Dybala si riconferma esorcista dello Stadium. Quando tutto sembra possa far sognare al diavolo un ingresso in paradiso, o quanto meno in purgatorio, San Paulo chiude le porte celesti sostituendosi a San Pietro e ricacciandolo nell'inferno... della sua classifica. Non riesce a Padre Pioli il miracolo di donare al Milan il primo punto nella sua storia allo Stadium. Agli altri non resta che parlare del caso Ronaldo, per poter inghiottire l'ennesimo sogno infranto sul finale. Con la sosta alle porte una manna dal cielo per i giornalisti, che han modo di avere scalette e palinsesti pieni fino al rientro dalle nazionali.
La vittoria, prima dea a cui votarsi, nessun'altro prima di lei, inizia a capirlo anche un dio olimpico come Ronaldo. Per due volte sacrificato e per due volte il sacrificio è stato giusto e premiato. Inutile che faccia le sue solite bizze, questa è la Juve, se non lo capisce lo capirà, la squadra viene sempre prima di tutto. Bene fa Sarri ad avere il coraggio di sostituire questi ultimi due Ronaldi, ombre appannate e fuori forma del nome che portano.
Ma al di là di questo la parentesi si apre e si chiude qui, perchè la Juve è una squadra che da sempre in questi casi ha dimostrato di sapere quello che si deve fare, in tempi rapidi e senza sprecare poi troppe chiacchiere. Noi sapevamo chi era Ronaldo anche prima di prenderlo e certe cose si mettono in preventivo. Lui potrà rispondere sul campo "all'affronto" tornando a dare ciò di cui è capace. Il resto sono le solite chiacchiere che servono a portare avanti il carrozzone e a sopravvivere alla noia delle nazionali.
In queste due partite i fatti han dato ragione al mister. I suoi jolly Costa e Dybala, inseriti nella ripresa, sono il NOS che ci fa scattare per il sorpasso decisivo prima del traguardo. Si cercano, si servono, si citano. Tutto parte dal brasiliano, passa ancora per Higuain (quello della carambola decisiva di Mosca) e viene rifinito dalla Joya che per l'occasione fa il Costa, saltando in dribbling Romagnoli e infilzando il diavolo col destro, neppure il piede designatogli da Dio.
Lui come Higuain, i due che han voluto fortemente restare sulla nave bianconera, affrontando il flutti della tempesta di mercato che rischiava di scaraventarli in mare. Il Pipa e la sua storia incrociata, passata proprio per l'esilio milanista, per quel pianto nervoso dopo l'espulsione e l'ideale colpevole trovato in quel Ronaldo che gli aveva rubato la Dama. La stessa Dama che ora lui e Paulo accompagnano alla vittoria proprio mentre lo stesso Ronaldo fa cilecca. Peccato non abbia potuto avere la gioia di quel raddoppio.
E dire che ad ogni Juve-Milan, passando anche per la vicenda Bonucci, di cose ce ne sarebbero da dire e romanzi calcistici da scrivere. Una partita mai scontata nel durante quanto nel prima e nel dopo. Una Juve stanca che vive dei guizzi dei suoi fuoriclasse e conquista come al solito la sua sofferta vittoria a dispetto dell'impegno rossonero. Ci è forse sempre bastato poco per ricordargli chi era più forte, perchè quando poi abbiamo davvero giocato li abbiamo schiacciati come in finale di Coppa Italia. Di nuovo il diavolo in cerca di redenzione si illude e resta deluso. Al di là del solito palcoscenico di una sera, in cui i suoi figuranti si mettono in mostra di fronte al grande pubblico (avversario) poi queste due squadre continueranno ad avere due recite diverse sin dalla prossima. Più di quella di Ronaldo sostituito o del Milan di nuovo battuto, una delusione che è forse più dei loro cugini, che prima di tornare a schernirli avrebbero voluto "approfittare" di una loro gioia. Invece la Joya è nostra.
Questa tortuosa strada pare ancora lunga e accidentata e presto non dovrà bastare solo l'immolazione del singolo ma urgerebbe un cambio di passo da parte della squadra. Ognuno deve sentirsi parte del progetto e non possiamo più aspettare i vari Bernardeschi.
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