel giorno dell'addio di Buffon, sfortunato perchè Sturaro infortunandosi gli nega quasi la standing ovation finale, per fine cambi. Ma alla fine qualcuno gli ha detto "Va, siamo al novantesimo, vatti a prendere questo meritato applauso che qui ci pensiamo noi altri dieci".
Ora che alla fine siamo giunti al termine di questo ennesimo anno bianconero, senza neppure avere la consolazione di aspettare un altro mondiale, scopriamo che prima o poi tutto finisce, ma se si è juventini lo restera' in eterno, finché la Juve esisterà e anche dopo essa stessa.
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