venerdì 8 aprile 2022

Clickbait - serie TV (2021)


Clickbait è forse una delle parole più associabili all'epoca nella quale viviamo. Un'epoca nella quale spesso è più importante porre l'attenzione su un determinato argomento piuttosto che raccontarlo in modo veritiero, nella quale tutti viviamo due vite (una nel web e una reale) spesso diversissime tra di loro. Conta l'apparenza, quello che gli altri percepiscono, più che quello che realmente è. E' così che funziona oggi il mondo e bisogna prendere atto, ma spesso questo meccanismo produce mostri, causa conseguenze molto più gravi di una semplice falsa convinzione, facilmente sbugiardabile. Il personaggio che ci siamo costruiti nel web finisce per distruggere ciò che siamo in realtá.

"Può dirci qualcosa su suo fratello? Per favore, qualsiasi cosa: che numero di scarpe portava? E' vero che aveva un'unghia incarnita? Dormiva verso destra o verso sinistra?


Il clickbaiting è infatti il terreno perfetto attraverso il quale poter creare delle gogne per il malcapitato di turno, usato spesso come strumento per fare più visualizzazioni, per ottenere risalto. Il sensazionalismo è un'arma silenziosa: crea un corto circuito in grado di distruggere vite, creare realtà inesistenti ma che tutti fanno loro, solo perché ci sono state raccontate in maniera distorta o presentate in maniera fuorviante. Spesso ci dimentichiamo che dietro alcuni volti, dietro le tante parole pronunciate da persone che non conosciamo, dietro i presunti scoop si nasconde molto altro, spesso totalmente differente da ciò che pensiamo. Alla fine finiamo per diventare il propellente che alimenta macchine distruttive.

Clickbait, la serie TV, parte da questi presupposti, estremizzando alcune situazioni fino a trasformare il tutto in un thriller pieno di colpi di scena e situazioni a volte purtroppo un po' inverosimili, sacrificando lo spunto iniziale per salvaguardare godibilità e appetibilitá per il pubblico.

"Ti prego, 5 milioni di views sono poche al giorno d'oggi, perché non arrivi a 10 milioni? Perché uccidermi e rinunciare alla gloria?"


La situazione iniziale sta a metà tra una puntata di Black Mirror e un esagerata clip virale. Un uomo (Nick Brewer) in un video trovato sul web mostra verso la telecamera dei cartelli piuttosto espliciti: "faccio del male alle donne". Appare ferito e in pessime condizioni e in uno dei messaggi che mostra c'è scritto "a 5 milioni di visualizzazioni morirò". E' tutto vero? E' stato rapito? Davvero morirà? Di quale crimine si è macchiato? E' davvero colpevole? Chi è davvero Nick Brewer?
La premessa è senza dubbio molto affascinante e le prime puntate riescono davvero a farci frullare per la testa una serie di domande che continuamente mutano, ci fanno dubitare di noi stessi e della nostra capacità di giudizio. Ci fidiamo prima delle parole di qualcuno per scoprire un attimo dopo che questo aveva mentito, diamo per certe informazioni di seconda mano e ci accorgiamo di essere stati un po' superficiali. Non riusciamo a trovare sicurezze sull'indole dei personaggi della serie e sulle loro motivazioni. Perché? Perché non li conosciamo, così come non conosciamo coloro dei quali leggiamo sul web, idolatrati da alcuni siti o demonizzati da altri. Avete presente il caso Will Smith/Oscar? Da giorni non leggiamo altro, non sembra interessi altro, non può esserci spazio per i "non lo conosco, non mi esprimo" o per i "chi di noi può giudicare?". Bisogna schierarsi e parlarne, parlarne fino allo sfinimento e nutrire la macchina che alimenta il clickbaiting. A che pro?


"Esci fuori col telefonino alzato o sei un uomo morto"


La scelta della serie di mostrarci Nick per brevi momenti e poi solo attraverso dei flashback o nei racconti di altri (non necessariamente veri) si rivela perfetta. In questo modo nessuno può realmente capire chi sia e cosa abbia fatto in realtà. In ogni puntata allora ogni persona che lo conosceva ci viene mostrata mentre cerca di capire cosa gli sia accaduto e, contemporaneamente, mostra di avere dei segreti. Lo spettatore allora comincia a chiedersi cosa sia davvero reale e cosa costruito, quale sia la verità dietro le tante parole di fronte alle telecamere o scritte su uno schermo.

E la serie quando analizza questi paradossi della nostra società, queste storture, appare più attuale che mai e centra pienamente il bersaglio. Purtroppo però ad un certo punto si fa prendere un po' la mano con la parte "gialla" delle vicende e sceglie la strada del thriller puro, della classica investigazione su un omicidio, della lunga sequenza delle false piste (i consueti cliffhanger da fine puntata), i sospettati insospettabili (che agiscono spesso da criminali consumati nascondendo e nascondendosi qualunque cosa), il poliziotto problematico ecc.
Non un male in se ma è come se la serie annacquasse un po' le intenzioni iniziali, che partivano da premesse "più alte", che sembravano prospettare altre soluzioni narrative. Di puntata in puntata si cerca sempre più di stupire, trasformando la tematica al centro di tutto in una "caccia al colpevole" che avvince ma regala anche la sensazione di star vedendo un qualcosa che punta a sorprendere più che a raccontare una storia coerente. Il continuo colpo di scena ad effetto stupisce nel breve periodo ma sul lungo banalizza un po' il prodotto.


"Oh mio dio, sei tu il colpevole? Ci facciamo una foto assieme prima che ti ammazziamo?"


Clickbait insomma è una serie aderentissima al titolo che porta: tratta di un argomento attualissimo fino a diventarne essenza stessa.  Ci vuole raccontare di come le persone vengono attirare da false promesse e poi fa lo stesso. Se non altro si dimostra coerente.
Resta comunque un buon thriller che pone interessanti questioni, che avvince lo spettatore e non annoia mai, godibilissimo ma forse con un titolo meno furbo avrebbe ottenuto meno visibilità.

PRO

- Spunto iniziale di grande effetto
- La scelta di mostrarci Nick quasi solo attraverso flashback o racconti dei suoi conoscenti 
- Avvincente e piena di colpi di scena imprevisti.

CONTRO

- Molti spunti interessantissimi poco approfonditi 
- La parte "gialla" è spesso un po' troppo inverosimile
- Caratterizzazione di alcuni personaggi non ottimale

Voto 7,5

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