martedì 8 ottobre 2019

#JOKER - Todd Phillips


Ne abbiamo sentito parlare così tanto di questo Joker, in queste ultime settimane, che era come se lo avessimo già visto senza entrare in sala. Nel senso che la sua fama lo precedeva. La sua critica lo precedeva. I suoi premi lo precedevano. Il dibattito cinematografico dell'anno era già iniziato, ma noi eravamo in ritardo per l'assemblea. Fuori dalla sala chiusa ne vedevamo solo le ombre allungate sui muri, ascoltavamo voci confuse ma ferme nei loro toni e osservammo le fazioni formarsi. Quelli che "E' un cinecomic" contro quelli che "no, non lo è". I "E' il miglior film sui supereroi" contro i "no, non ha nulla a che fare con supereroi o con i film di Batman visti in precedenza". Insomma dovevamo fidarci del nostro istinto e attendere. Di sicuro il rischio hype era pressoché inevitabilmente connesso al crescere delle aspettative.

Dopo i primi premi alcuni sono arrivati perfino ad affermare che si trattava di un qualcosa che non aveva nulla a che fare con il fumetto o cose simili. Quasi come se di Joker avesse solo il nome. Giammai. Col senno di poi possiamo affermare che si trattava solo di snobbismo. C'era (e c'è) sostanzialmente chi rigettava con orrore la possibilità che il film vincitore del festival del Cinema di Venezia potesse provenire da un "volgare fumetto", cioè qualcosa di... (secondo il pregiudizio di questi) infantile, adatto solo a ragazzini che non hanno mai letto un libro in vita loro... detto da chi non ha mai letto un "vero" fumetto in vita sua.

Altri ancora hanno invece cavalcato l'onda della polemica, accusando il film di fare apologia della violenza, preannunciando stragi di massa, o bollandolo semplicemente come inopportuno (visto quanto accaduto qualche tempo fa per il, pur meno dark, Cavaliere Oscuro - Il Ritorno). Calma! facciamo un po' d'ordine e di chiarezza. Sediamoci in sala, vediamo il film e parliamone.

Innanzitutto. Una cosa si può dire di questo film: capolavoro o meno (questo ce lo dirà la storia e il metabolismo di massa) Joker non è certo un film che può lasciare indifferenti. Non può. 
Ma volente o nolente quando si tratta di film basati sui fumetti bisogna e bisognerà farci i conti... con quei fumetti. Secondo molti ha settato nuovi standard, molto più probabilmente ha scelto semplicemente una via diversa dai vari Marvel o DC. Innanzitutto perchè non ne possiede l'etichetta né si inserisce in alcun filone. Come affermato dallo stesso Todd Philips, infatti, non potendoli battere sul loro campo si è scelto di andare da tutt'altra parte; ed è stato meglio così. Gli ultimi film basati sui personaggi DC Comics (eccetto Aquaman) non erano stati proprio eccezionali, l'ultimo vero capolavoro era stato, guarda caso, proprio la trilogia di Batman di Nolan. Un film che per primo si discostava da certe regole e cliché, essendo di fatto il primo Cinecomins non... cinecomics style.

Ma, fatevene una ragione, piaccia o non piaccia di cinecomic si tratta. Diverso, particolare, realistico, ma Joker è comunque un cinecomic, perchè in quel mondo vive. Da quel mondo viene. Siamo a Gotham, ci sono i Wayne, c'è Bruce (anche se ancora piccolo), ci sono perfino alcune inquadrature che citano in maniera piuttosto esplicita i precedenti film dedicati al pipistrellone. Altro che ius soli, questo Joker è nato in un cinecomics più di quanto non lo sia nata la serie TV Gotham. Ed è come tale che va visto, non foss'altro per rispondere alle paure di chi pensa possa essere un'apologia di qualcosa di deviato. Joker è questo, assistere ad un film su Joker è assistere ad un film su qualcosa di deviato, ma con la certezza che prima o poi ci sarà un Batman, anche se deve ancora diventarlo. Questi sono i cosidetti comics: Storie adulte che parlano alla parte primordiale che è in te. 

Anzi, a ben vedere, una delle maggiori qualità di questo film è proprio quella di dare un'interpretazione personale alla nascita del folle villain e al suo rapporto particolare con Batman. Senza voler spoilerare troppo, si potrebbe dire che se Tim Burton offriva una sua personale spiegazione e interpretazione di questo mondo, danzando su passi alternativi e diversi da quanto visto sulle tavole dei fumetti, Nolan non ne forniva alcuna e anzi più e più volte trollava lo spettatore. Qui invece abbiamo una via di mezzo. Joker non conosce ancora Batman, eppure possiamo intuire e abbiamo degli indizi sui motivi che lo spingeranno ad avere quel dualismo tutto particolare con lui. Questo Joker li cita entrambi persino nelle movenze e in due inquadrature. Due inquadrature che chi ha l'occhio clinico coglie e associa immediatamente.

Il film è anche una dura accusa alla società americana, e non, che si ciba di successo effimero, che mette da parte i diversi, li emargina, li abbandona (è ambientato negli anni '80, ma potrebbe benissimo rappresentare i giorni nostri). Una società che volta la testa dall'altra parte di fronte a chi chiede aiuto e ha problemi, un mondo dove non c'è spazio per la compassione e dove alla fine chi non ce la fa più, e già non ci sta con la testa, non può che esplodere. Apologia della violenza? Film che spinge ad empatizzare con un assassino spietato? Non è proprio così. Il film più che altro ci spinge a solidarizzare con lui nella prima parte, a comprendere la sua situazione, a comprendere il motivo della frustrazione che porterà all'aggravarsi della sua follia. Ma durante l'escalation finale ci sarà ben chiaro chi ci troviamo davanti: Joker. Diverso dagli altri, eppure pur sempre quel folle sadico che "danza nel pallido plenilunio" o che aspira al caos nella società perchè "il caos è equo". Diversi Joker eppure allo stesso tempo simili a questo, lui stesso d'altronde in un'altra sua incarnazione affermava: "Se avrò un passato, preferisco una scelta multipla". Sadico, assassino, violento, ma pur sempre personaggio dei fumetti insomma, per quanto molti cerchino di dimenticarselo.

Tra gli illustri storcitori di naso scalpore hanno fatto le dichiarazioni di Scorsese, che ha affermato di non amare i cinecomis. Eppure paradossalmente in questo Joker c'è anche un po' di lui. In maniera nascosta ma anche palese Phillips lo cita. Nel suo specchio si intravede la follia giustiziera di Travis Bickle e lo stesso De Niro pare arrivare dal suo stesso Re per una notte. Come fanno d'altra parte i (cosidetti) detrattori del genere a non vedere un capolavoro nella trilogia di Nolan. Come si può assistere all'interpretazione di Joaquin Phoenix e liquidarla con un: "ah è un film su un fumetto"? Già le prime riconoscenze sono arrivate ed è palese quanto Joaquin ci sguazzi in questo personaggio (J come Joaquin, J come Joker). In quei panni ci sguazza e ci balla persino letteralmente visto quanto è dimagrito per indossarli. Il che richiederebbe una suggestiva ma eccessiva lungaggine sul percorso opposto che Christian Bale fa da l'uomo senza sonno al suo Batman.

Todd Philips fino ad ora ricordato principalmente come regista di alcuni blockbuster demenziali paradossalmente verrà ricordato come il regista del film sui supereroi più dark in assoluto, un film dove le risate saranno tantissime ma non quelle che potreste aspettarvi. Le risate più tristi, oscure e raccapriccianti della storia del cinema. Un urlo di ribellione al mondo travestito da risata ossessiva e compulsiva. D'altronde non si dice una risata vi seppellirà? Ma prima vi sparerà.

voto 8.5

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