Deve essere frustrante arrivare allo scontro diretto ed accorgersi che non è poi cosi "diretto". Con 10 punti in meno dello scorso anno, il Napoli (che alla stessa giornata era primo con un punto di vantaggio sulla stessa Juve) arriva al "match scudetto" con la sola speranza di riaprire il riapribile. Ma deve far davvero male quando la stessa porta si chiude e ti sbatte sulla faccia. Allora davvero non ti resta che piangere, che è quello che da tradizione sai fare meglio, nonostante da più parti si siano chiarite le dinamiche e date le motivazioni del caso. Ma forse stavolta neppure i giornalisti (nazionali) ci credono più di tanto e a Napoli lo Squonk resta a piangere nel suo sacco.
Scevra dalle pressioni di classifica Napoli-Juve resta per loro la solita guerra santa. "E' occasione per dimostrare tutta la nostra civiltà e la nostra tolleranza per favorire un incontro di calcio in piena serenità... ma sarebbe convenuto che non fossero arrivati juventini" recita il questore di Napoli, in una gaffe involontaria che meglio spiega la loro idea di rivalità sportiva, che sa di più di lotta di territorio. Come quelli che dicono "non sono razzista ma sarebbe meglio se i neri se ne stessero in Africa" o come satiricamente faceva il napoletano (di adozione) Giobbe Covatta, che recitando la parte del legista in una celebre trasmissione anni 90, creava lo slogan: "non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono napoletani". Parafrasandolo oggi possiamo dire che non sono loro che sono antisportivi siamo noi che siamo juventini, e di fatto, pur con prospettiva e senso diversi per noi e per loro, lo slogan non cambierebbe di una virgola.
Risulta sin da subito chiaro che l'onere della prova e dell'impegno spettava quasi esclusivamente a loro (dato che a noi bastava anche un pareggio e persino una sconfitta non sarebbe stata una catastrofe irreparabile) ma la partita sembrava incanalarsi sul filo dell'equilibrio. Un equilibrio che si spezzava quando Meret si faceva espellere per una uscita Kamikaze col piede a martello su Ronaldo lanciato a rete. Naturalmente i napoletani dimostrano di analizzare come al solito retoricamente il regolamento, e per retorica si intende l'arte di volere sempre la ragione dalla propria parte, anche quando il giorno prima l'espulsione di Consigli doveva portar... consiglio. L'intervento scomposto atto a colpire o anche solo a cercare di colpire l'avversario, soprattutto se questo intervento rischia di ledere l'incolumità fisica del giocatore se va a segno, è quanto meno punizione. Se poi tu esci da ultimo uomo l'espulsione è inevitabile. Ma a dirlo non sono io, è il regolamento. Lo stesso concetto che riportano oggi tutti i giornali nazionali, anche quelli non certo filo-Juve come Corsport e Gazza.
La susseguente punizione porta in vantaggio la Juve, finalmente con Pjanic (quanto ci era mancata la cecchinata da calcio piazzato'). Nonostante tutto il Napoli non demorde, e non potrebbe fare altrimenti, lo fece anche all'andata in inferiorità numerica, dimostrazione che quando alla Juve togli tensione si affloscia, ma la prima speranza di riaprire quella porta sbatte contro il palo. Scampato il pericolo la Juve raddoppia con Emre Can e lì sembra davvero chiusa. Non prima, però, che il telecronista ce l'abbia tirata: "La Juve giocherà tutto il resto della partita in superiorità numerica". Taac! nel secondo tempo qualcuno lo ascolta e Pjanic viene espulso per doppia ammonizione, senza che nessuno abbia avuto il tempo di ricordarsi che la prima era stata alquanto generosa.
A questo punto il Napoli sembra fiducioso di poter riaprire questa benedetta porta, tanto più che riesce a sfruttare al meglio la ritrovata parità numerica accorciando le distanze. Meglio ancora ha l'occasione di pareggiare quando Rocchi assegna un rigore al Napoli per fallo di mano di Alex Sandro. Falli di mani che sono una sciagura quest'anno, una regola che è sempre più una carognata, visto che ormai non vale più nemmeno la casistica del "tocca prima una parte un'altra parte del corpo". Naturalmente a parti invertite non sarebbe stato solo un rigore generoso, ma un nuovo scandalo. Ad ogni modo la porta gli si chiude di nuovo sul naso quando il pallone di Insigne finisce sul palo. La Juve soffre, come non ha mai sofferto finora ma porta a casa il risultato. E tutti i discorsi sul bel gioco e sull'opportunità si fermano su quei due pali.
Ma quant'anche quelle due porte fossero state più larghe, cosa ve ne sarebbe venuto? Illusione? Accanimento terapeutico? La Juve è scesa in campo con la consapevolezza di avere più di un jolly e che questa partita era per lei poco più che una qualsiasi partita di campionato. Con i tredici punti di vantaggio ha potuto lasciare a loro lo strepito, la speranza, l'illusione e il pianto. Pur giocando meglio il Napoli ha perso la partita, quale dimostrazione di forza serve più di questa? Il pensiero che se la Juve iniziasse ad essere più cattiva vi lascerebbe a terra crivellati?
Naturalmente è inutile fargli notare quanto possono essere patetici i loro lamenti, in una partita in cui ti danno un rigore generoso, non ti lasciano in nove dopo il brutto fallo di Koulibaly su Dybala (sarebbe stata doppia ammonizione) e non restituiscono la palla dopo che Chiellini la butta fuori. Un popolo che interpreta la giustizia sempre e solo a senso unico, non restituisce palla e a volte non si presenta alle premiazioni, Esporta "folclore" ma non vuole subirlo e vive ogni anno questa partita come la guerra santa, dichiarando esplicitamente la lotta di civiltà... io lo chiamo fondamentalismo. C'era un comico che chiamava appunto il suo personaggio: "fondamentalista napoletano".
nella foto si vede Meret che non tocca Ronaldo |
Sappiate allora che se ogni anno sarete lì ad alimentare questo fuoco lascerete che anche noi ci si scaldi di rimando. Per questo non ci annoieremo mai ne ci stancheremo di sbattervi scudetti on faccia. Non vi resta che riporre la sciarpa nell'armadio e prendere quella dell'Atletico. Fingerete di festeggiare la nostra eliminazione ma in realtà... non vi resta che piangere.
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