mercoledì 11 marzo 2020

Altered Carbon - seconda stagione (2020)

Sono un appassionato di cyberpunk, passione ereditata da quella per i racconti e romanzi di Philip Dick. Si tratta di un tipo di fantascienza molto "umana" e che si lega fortemente a tematiche etiche e sociali: l'alienazione, il razzismo, il concetto di umanità, il controllo governativo, l'attendibilità delle notizie e di tutto quello che vediamo e sentiamo... Una fantascienza insomma più "terrena" e per certi versi più angosciante perchè più vicina a noi. Va da se che qualsiasi prodotto appartenente anche lontanamente al filone ha immediatamente il mio interesse (attendo con trepidazione  Cyberpunk 2077). 


Queste motivazioni mi spinsero a guardare (ed apprezzare) la prima stagione di Altered Carbon, serie piuttosto fedele all'iconografia classica, anche visivamente: le luci al neon, il retrofuturismo tecnologico, lo stesso protagonista molto "bladerunneriano" (e non solo quello). Mettiamoci pure che la sua impalcatura era quella da "noir alla Dick" (investigatore/antieroe dal passato oscuro e indecifrabile, una femme fatale, colpi di scena che scombinano totalmente le nostre certezze) e abbiamo tutti gli ingredienti cotto a puntino. Gli stessi titoli delle puntate erano quelli di omonimi film appartenenti al genere (una chicca). Certo, a tratti era afflitto da una certa lentezza e da qualche incertezza a livello di ritmo e sceneggiatura ma l'atmosfera e il mondo che dipingeva erano magnifici. 

Nella seconda stagione quindi hanno pensato bene di risolvere quei piccoli problemi, riuscendoci a grandi linee, peccato che tutto il resto ha cominciato a scricchiolare.


Volete dire che non sono bianco? Ma è scandaloso, come sarebbe che non sono bianco?  E si sente anche. Gesù, sai a quante cose adesso bisognerà rimediare: dovrò rinunciare agli abbronzanti e cosa diranno gli amici del circolo?

Come abbiamo avuto modo di vedere nella prima stagione, nel mondo di Altered Carbon la morte funziona in modo diverso. Di fatto non si muore ipoteticamente mai, non la coscienza almeno: basta salvaguardare la cosiddetta "pila corticale" inserita direttamente nella colonna vertebrale e... benvenuta immortalità. Quanto al corpo...è tutto un altro discorso. Non a caso vengono definite "custodie". In buona sostanza chi può permettersela o ha i giusti agganci si può scegliere il corpo che più gli aggrada nel quale farsi trasferire, chi non può... puff. Puff? "Vera morte", condizione alla quale si va incontro anche se la "pila" dovesse distruggersi. 

Hanno avuto gioco facile quindi gli autori, nel momento in cui dovevano sostituire il partente Joel Kinnaman, a scegliere il suo sostituto nel ruolo del protagonista: Anthony Mackie.  E voi vi chiederete:"cosa hanno in comune Kinnaman e Mackie?" Nulla appunto: uno è un lungagnone nordico e glaciale dall'espressione incazzata, l'altro un (decisamente) più basso uomo di colore dall'espressione molto più rassicurante. E ci sta eh, è perfettamente contestualizzata la cosa: il "vero" corpo di Takeshi Kovacs era quello di un orientale. Nessun problema di coerenza quindi. Quanto a carisma però...Diciamo che Mackie ce la mette tutta e a tratti è pure bravo ma non è esattamente il primo che ti verrebbe in mente per quel ruolo e quel genere. Quel genere appunto:  nella seconda stagione di Altered Carbon, svincolata pure dai legami col romando originale, è come se la serie si adattasse all'attore protagonista anzichè quest'ultimo alla stessa. 

Tu dici che nella terza stagione mi confermano?


Altered Carbon 2.0 indugia infatti molto meno sulle atmosfere, i luoghi (troppo canonici e già visti), le riflessioni, i colpi di scena. E' molto più veloce, più "action", oseremmo dire più americana nel modo di procedere e sviluppare le sue puntate, puntate che scendono pure da 10 a 8. Un tentativo di "alleggerire" la proposta, eliminare i tempi morti, velocizzare lo sviluppo della trama

Da un certo punto di vista la cosa funziona pure: la trama è molto più comprensibile, asciutta, facile da seguire , tanto che anche a distanza di ben 2 anni dalla passata stagione non faticheremo più di tanto a ricordare nomi, luoghi ed eventi passati. Purtroppo però questa maggiore "chiarezza" si è trasformata per larghi tratti in "canonicità": Kovacs viene a sapere che Quell potrebbe essere ancora viva. va quindi alla sua ricerca imbattendosi i una serie di personaggi (vecchi e nuovi) che vogliono fargli la pelle. Questo in buona sostanza il succo, certo forse un po' troppo compresso, ma comunque difficilmente si uscirà da questo canovaccio. Non mancheranno quindi scazzottate, sfide in arene molto particolari, battaglie i luoghi virtuali ecc. tanto che pure la new entry Trepp (Simone Missick, anche lei in quota Marvel come Mackie) molto spesso finirà per fare a pugni con questo o quell'altro personaggio. Un peccato perchè il personaggio è interessante e meritava un miglior approfondimento. 

O mioddiio siamo identici, non può essere vero, io sono morto, o meglio la mia custodia originale è stata distrutta, o meglio la mia coscienza sta dentro di me cioè dentro questa custodia che ho adesso. Insomma per farla breve: chi cazzo sei?


Non tutto è azione comunque: Kovacs si scontrerà infatti con un complotto politico che ha radici nel suo passato e con una minaccia che credeva sepolta. Sebbene a tratti sembri di stare in una specie di spin-off di Star Wars, diversi momenti funzionano, così come funziona il personaggio di Poe, probabilmente quello più riuscito di questa seconda stagione. Il più umano dei personaggi (lui che umano non è) gode di un approfondimento maggiore rispetto alla prima stagione che ce lo mostra ora innamorato, ora curioso, impaurito, dubbioso, angosciato. E' un po l'anima della serie, una specie di Groucho per Dylan Dog ma più serioso e "letterario". E' lui che ci fa sentire di più la pesantezza di alcune decisioni, che resta più ancorato al concetto dickiano del telefilm. Ottimo lavoro quindi su questo versante.

In definitiva la seconda stagione di Altered Carbon è inferiore alla prima, pur attestandosi su livelli discreti. Lo è perchè, cercando di limarne i difetti, finisce per cadere nel tranello della standardizzazione e della banalità. Non mancano momenti riflessivi e dilemmi etici, ma spesso finiscono per essere messi in ombra dalle fasi più action. Per evadere la noia insomma sacrifica l'atmosfera e questo non depone del tutto a suo favore (perchè una serie cyberpunk deve avere necessariamente atmosfera). Gli spunti ci sono comunque e si spera che in una terza stagione saranno meglio approfonditi.

PRO

- Il personaggio di Poe è caratterizzato ottimamente
- Non annoia praticamente mai
- Nelle ultime puntate regala sequenze di sicuro effetto

CONTRO

- Attore protagonista meno carismatico del precedente
- Troppo action e troppo poco "filosofica"
- Atmosfera cyberpunk molto più diluita

VOTO 7

Nessun commento: