domenica 14 settembre 2025

Juventus 4-3 inter – 3ª Serie A 25/26 — Picnic


Meno male che non c’era Adani a commentare questo Juve-inter (e in fondo deve essere stato un bene anche per lui, da interista) altrimenti avremmo subito la replica della pagliacciata rimasta celebre in Italia-Israele. Qui fortunatamente non siamo a quei livelli di odio storico tra strisce, anche se il calcio viene spesso caricato artificialmente di un odio che (da molto lontano) lo ricorda, ma quando dall’altra parte della striscia nera c’è l’azzurro invece del bianco, non è mai solo una partita di calcio. 


Parafrasando l’esaltato Rai, in questo picnic da area di rigore a banchettare, alla fine, siamo noi ed è questo quello che rimane di una partita che si staglia su un campionato ancora neonato ed esula dallo stesso come uno spin-off cinematografico. Proprio perché siamo ancora alla terza, e che qualsiasi risultato avrebbe avuto lo stesso peso di classifica: pressoché nullo. Rimane quindi solo Juventus-inter e il suo 4-3, risultato romantico che ricorda altre storie e altri tempi. Più che per i tre punti o per la momentanea vetta in condominio, per noi è una goduria. Una goduria rafforzata dal fatto che davvero poteva finire in qualsiasi modo.

È come vincere alla lotteria, o meglio ancora alla roulette russa ma senza l’implicazione morale di esultare per la morte del tuo avversario. D’altronde, l’abbiamo visto l’anno scorso, quando in mezzo a tutti i problemi di un'annata disastrosa, che ha lasciato strascichi anche su questo mercato, ci siamo comunque tolti lo sfizio. Proprio come quando, di ritorno dall’infamia dalla B, sapevamo ancora come fare per batterli ed abbatterli.

Chiaro che poi una riflessione seria che esula dalla vittoria dovrà essere fatta, poiché è palese che una difesa del genere non possa essere una difesa accettabile. Restano ancora la percezione di dover migliorare e l’incertezza sul futuro. Non saranno certo questi tre punti a darci morale o classifica. Per questo possiamo esultare e godere senza altre seconde mire o distrazione. Possiamo cioè dedicarci alla purezza del momento. Un momento che ancora una volta fa piangere loro e non noi.

Restano Yildiz che disegna e Bremer che “assiste”. Il turco si staglia sempre più sugli altri e il brasiliano, oltre alla solidità difensiva che magari ieri si è vista meno (non è che da solo possa togliere tutte le castagne dal fuoco) si trasforma in assist man micidiale.

Resta il primo gol di Kelly (e di un difensore inglese) con la maglia della Juventus. Resta il goal spettacolare di un ragazzo di 19 anni, entrato nella ripresa quando si pensava che nulla avrebbe potuto dare alla causa, non tanto come contributo al risultato quanto come contributo all’organico. Per lui è stato il goal della domenica, quello che va festeggiato e che rimarrà nella storia, ma che deve essere un seme da coltivare più che un punto di arrivo.

Resta la serata dei fratelli Thuram, entrambi in gol con le maglie opposte. Stessa esultanza, diversa intensità. Resta il battesimo della telecamera dalla prospettiva arbitrale, con le sue immagini spettacolari e con le sue immagini assurde già diventate meme. Resta la vittoria della Juve sull'inter. Che non è poca cosa.

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