venerdì 9 novembre 2012

ARGO - Ben Affleck

Ormai è certificato: Ben Affleck è un ottimo regista, una cosa che se solo qualcuno avesse osato immaginarla qualche anno fa gli avrebbero riso in faccia. Nelle due precedenti pellicole girate si era affidato a luoghi e tematiche a lui note, aveva delineato personaggi con i quali poteva avere molto in comune, aveva scelto attori (il fratello in Gone baby gone) non di rilevanza assoluta ma funzionali.


Sarebbe capace uno così di gestire qualcosa di completamente diverso? Argo è un film che parla di come la controparte cinematografica di Affleck tenti di ideare un falso film di nome Argo, allo stesso tempo è un film impegnato su una storia vera (il falso film dovrà servire a liberare degli ostaggi facendoli fuggire dall'Iran sotto falsa identità). Follia? No, perchè Ben riesce a miscelare perfettamente l'ironia nei confronti di Hollywood (molte le battute e le scene che smitizzano il cinema americano o che omaggiano certa fantascienza minore e non) con le atmosfere tipicamente anni 70' (ottima la colonna sonora e l'atmosfera creata) di film spionistici come I tre giorni del Condor o Quinto potere (citato tra l'altro apertamente).

In questa prima parte del film tutto funziona alla perfezione: impegno ma anche divertimento ed ironia costanti che aiutano il film a non essere troppo verboso e perfino un'introduzione molto riuscita, che per non risultare troppo didascalica si avvale del fumetto.

Purtroppo la seconda parte è tesa, serrata, ma decisamente troppo classica (leggasi qualche escamotage o deus ex machina di troppo) e anche il finale non è pienamente soddisfacente, non brutto in se, anzi, ma per come viene inscenato. Per fortuna sui titoli di coda il film dimostra ancora una volta  la sua bontà (tra pupazzetti di Star wars e realtà della situazione negli Stati Uniti e in Medio Oriente) e la sua unicità.
Argo è sostanzialmente un film sulla menzogna (quella che devono inventarsi coloro che ideeranno il falso film e lo spacceranno per vero e quella di Stati Uniti e Canada su come la vicenda si svolse in realtà), sul fatto che a volte le bugie aiutino ad evitare qualcosa di peggiore (come la violenza), su quanto sia falsa e illusoria ma "utile" la cinematografia, ma anche sull'aiuto reciproco (quello che devono instaurare Canada e Stati Uniti per sbrogliare la matassa).

Un'altro fiore all'occhiello del film è il cast: oltre all'ormai onnipresente Bryan Cranston (Breaking bad), rivediamo piacevolmente Kyle Chandler (Ultime dal cielo) e soprattutto il sempre divertentissimo Alan Arkin (che ricordiamo per l'oscar nella mitica parte del nonno in Little Miss sunshine) e l'ottimo John Goodman (che ultimamnete sembrava scivolato nel dimenticatoio).
Affleck naturalmente si riserva la parte dell'attore principale, ma è bravo a non strafare e gigioneggiare e riesce ad essere efficace ("Carter mi ha detto di dirti che sei un grande", "Un grande cosa?", "Questo non lo ha specificato").

Insomma un film da vedere assolutamente, che per via di qualche pecca e didascalismo non raggiunge lo status di capolavoro assoluto, ma che saprà deliziare i cinefili grazie alla suspance, alle tematiche impegnate affrontate col giusto piglio e alle intelligenti citazioni cine-politiche (perfetta la chiusa finale):

- Quello che inizia con una farsa, finisce in tragedia
- Chi l'ha detto?
- Marx.
- Groucho ha detto questo?

Voto 8.

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