domenica 9 agosto 2015

LA CASA DEI GIOCHI - David Mamet (1987) [Summer 80]

Giocare d'azzardo e truffare è un po' come indagare la mente di chi ci sta di fronte, capire i modi di fare delle persone, intuire fin dove gli altri sono disposti a spingersi e a rischiare. Come degli psichiatri della delinquenza.
Ma noi? Sappiamo tutto di noi stessi, come facciamo ad essere sicuri che una volta che abbiamo cominciato a giocare sapremo gestire il tutto e non "cambieremo" in meglio o in peggio e non ci faremo prendere la mano?

La casa dei giochi, esordio alla regia di David Mamet è un film che appunto "gioca": inserisce delle pedine, costruisce le loro personalità, si diverte a mescolare le carte e alla fine nei minuti finali spiazza. No, non nella trama in se (piuttosto canonica e quasi prevedibile) ma nel modo col quale mette lo spettatore di fronte a personalità diverse da quelle che ci aspettavamo.
Di film alla Ocean's Eleven o Confidence ne abbiamo visti tanti in tempi recenti, film dove tutti tradiscono tutti, nulla è come sembra, i colpi di scena sono ad ogni angolo e il tutto alla fine si trasforma in una caccia allo stupore dello spettatore (spesso esagerando fino a risultare poco credibili).

La casa dei giochi appartiene a questo filone di film basati sulla truffa e anch'esso presenta dei colpi di scena, tuttavia questo non è il suo interesse primario. E' allo stesso tempo un'analisi sulla psicologia umana, sul confine tra azzardo e "punto di non ritorno", su chi siamo davvero, su quanto le nostre debolezze ci tradiranno in un momento di pericolo.

Si chiama il gioco della fiducia. Perchè? Perchè tu mi dai la tua fiducia? No, perchè ti do la mia
La protagonista del film è una psichiatra di successo, sicura di se, diventata scrittrice famosissima e che non si nega mai ai suoi "fan". Vive per il lavoro e non si concede nessuno svago, nessun momento di relax, nessuna vacanza. Ma lo stress finisce per farle perdere colpi (lapsus, insicurezze, vuoti di memoria) e farle mettere in discussione l'efficacia del suo lavoro e dei suoi metodi.
Un giorno a causa del suo stesso lavoro si ritroverà quasi per caso a conoscere un truffatore incallito e se ne innamorerà, lo seguirà, anche alla ricerca di un'esperienza che potrà servirle per il suo lavoro o un futuro libro (quale occasione migliore per studiare la mente umana di un gioco di inganni?). Un momento di svago per ricaricarsi, un esperienza che la cambi in meglio.

Se vuoi giocare però devi stare al gioco e soprattutto non temere le conseguenze. Ma se queste conseguenze non sono meramente pecuniarie (se sei molto ricco non è un problema insormontabile perdere dei soldi) ma "personali"? La truffa perfetta non sta nel farti fesso per poterti rubare dei soldi ma nel rubarti la vita, le certezze, le ambizioni. Se c'è una sola cosa nella quale sei bravo e ad un certo punto vieni raggirato proprio in quell'ambito? Quali possono essere le conseguenze?
La protagonista (e non solo) comincerà a mettere in gioco non i suoi soldi ma le sue sicurezze, la sua capacità di capire gli altri, la sua stessa natura. Se perde?

Non puoi ingannare una persona che non sta prestando attenzione
La bellezza di un film come questo non sta nell'originalità o nella capacità di stupire, ma nei dialoghi: certosini, pieni di "indizi" (dopo aver visto il finale certe frasi acquistano un senso maggiore), raffinati, quasi da film noir. La casa dei giochi è un film anni 80' che è meno anni 80' possibile (il look però miei cari quello no, non immaginavate che visto dopo quasi 30 anni tradisse alla grande l'epoca storica), basta guardare la locandina.
Tutto funziona grazie agli scambi di battute dei protagonisti, sono il motore trainante del tutto, anche quando la trama ci conduce verso percorsi noti ci sarà una frase che metterà in chiaro meglio determinati tasselli (facendoci sembrare determinate situazioni meno assurde di quanto possano sembrare).
Non è un caso che il film sia l'esordio cinematografico di uno sceneggiatore.

Capolavoro? No di certo. Siamo dalle parti dell'esercizio di stile, un bell'esercizio di stile però

Invecchiamento: 2/5 (se non fosse per il look...)
Fattore cult: 3,5/5
Divertimento: 3,5/5
Visionarietà: 3/5
Premonizioni: 2/5
Fascino Vintage: 2,5/5
Gioca a fare il cult...ci riesce?
Voto definitivo: 3,5/5

Nessun commento: