sabato 14 gennaio 2023

#SerieA 22/23 18ª #NapoliJuventus 5-1 – Venerdì 13

 

A volte ritornano. La stagione horror di questa Juventus non poteva non girare il suo episodio peggiore la sera di venerdì 13. Gli zombie sono tornati in campo da quella fossa che (materialmente in molti campi) è la panchina, dopo che per otto partite si era preferito dare spazio ai giovani, e si era pure azzeccata la mossa. A trent’anni esatti da un altro storico 1-5 (quello di Pescara) uno dei suoi protagonisti principali torna a giocarci contro. Quel Massimiliano Allegri che ormai è diventato per molti tifosi (nel bene e nel male) più importante della Juve stessa. La sua figura ha polarizzato così tanto la tifoseria che ormai non si tifa più la Juve, ma solo pro e contro Allegri e spesso non si ha nemmeno torto, dato che la Juve è ormai assente anche come società.

Quando vi dicevo di non fare troppo gli schizzinosi per una vittoria contro la Cremonese al novantesimo, intendevo dire proprio questo. Otto vittorie consecutive senza gol sono stata una manna dal cielo che si sarebbe dovuto benedire come si benedice l’acqua che cade tra due grandi siccità. Otto clean sheet che dimostrano ancora una volta (se mai ce ne fosse stato bisogno) che questa squadra esiste solo se non subisce gol. Alla prima offesa si mette a piangere nell’angolo, come sempre e stato quest’anno. Altra conferma allo stato dell’arte è stata la formazione messa in campo contro il Napoli. Max si è cagato sotto, lasciando in panchina i giovani e in campo… il Napoli. Invece si sarebbe dovuto perdere coi giovani e non coi vecchi. Si sarebbe dovuta accettare una sconfitta, a mio parere pressoché inevitabile, ma con la voglia che hanno dimostrato solo i giovani di metterci. Perchè quelle otto vittorie sono praticamente merito loro. Non dimentichiamoci del gol simbolo contro l’inter, di un Fagioli deriso dagli avversari anche per il suo cognome. Un cognome semplice e ultra popolare e popolano, portato da uno sconosciuto.

Invece Allegri si è cacato ancora una volta in mano, ha schierato un Bremer che non si reggeva in piedi, solo per farlo diventare miglior assist man del Napoli. Chiesa quasi a fare il terzino, non ha potuto dare nulla all’attacco. Di Maria vive di fiammate, Milik che si accende solo ogni tanto come un accendino scarico. Insomma un disastro di formazione, non solo per i singoli ma anche per il momento e il luogo peggiore in cui schierarli. In sintesi, abbiamo apparecchiato la festa perfetta all’avversario peggiore. 

Una serie di orrori da libro di Stephen King che non c’entrano una mazza col gioco bello, il gioco brutto, il corto muso e le cazzate varie. In campo c’era gente senza un minimo di orgoglio e amor proprio. Senza il fisico per fare uno scatto né i piedi per spazzare una palla. Una difesa considerata bunker che si trasforma in colabrodo. Tutte cose che Allegri sembrava aver capito proponendo la rivoluzione giovane, ma che improvvisamente ha gettato alle ortiche. Così come rischia di essere gettato alle ortiche tutto quello che si era raggranellato finora.

Una squadra come la Juve, che per la sua storia non può permettersi di vivere di umore, è diventata l’umore fatta squadra. Non a caso, mentre in casa abbiamo ottenuto sette vittorie e due pareggi (che tutti sappiamo come sono arrivati) subendo solo tre gol, in trasferta, invece, lontano dal conforto degli amici e sotto il rumore dei nemici… nove gol, di cui cinque solo ieri sera. Insomma tutto lascia presagire il ritorno  di un tempo di vacche magre. Poiché non si può fare affidamento sull’orgoglio ferito di chi non ha orgoglio, se dovessimo riuscire a battere il Monza in coppa Italia anche solo ai rigori, secondo me dobbiamo ritenerci soddisfatti. Con L’Atalanta invece, solo puntando sull’umore, solo un miracolo potrà donarci una vittoria.


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