lunedì 7 febbraio 2022

#SerieA 21/22 24ª - #JuventusVerona 2-0 - Le nebbie si diradano


Doppio esordio col botto quello di ieri per Vlahovic e Zakaria, qualcosa che non si vedeva dai tempi di quello Juve-Parma 4-1, nel pomeriggio della prima partita ufficiale allo Stadium, in cui andarono in gol sia Lichsteiner che Vidal, alla loro prima uscita in bianconero. E speriamo sia un segno.

I neo acquisti di questo mercato di riparazione (mai nome fu tanto azzeccato) si sono presentati ai loro nuovi compagni, e al loro nuovo pubblico, dicendo, nei fatti: lo vedete che non ci voleva poi così tanto? Mentre noi, quasi fossimo in un deserto e i soccorritori ci corressero incontro con due bottigliette d’acqua, accorrevamo ad abbeverarci. Sembrava lo sbarco in Normandia degli Alleati.

Scherzi a parte, ieri innanzitutto si è vista una buona Juve. Una Juve che sembra aver finalmente trovato il proprio punto di riferimento offensivo. La sporgenza che prima non trovavamo, su cui appoggiare il piede, per poter scalare quella montagna che negli ultimi tempi è parsa diventare l’area di rigore avversaria.

Con Vlahovic lì davanti si è avuta l’impressione di poter contare su qualcuno che potesse finalmente condurci in porta. Ogni pallone che arrivava sui suoi piedi diventava un pericolo per difesa e portiere avversari. Peccato solo che, per rimanere forse fedele alle tradizioni di questa squadra, abbia segnato solo un gol e si sia fermato, nonostante abbia avuto più di una occasione per raddoppiare. Ma non siamo qui oggi a lamentarci di questo. Tempo al tempo. Anche solo il sapere di aver questa opzione, che in questi tempi di magra è per noi oro colato, per ora ci basta.

Anche Zakaria, dopo aver timidamente bussato alla porta di questa partita, entra e porta il suo regalo. Il primo ad andare ad abbracciarlo è lo stesso Vlahovic, che non si dimentica neppure di andare ad omaggiare l’autore dell’assist. Quel Morata che si spera possa trovare in Vlahovic il suo Tevez e tornare ai fasti di un tempo, quando le sue sponde erano colpi da biliardo che mandavano in gol chi di dovere.

Praticamente senza rodaggio, abbiamo dovuto, dunque, subito spendere i due Jolly. Costretti dalla sete di attaccanti ma anche dall’annoso problema dei rientri transoceanici dei nazionali.

Una Juve che oltre a giocare bene è riuscita anche a subire poco o nulla in difesa. Gestendo e proponendo azioni pericolose. Un risultato addirittura bugiardo, per quanto confortevole. Finché le nebbie non si sono alzate, anche letteralmente sullo Stadium, e la foschia si è diradata.

Restano le indecisioni in fase di costruzione della manovra. Partendo dal basso spesso i nostri sembrano attanagliati da dubbi amletici, su quello che si debba o non si debba fare, spesso chiudendosi in vicoli ciechi e quasi mai considerando l’idea di cambiare campo.

Tutto bello e tutto giusto, ma è solo la prima pietra, ora però bisogna lavorare per costruire la chiesa. E il tempo per farlo stringe. Ora che le vere sfide si presenteranno alla nostra porta. Saranno sfide di maturità, in cui dovremo dimostrare le nostre ambizioni. Se siamo dunque su una strada di crescita o se proseguiremo su quella dell’illusione.

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