E' sempre complicato trasporre un fumetto nel formato televisivo, lo è perchè fondamentalmente i due (pur avendo tante cose in comune) hanno tratti distintivi marcatamente caratteristici. Un fumetto non è un romanzo (che lascia tutto all'immaginazione e all'interpretazione del lettore) ma ha ugualmente la peculiarità di adattarsi al lettore, che sceglie i tempi e i modi col quale le vicende devono scorrere, magari soffermandosi più a lungo su dettagli, frasi, immagini che colgono la sua attenzione. Eppure allo stesso tempo un fumetto ha ritmi molto più veloci di quelli di un prodotto televisivo, condensando spesso nell'arco di una sola tavola più sequenze. Più che naturale insomma che (così come per i libri) i fan di un fumetto si approccino con attesa, ma anche con tanto timore, ad un adattamento per il piccolo (o piccolissimo, dipende dove lo vedete) schermo.
Io taglio subito la testa al toro: mi sono approcciato alla serie tv non sapendo assolutamente nulla del fumetto, quindi mi limito a giudicare la prima.
Umbrella Academy è un telefilm affascinante e con diverse particolarità sfiziose, tuttavia guardandolo non ho mai smesso di avere la strana senzazione che gli mancasse qualcosa, e non è solo la natura "introduttiva" da prima stagione. Quella classica serie che doveva e poteva osare di più insomma, ma si "contiene" proprio sul più bello.
Harry Potter ci fa una pi........acevole senzazione |
Lo spunto non è dei più originali: sette bambini dotati di superpoteri (nati tutti lo stesso giorno) vengono adottati da uno strano individuo che li cresce in modo severo per poterli formare e preparare per un qualcosa di terribile che potrebbe distruggere il mondo intero. Questi bambini (sia a causa dei loro poteri, sia a causa dei "metodi di insegnamento") non sono i classici eroi senza macchia e anzi non sanno neanche bene cosa farci con questi poteri (cosa farci da grandi, nello specifico), essendo questi ultimi troppo particolari e specifici. Una di loro poi, Vanya, si ritrova in questo gruppo incomprensibilmente, non essendo dotata di capacità particolarmente straordinarie (inutile dire che se è stata adottata pure lei qualche potere alla fine ce lo avrà), finendo per essere negli anni un po' la "pecora nera" del gruppo, quella che nei momenti clou restava a casa, magari a suonare il violino, sopportata più che amata da tutti gli altri. Col temposia lei che gli altri firanno per allontanarsi progressivamente, fino a quando la morte del "padrre" finirà per riunirli e far scoprire loro segreti che non osavano immaginare.
No, non mi sono voluto far crescere i muscoli delle gambe, ok? Mi piacciono le gambe snelle, sono fatti miei |
Guardando Umbrella Academy si ha quasi subito l'impressione di trovarsi di fronte ad una specie di strano miscuglio tra "Una Serie di Sfortunati Eventi" (l'umorismo nero, il senso per il grottesco burtoniano, la bizzarria delle situazioni vissute da ragazzini) e Misfits (uno degli attori viene proprio da lì tra l'altro): situazioni splatter, momenti wtf, una banda di superereroi assortita maluccio che finiscono di fatto per combinare più disastri di quanti nei risolvono. Il problema è che The Umbrella Academy non è nessuno di tutti e due, prova a trovare un amalgama tra il senso per il racconto del primo e la sboccata sguaiataggine del secondo, riuscendoci solo in parte. Meno didascalico e favolistico del primo ma anche troppo serioso rispetto al secondo.
Certo, ogni prodotto deve avere una sua propria identità, ma la sensazione è che per costruire questa identità si sacrifichi a volte la scorrevolezza del racconto: va bene concentrarsi sui classici problemi del supereroe, mostrarci il loro lato peggiore, quello più umano, ma per buona parte della serie sembra di assistere alla classica storia della famiglia disfunzionale che non fa che litigare e rappacificarsi, con continui battibecchi che magari avrebbero avuto probabilmente bisogno di un po' di umorismo in più per risultare meno "pesanti" e abusati. Prendiamo ad esempio Luther. Dovrebbe essere il "leader" del gruppo, quello che ne sa più di tutti, che è responsabile per tutti, che sa cosa si deve o non deve fare. Beh, è l'esatto opposto: non fa che piangersi addosso, non capisce nulla di quello che gli succede intorno, si limita a fare una faccia imbronciata in ogni situazione chiedendosi perchè gli altri gli stanno mentendo. Andrebbe bene per 2 puntate, magari sottolineando in modo divertente questo suo lato eccessivamente "ingenuo" per essere un leader, il problema è che la cosa va avanti praticamente per tutta la serie. La stessa cosa più o meno si può dire di Allison. Ci vengono esposti i suoi problemi familiari e poi ci si limita a ripetere le stesse situazioni, con il suo personaggio che di fato sta lì non si sa bene a fre cosa, fino alle puntate finali nelle quali assume importanza solo in quanto vittima degli eventi.
Nella prima parte di stagione insomma non si fa che girare in tondo alla questione superpoteri (le parti più interessanti sono quelle che riguardano il passato), senza mai arrivare ad un qualcosa di realmente originale e compiuto. I nostri non fanno che ripetersi "dobbiamo impedire l'apocalisse? Chi se ne frega, nostro padre non ci amava" oppure "chi se ne importa se il mondo è in pericolo, devo andare dal parrucchiere" e cose così, più o meno.
E' come se insomma la serie avesse due anime: una più divertita e splatterosa e una più seriosa e schematica, divise però in compartimenti stagni, a seconda del personaggio che vediamo sullo schermo in quel momento.
Smettila, non siamo in Misfits, qua sono io il leader e decido io quando dobbiamo far ridere o piangere. |
Numero 5 poi è probabilmente il personaggio più riuscito (anche grazie all'ottima interpretazione di Aidan Gallagher), non solo per il fatto di essere il più "consapevole" e "interventista" tra i fratelli, ma per quello strano miscuglio tra l'anziano e il bambino che racchiude dentro di se. Un antieroe folle (la sua ragazza è un manichino) ma estremamente metodico insomma, che per tutto l'arco degli episodi cerca di venire a capo della situazione in concreto mentre gli altri manco e ne accorgono. E poi puo' viaggiare nel tempo e nello spazio, leggermente più affascinante come superpotere rispetto all'essere un omone che si strugge per amore o al saper lanciare i coltelli "ad angolo". Non tutti i protagonisti insomma risultano interessanti come dovrebbero, a tratti anzi alcuni finiscono per diventare irritanti (e non in senso positivo, come potevano essere ad esempio alcuni personaggi di Misfits: talmente irritanti da risultare alla fine spassosissimi) e si finisce pure per preferirgli qualche antagonista decisamente meglio caratterizzato (Hazel).
Le ultime puntate poi finalmente offrono divertimento e coinvolgimento, con continui ribaltamenti di fronte quando tutti i nodi vengono al pettine. Un peccato che tutto ciò avvenga solo nel finale. Ma proprio gli episodi finali ci lasciano con una bella sensazione e con la voglia di volerne di più, una seconda stagione che magari parte subito da dove avevamo lasciato.
Le ultime puntate poi finalmente offrono divertimento e coinvolgimento, con continui ribaltamenti di fronte quando tutti i nodi vengono al pettine. Un peccato che tutto ciò avvenga solo nel finale. Ma proprio gli episodi finali ci lasciano con una bella sensazione e con la voglia di volerne di più, una seconda stagione che magari parte subito da dove avevamo lasciato.
In sintesi, la prima stagione di The Umbrella Academy risulta godibile e più che discreta: regala qualche personaggio memorabile, una trama che risulta interessante e qualche momento realmente divertente. Il tutto però appare a tratti troppo diluito e non amalgamato alla perfezione.
PRO
- Numero 5 è un personaggio particolare e pieno di sfaccettature
- La costruzione del mistero legato a Vanya
- Le puntate finali
CONTRO
- Troppe lungaggini
- Non tutti i personaggi risultano interessanti e "utili"
- Poteva osare decisamente di più
VOTO 7
VOTO 7
Nessun commento:
Posta un commento