mercoledì 21 febbraio 2024

True Detective 4 Night Country (2024)


Abbiamo parlato, recensendo Fargo, di come alcune serie antologiche riescano a restare coerenti e riconoscibilissime pur cambiando completamente contesto, storie ed attori. Ci sono poi altre serie che, pur avendo punti di contatto e allusioni alle stagioni precedenti, possono essere considerate come delle operazioni a se stanti. Basti prendere ad esempio alla "saga" di True Detective. Ad ogni nuova stagione abbiamo letto la classica frase "bella ok, ma non è come la prima stagione?". Ma ne sentivamo davvero il bisogno? Di un'altra stagione copia incollata dalla prima intendo.
Se è vero che i ricordi dei primi episodi restano molto più nitidi di quelli delle stagioni seguenti (e questo qualcosa alla fine vorrà pur dire), è altrettanto vero che Pizzolatto e soci hanno provato a non fossilizzarsi su determinate dinamiche. Parliamoci chiaro, buona parte del fascino della prima stagione derivava molto più dalla bravura e dall'interazione tra due grandissimi attori come Woody Harrelson e Matthew McConaughey che dalla trama, piuttosto classica e poco originale. Va da sé quindi che tentare nuove strade a livello di sceneggiatura e di plot era più che lecito, anzi necessario. Appare quindi paradossale che la stagione più simile alla prima sia questa quarta, stagione nella quale Pizzolatto non è neppure presente, sostituito da Issa Lopez. Ma simile in cosa?



"Non usciremo vive da qui, ma nemmeno La Cosa"


Se ripensiamo alla prima stagione di True Detective la prima cosa che ci viene in mente, come detto è la coppia di amici/nemici sbirri che continuano ad aiutarsi o sabotarsi a vicenda, tra liti e riavvicinamenti legati ad un passato oscuro comune. Dinamica poi abbandonata in seguito. In questa quarta stagione sostanzialmente si ritorna a quello schema, sia Jodie Foster che Kali Reis sembrano delle versioni femminili di quei personaggi: due persone tormentate dal passato, con scheletri nell'armadio (e modi molto poco ortodossi) e che non riescono a venire a patti con le proprie esistenze. Finiscono prima o poi per distruggere quindi tutto quello che gravita loro attorno ma allo stesso tempo riescono a capirsi. Le loro ossessioni sono lo spunto che le spinge a cercare la verità in una cittadina isolata dal mondo, sia a livello strutturale che psicologico. Anche i continui rimandi ad una dimensione spirituale e ultraterrena (sempre presenti nella prima stagione e poi abbandonati) fanno qui prepotentemente ritorno, sia nei dialoghi che nel simbolismo (il segno della spirale). Per non citare poi i vari easter eggs disseminati nel corso delle puntate che faranno piacere a coloro che ricordano gli albori della serie.

A cambiare, almeno apparentemente, è il contesto e l'epoca (dalla prima stagione sono passati ben 10 anni e si vede, soprattutto nella diversa sensibilità e attenzione a certe tematiche). Qui le atmosfere ad esempio cambiano diametralmente, dirottando la serie sui binari del thriller più che del giallo, con sprazzi di horror. Impossibile non avvertire echi da La Cosa, immaginando questo gruppo di speleologi morti in circostanze misteriose e apparentemente soprannaturali, poco dopo essersi imbattuti in qualcosa di non ben definito nascosto sotto i ghiacci. Morti che sembrano avere una spiegazione fin troppo semplice (assideramento) ma appaiono comunque prive di senso (perché degli uomini senza vestiti dovrebbero morire di freddo, tutti assieme, nel bel mezzo dei ghiacci? Chi o cosa lo ha spinti li?)
Per quanto riguarda le tematiche poi, in questa stagione oltre naturalmente ad una maggiore attenzione per l'universo femminile abbiamo i risvolti sociali (e il razzismo) che riguardano i nativi americani.


Il Natale quando arriva arriva e ognuno ha i pupazzi di neve che si merita


Dal punto di vista della trama il mistero viene costruito bene, ma la prima parte si prende tutto il tempo necessario, anche troppo, mentre la ricostruzione definitiva dei vari tasselli viene relegata alla sola puntata finale che, per quanto lunga, risulta comunque un po' affrettata, poco risolutiva. Alcune questioni vengono, giustamente, lasciate in sospeso, mentre altre vengono risolte forse in modo un po' troppo sbrigativo. La "soluzione" del caso invece, come è ovvio, dipende dai gusti dello spettatore e qualcuno potrebbe storcere un po' il naso (tra chi auspica qualcosa di maggiormente "soprannaturale" e chi invece magari si aspetta realismo assoluto).

La quarta stagione di True Detective insomma riprende le fila del discorso intrapreso con la prima stagione e allo stesso tempo se ne distacca nettamente. Poche altre serie sono state così divisive e questa probabilmente non fa che rilanciare la posta. C'è chi la amerá, chi la detesterá al classico grido che recita "non è come la prima, anzi stavolta è una offesa alla prima stagione" e chi ne apprezzerà le qualità per quelle che sono, senza confronti che lasciano il tempo che trovano. In tutti i casi gli ascolti hanno dato ragione ad Issa Lopez. Quindi bentornata True Detective.

PRO

- L'atmosfera e le ambientazioni che ricordano quelle de "La Cosa"
- La strana coppia tutta la femminile formata dalla minuta Jodie Foster e dalla ex pugile Kali Reis funziona
- Gli easter eggs e le citazioni alla prima stagione

CONTRO

- Forse 6 puntate sono pochine
- Relegare tutte le "spiegazioni" alla sola ultima puntata la rende un po' affrettata e poco risolutiva
- La risoluzione del mistero potrà, a seconda dei gusti, fare storcere il naso visto quanto costruito in precedenza.

Voto 8


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