Queste son partite che si giocano da sole e spesso sfuggono ai pronostici. Il nostri problemi restano piuttosto nell'affrontare le piccole, peggio ancora quando queste si chiudono. I gol divorati da Lautaro e il palo di Dumfries ci hanno dato fiducia. Abbiamo capito che questi non sono quelli dello scorso anno, nemmeno sotto l'aspetto della "buona sorte" (trascendente o regalata dagli arbitri). Una fiducia che abbiamo vissuto sul finale dell'andata. Quando si sentivano già re, come ragazzini abbiamo fatto notare loro che erano nudi. Ma ancora una volta questa vittoria porta una firma ed è quella di Randal Kolo Muani. Conceição spedisce a Sommer solo il pacco che il francese ha infiocchettato. Mentre Inzaghi si lamenta per un fantomatico fallo su Calahanoglu, che in realtà cade da solo come un albero abbattuto dal vento.
Tutta l'Italia esulta, come canta Gabry Ponte. Dopo di noi, di sicuro lo fa Conte e il suo Napoli, nonostante quell'incontro abbia invertito i ruoli: loro han preso la pareggite e noi siamo ormai alla quarta vittoria consecutiva, tra campionato e coppa. Strappando, sculando e pareggiando restano primi, tanto che sembrerebbe proprio il loro anno. L'Inter invece, dopo il sontuoso 4-0 contro l'Atalanta di inizio stagione, non ha più vinto uno scontro diretto. Concentrandosi molto di più sui piagnistei del suo allenatore. Il mondo inter piomba in quella che è stata la nostra storia, fatta di gente che ti fa notare gli errori arbitrali (o presunti tali) solo quando fa comodo ad una parte. Marotta eletto come presidente segna la vostra legge del contrappasso. Uno scudetto vinto con arbitraggi così scandalosi, che neppure nell'era pre-var, e tutti in una sola direzione. Un fallimento evitato d'ufficio dagli amici di Lega, Figc e Uefa. Una storia di compromissione tra tifo malavitoso e tesserati a farla da sottofondo musicale. Per molto meno la Juve avrebbe rischiato di nuovo la B, mentre la povera Rose Villan non vincerà mai Sanremo.
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