I film horror basati sui found footage non mi hanno mai appassionato. Non ci ho mai trovato nulla di scioccante o sconvolgente nel vedere un filmato sgranato dove tutto è mosso, sconnesso, pieno di rumori e voci che non si capisce da dove vengano. Più che mettermi paura mi fanno venire un gran mal di testa. Una volta poteva essere una cosa originale e suscitare interesse (ma ricordo di non aver mai visto Blair Witch nonostante per anni ne abbia sentito parlare e sia ormai considerabile un cult), col tempo però più che un genere è diventato un modo per girare horror senza sprecare un euro (o un dollaro, come preferite) e senza uno straccio di idea. Che poi tutto sommato gli horror che mi piacciono sono proprio quelli che mostrano poco e lasciano molto all'immaginazione, ma devono avere solide basi sulle quali poggiare.
"Devo restare in questo posto isolato dal mondo, senza poter usare internet o chiamare qualcuno, sorvegliato 24 ore su 24 da telecamere...Ma non ci sarà qualcosa sotto?" |
Archive 81 è in prima battuta assimilabile proprio a quel tipo di cinematografia (le cassette ritrovate che mostrano un fatto sconvolgente e orrifico, le inquadrature traballanti, la scomparsa di tutti coloro che hanno avuto a che fare con quei video) però quell'inutile e spoileroso sottotitolo italiano...vi dirò, in parte è stato proprio quello ad attirarmi. Sono allergico ai found footage infatti tanto quanto adoro invece l'orrore "cosmico", Lovecraftiano, quello che non si svolge in un solo luogo e ha per oggetto qualche persona che deve salvare la pellaccia ma mette invece in dubbio la nostra stessa concezione di divino, che ci fa dubitare della nostra sanità mentale, che mette in dubbio la percezione della realtà stessa. D'altronde se Philip Dick è il mio scrittore preferito e film come Il Seme della Follia o Il Signore del Male stanno nel mio olimpo personale un motivo ci sará.
Beh, in buona sostanza Archive 81 mescola le due cose (e non solo): usa il meccanismo del found footage solo come tema di fondo ma poi diventa per buona parte del suo tempo tutt'altro, anzi spesso mette proprio da parte consapevolmente quell'approccio e ci mostra direttamente quello che nelle cassette non c'è ed è avvenuto al di fuori del girato. In buona sostanza se ne frega dell'approccio filologico al genere.
"Ma siamo proprio sicuri che questo Kajagoogoo...Calexico...Calypso, o come cavolo si chiama, sia un Dio benevolo? |
Se il protagonista inizialmente potrebbe sembrare uno solo, quel Dan chiamato a restaurare (su commissione di una strana organizzazione) dei filmati distrutti 25 anni prima in un misterioso incendio, la serie dopo qualche puntata abbandona per larghi tratti il suo occhio indagatore per raccontarci direttamente la storia di Melody Pendras, l'autrice dei misteriosi filmati. Melody stava girando un documentario sugli abitanti del misterioso edificio Visser e scomparì assieme a tutti i coinquilini proprio in quell'incendio. In cosa si è imbattuta? Quali misteri celava il palazzo? Cosa è "nascosto" di così importante in quelle cassette (letteralmente)? Chi si cela dietro la misteriosa organizzazione?
La serie riesce a giocare bene con i misteri e ad incuriosire lo spettatore, che, così come Dan, finirà costantemente spiazzato ed incredulo di fronte alle rivelazioni dei filmati. La realtá sarà di fatto molto più complessa di quello che potrebbe sembrare in un primo momento: la semplice sparizione di una ragazza si tramuterá infatti in un'angosciante faccia a faccia col male a cavallo di 2 epoche diverse. Le tematiche affrontate e lo stile della serie cambieranno così col passare delle puntate: echi di shining, streghe, strani rituali, abomini lovecraftiani, snuff movies, perfino delle introduzioni alle puntate che fanno tanto Ubik e che mi sono davvero piaciute molto.
Tanta la carne al fuoco insomma, a volte forse pure troppa, quando la serie a volte sceglie di cambiare registro e invece dovrebbe osare maggiormente approfondendo determinate situazioni. Arrivano quindi spiegazioni un po' troppo semplicistiche e affrettate, pur nella capacità comunque di avvincere sempre lo spettatore, costruendo nuovi colpi di scena. Quello che manca dal punto di vista dello stile registico e della sceneggiatura viene spesso compensato da una buona gestione del ritmo e da alcune trovate in grado di tenere lo spettatore sempre interessato.
Peccato per gli effetti speciali un po' meh, però se siete cresciuti con gli horror anni '80 andranno comunque bene, avendo trangugiato negli anni ben di peggio (anzi erano proprio quegli effettacci sgangherati a volte a dare maggior sapore a certi prodotti). Poi comunque sono usati poco quindi nessun timore.
Archive 81 insomma è un prodotto che è molto più di quello che, ad un'occhiata distratta, potrebbe sembrare. Non mostra subito le sue carte, tocca pazientare un po', ma si rivela un prodotto genuino che omaggia un certo tipo di horror del passato, giocando con le sue ispirazioni in maniera gustosa. James Wan si dimostra ancora una volta quindi un produttore dalla vista lunga.
Pro
- E' molto più di quello che sembra
- Riesce a mescolare tanti generi di horror diversi
- Alcune sequenze sono davvero efficaci
Contro
- Registicamente si poteva osare di più
- Alcune "spiegazioni" frettolose
- Il solito cliffhanger finale, non così eccessivo, ma superfluo.
Voto 8+
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