giovedì 30 ottobre 2025

Juventus 3-1 Udinese – 9ª Serie A 25/26 – Compito in classe col supplente


Come quel famoso orologio fermo che mostra l'ora esatta due volte al giorno, la Juve torna a segnare ed a vincere nella stessa serata. In quanto al convincere, mi dispiace, ma dobbiamo risentirci. Quanto meno dopo il calendario che Tudor attendeva come quel lavoro che gli avrebbe permesso di ripagare i debiti contratti. Brambilla, intanto, potrà vantare un curriculum col 100% di successi sulla panchina dei grandi, prima di tornare su quella dei piccoli e cedere la cattedra al filosofo Spallettone.

Eppure anche stavolta si è tribolato; non certo a causa dell'avversario, il cui unico merito è stato quello di segnare al primo tiro in porta; ad un secondo dalla fine del primo tempo; dopo l'ennesima topica di Locatelli; ma per la nostra cronica stitichezza offensiva. Ci sono infatti serviti due dischetti all'euchessina per aver ragione di questa Udinese, con l'unica eccezione dell'incornata di Gatti. Un'Udinese che ha fatto davvero poco o nulla per meritare anche solo il pareggio, va via da Torino collezionando due soli tiri nello specchio e un pallone d'oro per il portiere Okoye: laddove non eravamo noi a sbagliare era stato lui a superarsi.

A Runjaić non resta altro che piangere, inconsciamente deluso per la sfortuna che gli è toccata, nell'averci beccato proprio adesso, dopo l'esonero di Tudor. Con Igor ancora in panchina, quasi sicuramente, questi calciatori non avrebbero mai offerto questa reazione e forse anche lui sarebbero entrato allo Stadium per saccheggiarlo. Invece gli è andata male. Naturalmente quei due rigori (netti!) non gli sono proprio andati giù, così è andato nelle interviste per chiedere rispetto per le errate valutazioni dell'arbitro (sic) perché, sul secondo, Di Bello gli aveva dato fallo a favore, invece i brutti e cattivi al VAR l'hanno richiamato in cuffia per fargli notare la topica. VAR che, tra l'altro, ci mette un'eternità per giudicare un episodio solare: Yildiz tocca il pallone e l'avversario lo scalcia da dietro, e non viceversa. Il solito retro pensiero, ci suggerisce che a quel punto si stava cercando qualsiasi pretesto, senza alla fine riuscirci, per non volerlo assegnare.

Ora la patata bollente passa nelle mani dello Spallettone. Tudor non sarà più lì per rischiare la figuraccia a Cremona, ma dopo le sue parole, da quelle parti, avranno comunque il dente avvelenato contro chi resta. A scendere in campo saranno coloro che ormai da anni collezionano figuracce in giro, contro chiunque, nascondendosi dietro l'allenatore di turno. Perché chi ha perso contro i Como, che ora gli è un punto sopra, non può certo aspettarsi di vincere facile contro chi gli è solo un punto sotto. Ecco dove la tua panchina ha iniziato a scricchiolare davvero prima di rompersi, Caro Tudor. Ma gli incapaci che restano alla Juve difficilmente diventeranno fuoriclasse al suono delle parole del nuovo filosofo.

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