Ho sempre avuto un rapporto controverso con i Cinecomics Marvel. Mi piacerebbe davvero apprezzarli e in parte ci riesco (in fondo non disdegno alcune grandi saghe a fumetti) tuttavia capisco perfettamente le critiche che molti gli rivolgono. Sono film quasi fatti con lo stampino, dove la forma è quasi sempre superiore alla sostanza. I protagonisti sono quasi tutti delle prime donne, che spesso badano più ad accontentare i loro fan che a fare qualcosa di davvero concreto per la trama, trama spesso diluitissima e vuota, riempita da quintali di effetti speciali ed esplosioni. Delle gran baracconate insomma. E andrebbe pure benissimo se non fosse che tutti i personaggi delle varie saghe (non basta qualche battutina qua e lá) si prendono tremendamente sul serio, tanto da diventare respingenti, antipatici, altezzosi. Si tratta insomma di film divertenti, godibili, ma dimenticabilissimi, a meno che non vi facciate prendere dal giro di citazioni, cliffhanger, collegamenti che stanno lì apposta per tenervi al guinzaglio e non farvi abbandonare la nave.
Non è un caso quindi che le mie due saghe marveliane cinematografiche preferite siano Deadpool e I Guardiani della Galassia. Due outsider, che spesso hanno una cifra stilistica che mal si integra con quella di tutte le altre saghe Marvel (Deadpool non è esattamente un personaggio per famiglie) e che quindi è sempre stato difficile inserire nel calderone. I Guardiani della Galassia per tanto tempo se ne è tenuta fuori, salvo farcela rientrare di forza negli ultimi tempi ma, pur avendo tanti tratti in comune, la saga de I Guardiani della Galassia si stacca concettualmente da quelle degli altri Cinecomics e questo terzo film (o volume che dir si voglia) tutto sommato ce lo conferma.
Innanzitutto i Guardiani della Galassia (nonostante il nome altisonante) non sono un vero gruppo di supereroi. Non è un supergruppo formato da gente con capacitá particolari. E' invece una combriccola di fuggiaschi, esclusi, diseredati che si sono ritrovati a lavorare assieme per caso o per necessità. Dei mercenari insomma. Il Leader, Peter Quill, è un semplice terrestre che ama la musica anni '80 (la colonna sonora che fuoriesce dal suo walkman e che sottolinea i momenti salienti delle loro azioni è una delle caratteristiche distintive della saga) e non ha nessun "potere", a parte gli aggeggi che gli costruisce l'amico Rocket, un procione (non chiamatelo così) pensante e parlante. Assieme a loro ci sono la guerriera Gamora, Drax il Distruttore (tanto forte e leale quanto tontolone) e Groot, un albero antropomorfo che sa pronunciare una sola frase: io sono Groot. Quanto di più lontano vi aspettereste insomma da dei supereroi.
Molto spesso le loro "missioni" cambiano a causa di condizioni avverse o per un errore commesso da qualcuno di loro, da qualche imprevisto, non tutto insomma va sempre secondo i loro piani, tutt'altro. I Guardiani si ritrovano quindi quasi sempre a combattere non per denaro ma per salvare la pellaccia.
Il tasso di comicità quindi è superiore a quello degli altri film della Marvel, si potrebbe parlare di "comedy comics". Peter e gli altri fanno ridere non perchè fanno qualche battutina qua e lá mentre sconfiggono senza problemi i nemici di turno, ma perchè sono impacciati, inadeguati, a volte si mostrato proprio totalmente scemi (Drax). Per questo il loro rapporto sembra più "sincero" leale, credibile. Non cercano per tutto il tempo di mostrare i muscoli o provano a fare una buona impressione, ma si mandano continuamente a quel paese salvo rischiare continuamente la vita per restare uniti e salvarsi a vicenda.
In questo terzo volume della saga ad esempio Rocket si ritrova in fin di vita e gli altri dovranno trovare una soluzione per non farlo morire. Inutile dire che la strada per trovare una cura sará molto tortuosa e porterá i Guardiani a scontrarsi con l'ingombrante passato del procione. Le sue origini ci vengono mostrate attraverso dei flashback dal taglio quasi favolistico, che diventano via via sempre più crudi e violenti, facendoci riflettere sul perchè sia sempre un personaggio scostante. E' una cavia da laboratorio che è scampata (a differenza dei suoi amici) allo sterminio, un qualcosa che è impossibile dimenticare. A differenza dei film precedenti quindi saranno presenti in misura maggiore momenti tragici e commoventi, tuttavia saranno sempre ben amalgamati col il taglio ironico che è alla base della saga.
La memoria è comunque uno dei temi cardine di questo terzo volume. Se Rocket non riuscirà mai a dimenticare il suo triste passato, Gamora, a causa delle conseguenze dei film precedenti, sará invece ignara di tutto, non avendo vissuto nessuna delle avventure assieme ai Guardiani che aveva vissuto la Gamora originale. Dovrá riabituarsi a fare parte della strana combriccola ,che inizialmente mal sopportava, fino a riapprezzarne le qualitá, al primo impatto poco visibili.
I Guardiani della Galassia vol. 3 ci conferma la qualitá di una saga che riesce a staccarsi dal cordone ombelicale dei suoi parenti più stretti, anche se ne sconta qualche pericolosa deriva (il minutaggio ad esempio comincia ad aumentare vertiginosamente). Lo fa grazie alla sincerità dei suoi protagonisti, ad un taglio molto più ironico e irriverente, ad una colonna sonora sempre sul pezzo (la musica è fondamentale e ricopre quasi ogni secondo di visione) ma soprattutto grazie al maggior "cuore" dei suoi "reietti".
Voto 8+
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