Pronti via, si riparte. Inizia il campionato che apre gli anni ‘20. Guardando indietro al decennio che sta per chiudersi i nostri avversari tirano un sospiro di sollievo e di… speranza, per il futuro. Gli anni ‘10 sono stati per questi ultimi, infatti, gli anni dell’esilio. Gli anni in cui han dovuto indossare sciarpe straniere e altrui per trovare un godimento surrogato, imitatorio ed improvvisato. Si sono infiltrati in feste a cui non erano stati invitati, per bere un po’ di vittoria altrui mentre con la propria maglia raccoglievano le briciole che la Juve lasciava loro in patria. Su dieci anni otto portano la nostra firma perciò non possiamo che ricordare il decennio che si chiude con riconoscenza. Perché al netto delle due finali europee perse, anche se ancora scottano, sono stati gli anni in cui la nostra vendetta è calata su chi voleva distruggerci. Una vendetta che non si è ancora è placata ne saziata. Quindi era doveroso iniziare con la celebrazione di quello che è stato in attesa di quel che verrà.
“Through the flame still summer lingers on” Parma-Juve è segnata in calendario come prima giornata ma di fatto è ancora calcio d’Agosto. Una calcio difficile sia da giocare che da vedere, “fatto di immagini che (come la stessa Harlequin dei Genesis recita) si auto-distruggono in breve tempo” e lasciano commenti sterili. Un calcio che dunque non può essere preso più seriamente di quello di precampionato se non fosse per il bagaglio da tre punti che porta con se. Una vittoria che vale giusto per la classifica, una vittoria che fa “fieno” (come si suol dire), ma la strada è ancora lunga. Troppe ancora le ripetute amnesie difensive e le palle regalate, al netto delle concessioni che questo nuovo tipo di giocò porterà inevitabilmente agli avversari. La sfanghiamo anche avendola tenuta aperta e non avendola potuta chiudere con un raddoppio fantasma. Non dire gol se non ce l’hai nel var. Al Parma giusto qualche concessione territoriale ma che spesso in questi casi ti costa sempre qualcosa, soprattutto se non la chiudi per tempo.
Siamo di fronte, infatti, ad una squadra ancora tatticamente orfana del suo vecchio allenatore e senza il supporto del nuovo, costretto a casa dalla polmonite. In una condizione fisica che non regge più di 60/70 minuti di campo. Con una rosa ancora piena di punti interrogativi: chi rimane? Chi va? Verrà ancora qualcuno?
Vero siamo la Juve e abbiamo buoni anticorpi, persino a dispetto dei nostri stessi allenatori, il campionato è lungo ma a volte ci si dimentica (o si finge di non sapere) che non è facile lasciare un credo che durava da 5 anni per abbracciarne uno totalmente diverso. La vera rivoluzione del “sarrismo” sarà quella di rivoluzionare una squadra collaudata e rodata dall’ “allegrismo”, stile di gioco più concreto e meno schizzinoso. Difatti ieri in campo si è vista una squadra ancora in difficoltà, tipo quei giocatori stranieri appena arrivati che tentano di condurre in porto un’intervista in italiano dopo solo due mesi di studio. Inevitabilmente questi giocatori pensano ancora in “livornese” e cercano di tradurre in “fiorentino”. Una lingua che a dispetto della vicinanza geografica dei suoi latori e completamente diversa. Non gioca a nostro favore né il caldo né l’improvvisata condizione fisica iniziale. Perciò la parola d’ordine nelle prossime settimane mi sento di poter dire che deve essere pazienza.
Come si vede dico questo in tempi non sospetti e dopo una vittoria, perché non si dica che al primo inciampo non sia in realtà solo in cerca di scuse. Il sarrismo (brutta parola per di etichetta e marchio che si emancita dal suo stesso creatore come il mostro di Frankstein) è comunque un gioco molto mobile, anche e soprattutto senza palla, e per instillare questo concetto in questi giocatori dopo 5 anni serve tempo. Non basta il passaggetto tikitakesco fine a se stesso ma c’è bisogno del movimento costante dei giocatori senza palla per renderlo efficace.
Sia chiaro, è un cambiamento che non tutti abbiamo chiesto, espresso da un allenatore che non tutti abbiamo voluto, ma ormai sono un gioco e un allenatore che abbiamo e ci dobbiamo tenere e far sì che duri più del Governo, perché sennò significa che avremo fallito. Io devo ancora digerire la nuova maglia, pensate un po’, quindi solo con la pazienza e la collaborazione di tutti possiamo non solo attuare il sarrismo alla Juve ma anche instillare lo juventinismo a Sarri. Tutto dovrà essere giudicato sotto la lente dei risultati. Risultati che come da etimologia non possono che non arrivare alla fine, non ora e né tra qualche mese.
Buona la prima dunque, perché è… cosa buona che sia andata in porto la prima vittoria. Grazie a Chiellini e un po’ meno al VAR, puntiglioso con noi (per quanto giusto possa essere fischiare quel fuorigioco) e magnanimo con altri, cosa che a parti invertite avrebbe fatto parlare della prima giornata come se si fosse già all’ultima con le due squadre a parità in classifica. Ma noi sappiamo che alla prossima tutto si resetta, come sempre, quindi iniziamo noi a pensare bene a sfruttare al meglio energie ed idee per quello che sarà un match tanto difficile quanto ancora prematuro.
Buon campionato a tutti.
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