Anche la persona più ordinaria e normale al mondo potrebbe un giorno trasformarsi in un assassino, "basta una buona ragione e una giornata storta". Potrebbe accadere perfino, chessò, ad un prete, se si trovasse in una situazione assurda e senza via d'uscita. E' quello che succede in questa serie TV ideata da Steven Moffat, uscita su Netflix a distanza ravvicinata da Devil's Hour, altra serie prodotta da Moffat ma su Prime Video. A differenza di quest'ultima però, non ci troviamo di fronte ad un thriller con risvolti soprannaturali ma ad una commedia brillante mascherata da dramma, che nelle sue sole 4 puntate ci regala una serie di bizzarre situazioni, di riflessioni sulla natura umana e ci mostra che spesso non siamo semplicemente buoni o cattivi ma solo persone in balia del caso.
La riflessione di Moffat, sopra descritta, è ben esplicitata dai due personaggi protagonisti della serie. Da una parte abbiamo Henry (David Tennant) un prete protestante che, a causa del suo altruismo, si ritrova invischiato in un equivoco che rischia di mettere a repentaglio la reputazione, sua e della sua famiglia. Dovendo quindi agire in fretta si macchia di un crimine per lui inimmaginabile fino a quel momento.Dall'altro lato della barricata abbiamo invece un carcerato, un condannato a morte per la precisione. Jefferson Grieff (Stanley Tucci) è un ex professore di criminologia che ha fatto a pezzi la moglie e in attesa di essere giustiziato aiuta a risolvere dei casi ancora insoluti. Non per fare ammenda, dice lui, non ha bisogno di redenzione, è consapevole di meritare la morte pur non anelandola. Vuole fare solo del bene, o almeno così ama ripetersi.
Beh, si dà il caso che uno di questi "crimini irrisolti" che sceglie (con riluttanza) di accettare abbia a che fare proprio con quello che sta accadendo a Henry. Le vicende dei due uomini quindi, apparentemente agli antipodi, finiranno per collidere.
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"Moffat, Moffat, questo nome non mi è nuovo. Dove l'ho giá sentito" |
Per certi versi il personaggio interpretato da Tucci (efficacissimo e carismatico) potrá far venire in mente quell'Hannibal Lecter visto nel Silenzio degli Innocenti. Ma qui il taglio è molto più brillante, divertito, meno ombroso. I dialoghi e le interpretazioni sono costantemente sopra le righe, pur non mancando di momenti drammatici, e spesso si scivola volutamente nell'esagerazione e nell'inverosimile. Il dramma qui spesso lascerá il posto al comico. I personaggi saranno costantemente preda di un destino beffardo che sembra prendersi gioco di loro,un po' come accadeva nei film dei fratelli Coen.
Lo stile di Moffat (Sherlock, Dictor Who) è sempre ben riconoscibile, lo è il suo costruire una trama fatta di tasselli che si incastrano senza soluzione di continuitá, in uno svolgimento costantemente divertito e mai troppo complesso, dove il ritmo e la fruibilità sono sempre in primo piano rispetto alla plausibilitá di alcuni accadimenti.
Forse 4 puntate sono troppo poche e molte cose finiscono per perdersi per strada o essere lasciate troppo sullo sfondo, così come alcuni personaggi. Poco male, Moffat è molto più intenzionato a stupirci con effetti pirotecnici e con frasi ad effetto che non mancheranno di restare impresse.
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"Perchè ho ucciso mia moglie? Di cognome faceva McGuffin" |
Inside Man è davvero una serie TV sfiziosa e particolare. Diverte, affascina, intriga, lasciando lo spettatore confuso ma sempre coinvolto da una serie di situazioni assurde e da una coppia di protagonisti carismatici. Una serie tipicamente britannica, che riesce a fare riflettere senza troppo impegno sulle conseguenze delle nostre azioni e sul potere del caso nella vita di ognuno di noi.
PRO
- L'interpretazione di Stanley Tucci
- Il ritmo si mantiene costante e lo stile di Moffat è ben riconoscibile
- Dialoghi sempre molto interessanti e che offrono riflessioni non banali
CONTRO
- Non aspettatevi troppa plausibilitá
- 4 puntate forse sono troppo poche
- Finale un po' meh
Voto 8-
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