La loro illusione stavolta dura soltanto 16 minuti, quelli trascorsi tra il vantaggio di Mertens e il pareggio di Mario Mandzukic, comunque meno di una settimana rispetto alla storica (quanto inutile) vittoria allo Stadium del 22 Aprile scorso. Pensavano fosse ammore (con due emme e con la e che non si legge) invece era CR7, il ghostwriter dei tre gol che ribaltano i sogni azzurri.
Come chi è un ghostwriter?! Perché voi davvero credete che Totti abbia imparato a scrivere libri, che siano anche soltanto una raccolta di barzellette? Il ghostwriter è lo scrittore professionista che scrive il libro e dice ai calciatori: "andate e pubblicatelo", e ieri Ronaldo ha scritto tre libri che il Manzo e Bonny hanno mandato alle stampe.
Come fare tre gol senza segnarli dunque, e incidere una prestazione maiuscola nella prima partita importante per vendicare quella sciagurata sconfitta. Il Napoli è durato soltanto una ventina di minuti, giusto il tempo di digerire un gol che ci siamo praticamente fatti da soli, con l'ennesima papera di Bonucci, l'autore passivo della maggior parte dei gol subiti dai bianconeri in questo inizio campionato. Speriamo che con quel gol scippato a Ronaldo sul finale di ieri si sia definitivamente fatto perdonare, anche se è stato meglio insaccarla "per non sapere né leggere né scrivere", giusto per rimanere in tema letterario. Il buon inizio del Napoli era dunque solo uno schiaffo che la Juve doveva prendere per svegliarsi, poi è solo dominio bianconero.
Dall'altro lato le solite lacrime napulitane, di cadenza e di tradizione ma ormai nemmeno più tanto convinte. A recriminare restano solo loro, poco o nulla supportati dai media, per un doppio giallo a Mario Rui che appare più che legittimo. Dybala esce addirittura acciaccato dalla tacchettata che costa al portoghese l'espulsione per doppia ammonizione. Non hanno ancora imparato a strapparsi i capelli per le cose che riguardano più direttamente i loro demeriti, come il gol che si divora Callejon sul 2-1 davanti alla porta quando il Napoli era in inferiorità numerica e stava paradossalmente tornando a giocare. O solo l'accettare la sconfitta contro una squadra che ha giocato meglio te, tipo come abbiamo accettato, digerito e reso inutile noi la sconfitta di Aprile.
Naturalmente anche Ancelotti si è fatto subito contagiare dalla piazza, anche stremato da uno stadio per lui da sempre ostile e che con le sue battute post-gara rischia di diventare sempre più ostile, reclutando nuovi fischi anche dalle zone meno radicali del tifo bianconero e tra quelli che ancora cercano di difenderlo da vecchie diatribe mai superate.
La Juve vince, convince, si diverte e si dimostra squadra anche con l'aggiunta di "Marziano Ronaldo", uno che davvero sembra possa farci fare l'ulteriore salto di qualità. Le vince tutte e fa rosicare tutti gli antiju che alla fine hanno sempre il loro asso nella manica e quando non ce l'anno pensiamo bene noi di regalarglielo, perché in fondo gli vogliamo bene per tutte le risate che ci fanno fare. Parlo della "bomba" delle dimissioni di Marotta, e con la Juve che vince e con un CR7 in simili condizioni davvero questi avevano bisogno di parlare di altro che non sia il campo. Inutile gettarci in analisi articolate prima di conoscere meglio le motivazioni, tanto ci penseranno loro a versare fiumi di inchiostro in merito.
A me come sempre interessa la squadra (prima di tutto e tutti) e del campo. Cosa che alla fine non si può dire (totalmente) delle maglie nere in curva sud. Una protesta, la loro, che alla fine si potrebbe anche capire e condividere, ma che nei modi d'esposizione continua a lasciami perplesso. Non solo il loro messaggio è debole ma non è mai arrivato ai media, che anzi pensano sia la reazione di una tifoseria che si sia adagiata sulle vittorie e la forza della squadra, diventando la platea di un teatro laddove un tempo era stata bolgia. Il risultato che si ottiene è solo quello di non sostenere la squadra in partite di cartello come questa. Intanto questi signori gli abbonamenti se li sono fatti comunque, hanno gioito nel vedere Ronaldo indossare la maglia bianconera, eccettuato qualche fondamentalista (speriamo che ne siano davvero pochi) a cui non sta veramente a cuore la squadra ma che si sente solo comunità indipendente e a se stante, che va allo stadio solo per difendere il proprio status di ultras prima che di tifoso della Juventus. Il discorso sarebbe un po' più lungo e filosofico ma sarebbe comunque da affrontare.
Naturalmente il campionato e la stagione non finisce certo con questo Juve-Napoli alla settima giornata, la strada è ancora lunga e tutta in divenire e l'addio di Marotta apre la via ad una rivoluzione. Magari domani il buon vecchio Beppe lo vedremo in stadi come il San Paolo, divenuto biondo e con gli occhi azzurri (e dritti) e soprattutto un grande dirigente, nel percorso contrario che fù di Belzebù Moggi. Perché quando uno lascia la Juve diviene subito un grande. All'opposto si diventa vecchi, brutti, schiappe e ti espellono in Champions come è capitato a Ronaldo.
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