giovedì 23 luglio 2015

TERMINATOR: GENISYS - Alan Taylor

E siamo giunti al quinto capitolo. Un po' sequel, un po' remake, un po' reboot, un po' parodia. Terminator Genesys vuol esser tutto col rischio di non esser nulla. Una pura operazione commerciale che di per se non toppa tanto come film singolo quanto come anello di una saga storica e affermata. Un capitolo che non aggiunge nulla ma anzi finisce persino per rovinare tutto. Ma andiamo per ordine. 


Siamo nel 2029, il leader dei ribelli umani, John Connor, è un passo dalla vittoria su Skynet ma la tirannica intelligenza artificiale ha in serbo (...avrà, ma non fatemi paranoie sui tempi senno non ne usciamo vivi) la sua ultima disperata mossa: mandare un Terminator indietro nel tempo ed impedire la nascita dello stesso Connor. Fin qui tutto come da programma, senonché non dobbiamo dimenticarci che tutto questo è già accaduto nei capitoli precedenti, quindi stavolta quando Kyle Reese tornerà nel 1984, per proteggere Sarah, per lui sarà la prima ma per noi no. Il risultato è che si ritroverà in un passato riscritto "arbitrariamente", in cui Sarah sa già il fatto suo, il P800 è vecchio e Skynet prepara l'upgrade.

Ora capite perché Emmet Brown distrusse la macchina del tempo appena ne ebbe l'occasione? Perché con 'sta storia che il futuro non è scritto (e con una time-machine neppure il passato) a furia di cancellare e riscrivere la storia ci ritroveremo con un foglio confuso e impiastricciato. Maneggiare un paradosso temporale, a lungo andare, non è solo un problema per uno scienziato del futuro ma anche per uno sceneggiatore del presente.

Insomma continuare a sfornare Terminator porta a questi pasticci. Anche se si fosse fatto un semplice remake. Perlomeno una remake avrebbe avuto "l'unico" ostacolo del paragone con un mostro sacro della storia del cinema (alla Snai una vittoria l'avrebbero data 5 a 1) fare una scelta del genere invece crea il mostro di Frankestein. Un polpettone di difficile digestione. Il problema sta a monte. La pecca fondamentale è di prendere questo robot distruttore e mantenerlo in vita per spremerne il succo più che si può. Ok, Terminator nasce con un peccato originale, quello di essere un paradosso costruito su eventi futuri, quindi concettualmente non risolvibili perché non ancora avvenuti, ma lì il paradosso era stato creato per darti una storia originale e un finale memorabile. Ora però si abbiate un po' di buon senso e di buon gusto. Altrimenti di questo passo si rischia di creare un Deus Ex Machina che giustifica ogni cosa:

- "Ma non l'avevamo già risolto questo problema?"
- "Si, ma il passato è stato modificato ed ora bisogna iniziare tutto da capo"
- "Ma porca...!"

Escamotage, escamotage come se piovesse.

- "Ma Il terminator è invecchiato!
- "Ehm... ma la pelle invecchia!" 
- "Sarah Connor è la figlia di Terminator!?"
- "Ehm... sai cosa? Il P800 è tornato a salvarla da piccola..."
- "John Connor è cattivo!?!? meh vabbè allora fate voi, che ve lo dico a fare!"

Ma quanti cavolo di salti temporali si son fatti? Cosa vi ha insegnato Predestination? Troppi salti temporali possono mandarvi in pappa il cervello... e anche la sceneggiatura. A sto punto prendiamo Ritorno al Futuro e rovinamolo, così, giusto per sfruttare il marchio:

- "Marty salta in macchina che ci sono i due te stesso che si stanno prendendo a pugni nel 1955 alternativo"
- "Cavolo Doc, ma questa è KITT di Supercar".

Qui il rischio non è solo quello di rovinare il capolavoro di Cameron, ma anche di rendere inutile questo, con capitoli su capitoli. Nel cinema bisogna imparare a fermarsi e guardare indietro per guardare avanti (morale spazio-temporale).

Troppo nostalgico. Analizziamo il prodotto singolo. Una operazione commerciale con la tendenza a strafare. Innanzitutto non si prende sul serio. Via il dark dell'originale a tratti si trasforma in una sorta di Mercenari, in cui spiccano le battute di spirito, come una parodia di se stesso, perchè oggi fa tendenza. I protagonisti non hanno il carisma necessario all'eredità che dovrebbero portare. La presenza di Schwarzenegger e palesemente un collante inserito a forza per mantenere tutto insieme. Dopodiché scordandosi che sia parte di una saga un po' di spettacolo lo offre. Qualche inseguimento che ci fa mangiare i pop-corn senza guardare se vanno in bocca o a terra, un po' di critica sociale sullo strapotere di internet e i social media, ma finisce li. Nulla di nuovo.

Il rischio più grande è quello di non levarcelo più di torno, lo si capisce dalla scena dopo i titoli di coda, è già previsto un seguito. Il poeta maledetto Sutter Cane non si preoccupava minimamente se ancora qualcuno non leggeva il suo libro perché avrebbe visto il film. Altro che remake o reboot, questo è un Reloop... Non vedi il film? Scaricherai il nuovo sistema operativo!

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