lunedì 7 agosto 2023

The Witcher - serie TV - terza stagione


Ultimamente le serie fantasy di tipo "epico" non se la passano molto bene. Dopo il boom dei primi anni duemila, ascesa durata fino alla fine degli anni 10, negli ultimi tempi abbiamo assistito alla demolizione da parte di una buona fetta di pubblico di qualsiasi grande trasposizione. Tutti ricordiamo il giro a 360 gradi da parte dei fan di Game of Thrones dopo l'ultima stagione. Gli anelli del potere? Distrutto dal review bombing, dalla sua eccessiva ambizione, dai maniaci della purezza dell'opera originale. Pure la terza stagione di The Witcher non è scampata alla mannaia dei puristi del web, a ragione o a torto. Eppure la prima stagione (e in una certa misura la seconda) aveva abbastanza convinto, se non con la totale fedeltà ai romanzi o ai videogames dai quali era ispirata, grazie soprattutto alla convinzione degli attori, alle atmosfere, alle buone scene action, alla costruzione credibile su schermo dell'affascinante mondo creato da Andrzej Sapkowski. Cosa è andato storto qui allora? 
The Witcher, la serie, è sempre stata per i fan sinonimo di Henry Cavill. Inutile girarci intorno. Non è certo l'attore più espressivo o più capace al mondo, anzi, eppure si è dimostrato in grado di entrare perfettamente nei panni del personaggio di Geralt di Rivia. Sará per l'anima da burbero dalle poche parole del Witcher o per il fatto che Cavill è un appassionato di videogames e della saga dello Strigo. Non stupisce quindi che la notizia del suo abbandono alla serie, arrivata in maniera totalmente inattesa ovviamente (motivi mai del tutto chiariti in maniera esaustiva e che comunque alla fine poco contano in un giudizio su una serie TV), sia stata accolta non proprio in maniera serena o pacata, diciamo così. Eufemismi. 


"Chi cavolo è Liam Hemsworth? Credevo mi sostituiste con Chris Hemsworth, è da queste cose che si capisce la bassa considerazione che avevate di me"


"Cavill abbandonerà in maniera naturale", "il finale vi stupirà per la naturalezza della transizione tra lui e il suo successore". Queste più o meno le frasi che gli sceneggiatori, nel tentativo di rassicurare gli spettatori, si erano affrettati a lasciar trapelare. Inutile dire che si sono rivelate del tutto inutili come tentativo di placare gli animi sempre particolarmente agitati dei fan delle saghe fantasy. Aggiungiamoci poi che questa "transizione naturale" tanto promessa era l'ennesima invenzione, visto che se guarderete la serie vi accorgerete che il finale di stagione tutto è meno che un vero "finale" e di transizioni, cambiamenti, mutamenti, non c'è traccia alcuna. C'è da restarne, se non incavolati, quantomeno perplessi. 

Parliamo quindi di una schifezza totale? Una stagione inutile, inconcludente, pessima, che distrugge il sacro spirito dell'opera originaria? A guardare i voti su IMDB verrebbe da rispondere di si (voti perfino peggiori rispetto a quelli de Gli Anelli Del Potere, che per forza di cose si portava appresso un fardello molto più pesante e godeva di una visibilità decisamente maggiore). Da tempo però abbiamo imparato che delle esagerazioni e delle sentenze lapidarie bisogna quasi sempre diffidare. Molto spesso il review bombing è un fenomeno artificioso, pilotato, che parte magari da un fondo di veritá ma viene poi ingigantito da una massa di giudizi "fantasma" (gente che non ha manco visto la serie ma ne ha sentito parlare male da altri che magari ne avevano sentiti altri ancora parlarne male). La terza stagione di The Witcher, ad esempio, a ben guardare è decisamente più aderente ai romanzi della seconda, solo paradossalmente è proprio questo a renderla più problematica. Un paradosso? Non proprio.


"Non puoi riposare, ho solo 8 puntate per insegnarti tutto" 


La serie ha sempre avuto, come detto, il suo punto di forza nella figura del protagonista, nel suo rapporto conflittuale col potere (è uno che non si schiera,che odia la politica e i giochi di palazzo). Geralt è un uomo che non ha legami, che non ha un passato e una vita "normale", che però scopre nell'amicizia con Ranuncolo, nell'amore per Yennefer e nell'affetto paterno per Ciri un nuovo se stesso al quale non è più disposto a rinunciare. Non è più solo un mercenario che uccide per denaro ma un uomo che è disposto a tutto per proteggere chi gli sta accanto. Non stupisce quindi che i momenti nei quali questi personaggi interagiscono siano quelli più riusciti.
C'è però sempre stata un'altra faccia di The Witcher, fino alla seconda stagione non quella preponderante ma che qui invece ha preso la maggior parte dello spazio: la politica. 
The Witcher non è Game of Thrones e, sebbene io non sia un grandissimo fan dei giochi di potere e delle telenovelas mascherate da fantasy, la serie tratta dai romanzi di George R. R. Martin ha affrontato certe tematiche in maniera perfetta. Qui è l'esatto opposto.

Giá dalla prima stagione, chi non conosceva i romanzi o i videogames, ha sempre fatto una fatica immensa a raccapezzarsi tra la miriade di nomi, razze, luoghi, alleanze del mondo che dipingeva. Perchè? Perchè sostanzialmente la serie ha sempre approcciato male a quell'aspetto. Scarsa capacitá di fare percepire i luoghi e le distanze (personaggi che si spostano da un luogo all'altro in pochi minuti, come se tutto il mondo fosse grande quanto il Molise), poca profondità nel dipingere gli intrighi politici (sono tutti sono contro tutti perchè vogliono Ciri, ma allo stesso tempo non lo sono, o forse si: insomma una gran confusione). Non aiuta l'inserimento di personaggi inventati, da fare stare di forza in una storia invece giá nota e con eventi consequenziali, cosa che ha contribuito a numerose forzature. 
E' questo insomma che intendo quando scrivo che paradossalmente il difetto maggiore di questa terza stagione è proprio il suo essere maggiormente aderente ai romanzi originari: riserva uno spazio maggiore a ciò che meno funzionava nelle due stagioni precedenti, le vicende politiche e gli intrighi. La serie non ha mai affrontato bene queste questioni ma finché restavano sullo sfondo si poteva chiudere un occhio. Ora molto meno.


"Non uccidermi, ti sono sempre stato fedele principessa. Certo ho ucciso quasi tutti i tuoi cari ma l'ho fatto senza cattiveria"


Altra caratteristica che colpevolmente la terza stagione sceglie di mettere in secondo piano è l'azione. Pochissime sono le battaglie contro i mostri, ancor meno quelle contro gli umani. Un vero peccato, perchè oltre ad essere state una vera e propria cifra stilistica della serie, le sequenze più action sono tra le cose più riuscite. Cavill ci crede e si vede, ma anche gli altri attori non sono da meno e gli effetti speciali fanno il loro. Non si capisce per quale motivo siano state quasi azzerate, vista anche la scarsa capacitá di costruire, come detto, un intreccio profondo che riguardasse le varie "casate" e che si potevano raccontare le stesse cose in un tempo decisamente minore. La confusione generale sarebbe stata la stessa.

The Witcher è insomma una serie che affascina e si guarda comunque con piacere ma a volte sembra soffrire di una sorta di masochismo che la porta ad affidarsi più a ciò che le riesce meno piuttosto che esaltare i suoi punti di forza. Tanto i personaggi principali e le sequenze più epiche sono riuscite quanto l'intreccio, gli intrighi sembrano artificiosi e mal pensati. Non riesce insomma mai a fare il passo decisivo nella giusta direzione. Eppure basterebbe poco.

PRO
- I 3 personaggi principali
- Le sequenze action non sono molte ma sono avvincenti
- Più aderente ai romanzi che in passato

Contro
- Finale anticlimatico e in controtendenza rispetto a quanto annunciato 
- Troppo spazio dato ad intrighi politici poco interessanti e a personaggi secondari
- Alcune forzature fanno storcere il naso

Voto 7+

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