Da domani tutti in pellegrinaggio a San Giovanni Cuadrado, che risolve una partita destinata ad un noioso zero a zero. Una vittoria che vale oro in questi tempi di magra. Dopo quel palo di Chiesa Infatti (il quarto in quattro partite, tra lui e Dybala) nulla sembrava più poter cambiare l'inerzia del pareggio, nemmeno giocare in undici contro dieci. Quando Allegri rinsavisce e toglie Rabiot per Cuadrado è come scambiare la coda con l'occhio.
Quando torna il campionato te ne accorgi subito. I calciatori atterrano dai loro voli europei e ritornano i soliti demotivati strapagati del paesello. Persino la gente sugli spalti sembra diversa, meno rumorosa e disposta a fare bolgia. I tifosi tornano spettatori. Entrambi gli attori in gioco sembra si annoino a morte a recitare la propria parte. Mettiamoci pure il fatto che Allegri si presenta in campo con una difesa che sembra il Genoa, con Perin in porta, Rugani e poi Pellegrini in difesa ma soprattutto con Rabiot a centrocampo detto anche "ancora tu".
Max non convince con le sue scelte di formazione. In panca restano i nazionali, alcuni sedicenti acciaccati, ma non si può fare a meno di essere maliziosi circa accordi sottobanco pro nazionale.
Così è stato questo Juve-Fiorentina, fino all'espulsione e ai cambi. Due squadre che han badato più a fermasi a vicenda e con un gioco continuamente spezzettato da falli. Non si può certo negare che forse alcuni si siano divertiti, forse i viola fintanto che son riusciti a mantenere il pareggio o i nostri dopo averla vinta, ma una volta partite del genere erano decisamente più vivaci, anche quando finivano sullo zero a zero. Quella di ieri invece qualcuno vorrebbe spacciarla per spettacolare, ma è stata la più italica delle partite.
Per contratto ci han provato entrambe, in rare occasioni, ma i due portieri non han dovuto fare granché, soprattutto Perin, che esce una sola volta a smanacciarla, poi si guarda la partita. Poco più impegnato il suo collega viola, in un paio di occasioni clamorose in cui salva la rete, ma quando non ci arriva lui ci pensano Morata, che abita in fuorigioco, e la traversa che dice no a Chiesa. Anche Dybala si perde in questo mare e Vlahovic fa persino peggio, restando a Firenze ma entrando in campo a Torino.
Rimasta in dieci la Viola ripone l'archetto nell'astuccio, tanto da iniziare con le perdite di tempo. L'arbitro promette di recuperare tutto ma dopo una quantità industriale di cambi dà solo quattro minuti. Salvo aggiungerne addirittura due dopo il gol.
Eppure questa storia ha un lieto fine (per noi) che vale il prezzo del biglietto. San Juan fa il miracolo finale e non solo batte gli odiati viola, a cui non resta che rosicare male per il gol dell'ex, ma ci regala una sosta tranquilla. Di questi tempi la nazionale arriva come una vacanza meritata per noi tifosi affaticati, cosa che non capitava gli anni scorsi. Ora i calciatori saranno liberi di andarsi a infortunare con un'altra maglia e speriamo che alcuni non tornino proprio, ma almeno noi ci risparmiamo il continuo scempio di un anno, non sabbatico, ma domenico da "a casa in ciabatte".
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